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Ora che e’ calato il sipario sulle competizioni elettorali e referendarie, ora che è sceso un sospettoso silenzio sul tanto denunciato “caso CIE” bisognerà calarsi sulle problematiche più pressanti e più significative del mondo agricolo e imprenditoriale dell’Alto Bradano.
Uno dei problemi più seri ce lo ricorda con tanta passione e tanta dovizia di particolari il bravo Giovanni Rosa, “inviato speciale” del Quotidiano, in quel di Palazzo San Gervasio.
Un problema che si ripropone annualmente , mai affrontato seriamente costituito dalla nuova stagione agricola della raccolta dal pomodoro e delle varie primizie che saranno presenti sui nostri ricchi tavoli da imbandire nel prossimo autunno.
Ogni anno ,come in questo ultimo decennio , il Quotidiano, dedica un serio reportage alla stagione del pomodoro e all’invasione “extracomunitaria”.
Dobbiamo cimentarci con la solita “occupazione silenziosa” dei nostri amici extracomunitari dediti al rifiutato e improbo lavoro della raccolta del pomodoro.
Mentre in Italia e in Basilicata si studia la nuova figura del disoccupato o cassintegrato (ex lavoratore stabile dai 35 ai 54 anni di età) … in Basilicata ci si appresta a “rinnovare” uno dei riti più “produttivi” della stagione agricola .
Fra qualche giorno una ondata di immigrati extracomunitari raggiungerà di nuovo i territori del Vulture Alto Bradano .
Sono in maggioranza stagionali con regolari permessi di soggiorno.
Saranno ospitati in spazi… che , ancora oggi, rasentano l’invivibilità.
E’ uno dei momenti clou dell’accoglienza lucana.
Da qualche giorno vi è stato un timido accenno delle forze sindacali, (vedi Lapadula della CISL sul Quotidiano)qualche scarno comunicato stampa, qualche scheda televisiva , poi tanta , tanta indifferenza.
Tutto ciò solo per “sancire” ,ancora una volta, il prossimo buon andamento della “campagna” del pomodoro.
Tanta brava gente che raggiunge la Basilicata per un solo obiettivo: “LAVORARE”.
Stagionali in cerca di qualche euro per sbarcare il lunario nel prossimo inverno,senza alcuna protezione sociale, senza alcuna difesa di Ministri, ” paladini della cacciata tout court degli extracomunitari” .
Stagionali senz’anima.
Stagionali che hanno lasciato i loro nuclei familiari nelle aree marginali dell’Africa settentrionale.
Stagionali che non vivono il pathos del ricongiungimento familiare.
Stagionali alla soglia della “schiavitù” che “bivaccheranno” per una ventina di giorni in un facsimile CPT.
Stagionali ai quali è richiesto di levarsi di buon mattino e di chiudere al tramonto.
Stagionali di una età matura che hanno un solo “credo”: Lavorare nel silenzio e uscire in punta di piede.
Stagionali di una serietà che non ha rivali.
Stagionali, tanto simili ai meridionali italiani degli anni ’50 e ’60, dediti ai lavori più umili, nelle aziende zootecniche di Francia e Svizzera.
Stagionali che hanno il rispetto delle popolazioni locali, consci ,come sono, che, il soggiorno ,sarà estremamente breve.
Stagionali che vivono il loro status con allegria e poca diffidenza.
Stagionali di diverse etnìe che non si sono mai “prodotti” in risse e antagonismi vari.
Da anni conviviamo con queste stagioni particolari nella totale indifferenza.
Siamo lucani, siamo duri, non amiamo il permissivismo.
Siamo poco propensi all’integrazione, qualche volta sconfiniamo nel pregiudizio.
Nonostante la bravura e la caparbietà della dirigenza generale del Dipartimento Agricoltura e la acclarata volontà dell’ASSESSORA un serio piano per l’agrindustria lucano stenta a decollare.
Una marea di sagre e una marea di mostre di natura enogastronomica ,con tante perfomances di “prodotti tipici” ,non vanno oltre le nicchie di mercato, già consolidate.
Forse la sola campagna del pomodoro ci fa raggiungere una dimensione di scala adeguata ad una economia globale.
Non a caso il nostro pomodoro è pluripubblicizzato in tanti spot televisivi.
Forse la sola campagna del pomodoro ci fa capire che le persone umili e perbene non faranno mai notizia.
Questa nota nasce dall’esigenza di superare pregiudizi di sorta e di dare un po’ di attenzione a chi la merita davvero.
Una particolare attenzione ad un “microcosmo” che ogni anno, puntualmente, ci aiuta a “contare” di più in un processo economico che segna il passo, da troppo tempo confermato oggi dai SANTUARI non contestabili , come Banca d’Italia e agenzie di rating.
Un processo economico che dovrà crescere con le presenze di questi seri immigrati, che raggiungono le nostre terre ,senza clamori e senza battages pubblicitari.
Voi lavoratori immigrati ,con noi lucani di buona volontà ,nel rispetto delle regole e delle identità, dobbiamo far crescere una “nuova politica di integrazione” che si ciba di fatti e atti concreti e non di “demagogie” o assordanti silenzi senza costrutto.
Mauro Armando Tita
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