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Tre «scafisti» di nazionalità tunisina – che si erano confusi fra decine di immigrati che loro stessi avevano trasportato a Lampedusa, nelle scorse settimane – sono stati individuati dagli agenti della squadra mobile della questura di Potenza nel «Cie» di Palazzo San Gervasio (Potenza) e fermati con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, su ordine del pm di Melfi (Potenza).

L’operazione «Nettuno» è cominciata dopo l’arrivo in porto a Lampedusa su due barconi di alcune centinaia di immigrati, alcune settimane fa.
Circa 60 extracomunitari originari del Maghreb, tutti privi di documenti e permessi di soggiorno, sono stati trasferiti nel centro di identificazione ed espulsione di Palazzo San Gervasio. Qui gli investigatori della sezione criminalità organizzata di Potenza hanno individuato i tre scafisti e li hanno fermati. I provvedimenti sono già stati convalidati dal gip.

La richiesta di essere subito rimpatriati in Tunisia, anche a loro spese, ha rappresentato l’elemento decisivo per la Polizia per identificare e fermare i tre scafisti che erano appena stati trasferiti nel Cie di Palazzo San Gervasio da Lampedusa. I tre, inoltre, avevano una certa disponibilità di dollari e la loro età era nettamente superiore a quella degli altri profughi. Proprio uno degli immigrati, un giovane che era stato picchiato all’arrivo nel centro di identificazione ed espulsione forse perchè discriminato sessualmente, ha fornito una testimonianza importante per le indagini: lo ha detto poco fa a Melfi (Potenza) il Procuratore della Repubblica, Domenico De Facendis, che ha incontrato i giornalisti insieme al questore di Potenza, Romolo Panico, e alla dirigente della squadra mobile, Barbara Strappato. L’inchiesta – è stato spiegato – passerà ora per competenza alla Procura della Repubblica di Agrigento.

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