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Le indagini dei carabinieri del Ros che hanno portato ieri all’arresto di 19 persone, hanno consentito di ricostruire e documentare le dinamiche associative di alcune ‘ndrine attive ad Asti, Alba (Cuneo), Sommariva del Bosco (Cuneo) e Novi Ligure (Alessandria), che costituivano una cosiddetta locale, il cui capo è stato individuato in Bruno Francesco Pronestì, che è stato arrestato.
Pronestì – secondo i carabinieri – svolgeva la funzione di capo società, dirigeva e organizzava il sodalizio assumendo le decisioni più rilevanti. L’operazione è stata denominata “Maglio”. Secondo quanto emerso dall’inchiesta dei carabinieri, vi sono tracce dell’esistenza della locale del basso Piemonte da circa un anno. I primi riscontri derivano dalle intercettazioni ambientali fatte nell’ambito nell’operazione «Crimine» del luglio scorso effettuata congiuntamente dalla Procura di Reggio Calabria e da quella di Milano, in cui erano rimaste coinvolte 300 persone. In particolare, era stato documentato un incontro avvenuto il 30 agosto 2009 all’interno di un agrumeto di Rosarno tra il capo crimine, Domenico Oppedisano, e due delle persone arrestate ieri, Rocco Zangrà e Michele Gariuolo. In quell’incontro era stata ipotizzata la costituzione di un nuovo locale di ‘ndrangheta, da insediare ad Alba (Cuneo).
Proprio in quel frangente era emerso il ruolo di vertice della struttura piemontese di Bruno Pronestì, il quale – da quanto riferiscono gli investigatori – «comminava sanzioni agli altri associati a lui subordinati, dirimeva i contrasti interni ed esterni al sodalizio e curava i rapporti con le altre articolazioni dell’organizzazione». Il locale fu però poi insediato con centro a Novi Ligure.
Nelle carte dell’operazione “Maglio” emergono alcuni spaccati emblematici di come l’organizzazione si muove e di come pensava di aderire meglio al cambiamenti della società.«E’ cambiata l’Italia, è cambiato il mondo, dobbiamo cambiare anche noi tante cosettine. Dobbiamo fare le nuove riforme». A parlare non sono due esponenti politici ma due presunti appartenenti alla ‘ndrangheta, in una conversazione intercettata dai carabinieri del Ros su richiesta della Dda di Genova.
In manette è finito anche Giuseppe Caridi (in foto), consigliere comunale del Pdl di Alessandria, originario di Taurianova. Domenico Gangemi rassicura un interlocutore non identificato. «Io di Caridi mi fido come di voi, perché è un cristiano come noi. Pure il sindaco di Siderno è un cristiano come noi. Se è un buon cristiano, un politico ci fa comodo». «Allora – risponde l’altro – dobbiamo fare le nuove riforme».
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