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Un clima difficile quello che si respira nel Vibonese, e ora a farne le spese è stato anche un prete impegnato nella lotta alla criminalità. Don Tonino ha ricevuto numerosi attestati di solidarietà nelle ultime ore, ad iniziare da don Luigi Ciotti, presidente nazionale di “Libera” con il quale si è intrattenuto in serata per telefono. Ma anche i vertici locali del sodalizio hanno fatto quadrato attorno a lui. Il presidente monsignor Peppino Fiorillo che ha evidenziato come il territorio vibonese sia «quotidianamente violentato da attentati. Esprimo una condanna severa contro un episodio gravissimo e vigliacco». Per Giovanna Fronte, altro componente di primo piano di Libera, «l’attentato non ci lascia senza parole perché ha innescato in noi una miccia esplosiva ad alto potenziale che ci fa urlare a gran voce: “Adesso basta”.
Anche il sindaco di Cessaniti, Nicola Altieri, ha voluto testimoniare la sua vicinanza al religioso condannando il «vile gesto che colpisce non solo un esponente della Chiesa, ma tutta una comunità». E per il presidente della Provincia di Vibo, Francesco De Nisi, «quando a finire nel mirino è un sacerdote, infatti, ad essere colpita e offesa non è soltanto la società civile, ma anche il simbolo di fede e cristianità che l’abito talare rappresenta. L’impegno quotidiano di don Tonino e mons. Fiorillo è una risorsa preziosa che va salvaguardata da tutta la parte sana del Vibonese».
Bruno Censore (PD), vice presidente della commissione regionale antimafia, evidenzia «il coraggio, la determinazione, l’alto senso civico e il rigore morale che caratterizzano l’impegno quotidiano di don Vattiata». Per Lia Staropoli (“Ammazzateci tutti”) e Raffaele Masciari «è il momento – aggiunge – di scegliere da che parte stare non solo con le parole ma con i fatti». «Vile come tutti coloro che usano la violenza quando non sanno come farsi capire con le parole». Questo, infine, il commento di Giuseppe Brugnano, portavoce di Franco Maccari, segretario generale del Coisp, il sindacato indipendente di Polizia.
Anche «La Cgil di Vibo Valentia esprime la propria solidarietà a don Tonino Vattiata, esponente di Libera da sempre impegnato nella battaglia per la legalita», oggetto di un grave atto intimidatorio». «Si tratta – sostiene Franco Garufi, segretario generale della Cgil di Vibo – dell’ennesima manifestazione violenta della ‘ndragheta vibonese nel giro di pochi giorni: una situazione non piu» tollerabile che richiede una attivazione della societa»
Infine Fabio Regolo, giudice del Tribunale di Vibo Valentia, e segretario di Magistratura Democratica del distretto di Catanzaro, in relazione all’intimidazione subita da don Tonino Vattiata, esponente di libera, al quale è stata incendiata l’automobile, ha dichiarato: «L’ennesimo atto intimidatorio, l’ennesima violenza al territorio ci ricordano, se mai ce ne fosse stato bisogno, che non è più possibile restare chiusi nelle nostre monadi delle agiata vite borghesi». «Non è più possibile – aggiunge – mantenere le distanze, farsi lambire dai problemi, risvegliarsi dal torpore nelle 24 ore che seguono un fatto tragico e poi, ipocritamente, d’un tratto tornare subito dopo nella distratta routine quotidiana. E’ ora di darsi una scossa e passare tutti insieme all’impegno antimafia che non deve essere qualcosa di vuoto, di indecifrabile, ma un movimento che prende corpo, che si munisce di gambe capaci di far avanzare le idee di legalità, tolleranza e solidarietà, punti di riferimento per un’esistenza che voglia essere vita e mera sopravvivenza».
«Magistratura Democratica distretto di Catanzaro – prosegue Regolo – manifesta la propria sentita solidarietà a don Tonino, compagno di tanti viaggi, e promette costante impegno contro questi barbari del nuovo millennio che voglio rubarci il futuro. Ricordate, cari cittadini, il vostro domani sarà il risultato del vostro presente, quindi sveglia, liberatevi dalle catene del torpore, perchè ogni piccolo gesto, ogni piccola rivendicazione di diritti, ogni adempimento di un dovere, ogni gesto di rispetto sia pure della più elementare delle regole della convivenza civile è un grande passo contro l’ndrangheta. Combattere la mafia si può e si deve, ma è necessario combatterla prima di tutto dentro di noi, nelle nostre coscienze, nel nostro stile di vita».
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