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IL PRIMO dato che salta agli occhi è l’affluenza: da tempo si parla di disaffezione da parte dei cittadini, di una politica che non attrae e, in Basilicata la mobilitazione alle elezioni regionali che ha portato alla conferma di Vito Bardi, ultima sfida prima delle europee (8-9 giugno), si è fermata al 49.80%, in calo rispetto al 53.2% del 2019. Quattro punti in meno non sono certo pochi. E anche Giorgia Meloni che analizza i dati a Palazzo Chigi è preoccupata dal calo costante dell’affluenza.

Fatta questa premessa, si passa allo scontro centrodestra versus centrosinistra vinto nettamente dalla coalizione di governo. Uno spoglio che procede a ralenti, come conviene alla tradizione del Belpaese. Tuttavia gli Instant-poll decretano la vittoria del centrodestra nel primissimo pomeriggio. Boccata di ossigeno a Palazzo Chigi, travolto in queste ore dal caso Scurati e dall’affaire Pnrr-aborto. Il risultato è in scia con l’exploit abruzzese e certifica che la coalizione di centrodestra, al netto dei litigi, continui ad essere in buona salute. Le europee saranno il vero banco di prova dopo cui si capirà se il centrodestra dovrà fare una verifica che significa rimpasto. Ci sono una serie di ministri che potrebbero essere sostituiti, è la voce ricorrente nel palazzo. Ma allo stesso tempo, Giorgia Meloni vorrebbe evitare perché aprire il vaso Pandora potrebbe essere «pericoloso».

Vito Bardi viene dunque riconfermato presidente della Regione Basilicata con il 55% dei consensi. Il ri-eletto Bardi in Basilicata ha al seguito una coalizione di centrodestra in formato extra-large perché al suo interno ci sono anche Azione e Italia Viva. Un campo larghissimo ribaltato, verrebbe da dire. Si ferma al 43% il centrosinistra con Vito Marrarese. Non è dato sapere se la formula del centrodestra allargato possa essere utilizzata in altre occasione. Anche perché la strategia di Renzi e Calenda – terzopolisti divisi – non è ancora chiara. «Matteo è più vicino alle nostre istanze, Carlo è un battitore libero» dicono fonti qualificate del centrodestra. Sbancare oggi al botteghino significa «respirare» e nascondere per giorno la coda di polemiche derivanti dal caso Scurati.

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Dentro la coalizione di coalizione si scorge un dettaglio: la percentuale di Forza Italia, ormai seconda forza del centrodestra. Gli azzurri di Antonio Tajani inanellano un altro risultato positivo dopo le performance in Sardegna e Abruzzo. Non a caso il capogruppo di Fi al Senato, Maurizio Gasparri, si affretta a sottolineare che «Forza italia ha fatto bene nel proporre in Basilicata la conferma del presidente uscente Bardi e l’allargamento della coalizione. Siamo il perno dell’alleanza. Della sinistra che dall’Aquila a Potenza doveva passare da un trionfo all’altro, per poi abbattere il governo con spallata nulla diremo comprendendo la difficile condizione di piddini e grillini». Da quelle parti sognano di tornare a guidare a coalizione. Impresa difficile ma non impossibile, visto come è fluttuante la distribuzione del consenso.

Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati che ha siglato un patto per le europee con Forza italia, è convinto che il centro della coalizione abbia un futuro, a partire dalla federazione tra il suo cespuglio e gli azzurri: «Noi Moderati, come in Sardegna ed in Abruzzo, continua a crescere, questa volta insieme a Forza Italia che alle precedenti elezioni regionali del 2019 prese il 9,1% confermando la bontà della scelta di correre insieme alle Europee». Se a questo poi si aggiunge l’exploit di Azione e il partito di Renzi il centrismo può avere un futuro. Non a caso Raffaele Nevi, vice-capogruppo alla Camera e portavoce di Forza italia: «Con Azione e Italia viva non c’è stato alcun problema nel mettersi d’accordo sul programma per la Basilicata per i prossimi anni. Si tratta di una elezione locale e non nazionale dove ci sono maggiori differenze. Noi facciamo accordi solo sulla di base programmi e progetti chiari perché abbiamo visto che in passato, chi non fa questo, poi sconta difficoltà enormi quando governa». Una risposta che non esclude alcuno scenario. Le elezioni europee, come si diceva, saranno il vero banco prova. Tajani, per dire, è convinto che il prossimo 8 e 9 giugno Forza italia supererà il 10%. Significherebbe tutto questo riequilibrare la coalizione del centrodestra verso il moderatismo. E perché no bussare alle porta di Meloni per rimodulare la compagine di governo.

Meloni, intanto, incassa un altro successo: confermarsi in Basilicata era il minimo sindacale. A maggior in un contesto non facile come quello odierno dove il caso Scurati getta un ombra sulla gestione del potere da parte di Palazzo Chigi. In questo contesto il grande sconfitto resta Salvini. Il suo partito disperde 12 punti rispetto alle regionali del 2019. Il progetto di Lega nazionale su cui il Capitano continua a insistere perde consistenza di votazione in votazione. I maggiorenti della Lega osservano con distacco e con molta probabilità chiederanno il conto al segretario all’indomani dalle elezioni europee. Non a caso via Bellerio diffonde un dispaccio firmato fonti Lega che recita così: «Grande soddisfazione per i primi dati in arrivo dalla Basilicata, dove si profila l’ennesimo largo successo del centrodestra unito». Ed è proprio su questo ultimo passaggio che in tanti hanno da ridire in Transatlantico: «Matteo parla di centrodestra unito ma è il primo a metterci il bastone fra le ruote». Anche perché domani è un altro giorno. E Salvini non si lascerà l’opportunità di distinguersi dagli alleati, convinto che in questo modo possa massimizzare i consensi. E salvare la sua segreteria.


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