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Raffaele Fitto, ministro degli Affari europei

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Nella seconda giornata di Feuromed, il ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto annuncia: «Il governo lavora alla riforma della politica di coesione».


NAPOLI – Il governo lavora alla riforma della politica di coesione. Una delle sette nuove riforme inserite nel Pnrr in occasione della revisione che il ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto, ha rivendicato come «coraggiosa e inevitabile». Innanzitutto di fronte al cambiamento di scenario determinato dalla guerra in Ucraina che ha modificato condizioni operative – costi e disponibilità di materie prime -, e priorità, innanzitutto la necessità di affrontare la crisi energetica.
Inevitabile anche per mettere in sicurezza fondi che altrimenti sarebbero andati perduti perché impegnati su progetti non rispondenti ai criteri fissati da Bruxelles, in termini di rendicontazione e tempi di chiusura delle opere. Fondi poi dirottati sugli interventi strategici inseriti nel Repower Eu, che sarebbe stato difficile finanziare, avendo l’Italia, ha rimarcato il ministro, messo in campo tutte le risorse a debito disponibili.

Ed inevitabile, ha sostanzialmente spiegato il ministro intervenendo alla seconda giornata di Feuromed, è la messa a sistema dei tre principali programmi di finanziamento di cui dispone il Paese. Oggetto della riforma che approderà «nei prossimi giorni», con un decreto legge, sul tavolo del Consiglio dei ministri. Lo è alla luce dei risultati tutt’altro che brillanti che l’Italia ha raggiunto sul fronte dell’impiego delle risorse delle politiche di coesione. Ne è prova la trappola dello sviluppo, ha argomentato il ministro, in cui l’ottavo e il nono rapporto della Commissione europea sulla Coesione colloca il nostro Paese. «Siamo tra i primi due Paesi a riceverle ma la spesa è polverizzata i mille rivoli e negli anni ha costituito la sostituzione delle spese ordinarie delle pubbliche amministrazioni, dando l’idea che questa spesa è per sempre».
Ma, ha avvertito Fitto, con l’allargamento della Ue. «Le due voci principali di bilancio, la coesione e la politica agricola comune verranno messe in discussione. O ci sarà un aumento di bilancio importante o verranno modificati i parametri con cui abbiamo ricevuto le risorse».
«C’è l’esigenza di anticipare e accelerare una politica di riforma non per fare cose stravolgenti ma per fare quello per cui riceviamo queste risorse». Ha quindi affermato il ministro.

FITTO: «LA RIFORMA HA UN OBIETTIVO STRATEGICO»

La riforma ha poi un obiettivo «strategico», che è quello di «mettere in linea i tre programmi perché possano agire in modo coordinato». In termini di scadenze intanto (il Pnrr ha come termine il 2026, la coesione dicembre 2029, il Fondo sviluppo e coesione non ha una scadenza), ed evitare una sovrapposizione o addirittura che «siano in contrasto uno con l’altro». 

Le «rivoluzione» è già stata avviata con l’introduzione degli accordi con le Regioni sull’assegnazione delle risorse del Fondo di sviluppo e coesione. Il governo ne ha già sottoscritto 17, ne restano 4. «I più consistenti anche finanziariamente e da qui ne deriva anche una problematicità maggiore», ha puntualizzato il ministro. Tra questi c’è quello con la Regione Campania oggetto di uno scontro a suon di carte bollate. «Noi vogliamo trovare delle soluzioni in linea con quanto il governo ha messo in campo con la riforma delle politiche di coesione», ha detto. 

«Ci troviamo di fronte a un campo di approccio complessivo. Prima le risorse venivano date senza una valutazione di merito. Oggi ci si confronta e si valuta la capacità di spesa reale di queste risorse», ha proseguito il ministro.
In merito all’allarme lanciato dal governatore Vincenzo De Luca circa il fatto che il ritardo nell’erogazione delle risorse può bloccare le manifestazioni culturali programmate. Fitto ha replicato: «Non riguarda il Fondo di sviluppo e coesione che ha delle finalità precise e vi invito a leggere le finalità. Sono risorse che vengono assegnate agli investimenti». «Stiamo solo premendo per non perdere tempo. Per aprire i cantieri, per creare lavoro per quello che mi riguarda avere miliardi disponibili e non poterli utilizzare da un anno è un delitto. Sarebbe stato doveroso siglare come primo accordo di coesione in Italia quello con la Regione Campania. Il Governo non ha avuto rispetto per la Campania e per il Sud. Avere rispetto significa non perdere tempo», la risposta di De Luca.

IL MINISTRO FITTO SULLE RISORSE DEL PNRR

Intanto il governo lavora per metter a terra le risorse del Pnrr. C’è un dibattito aperto sulla necessità di spostare la scadenza oltre il 2026. Un tema che il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha posto sul tavolo dell’Ecofin, senza centrare l’obiettivo. Ci riproverà il prossimo anno, ha assicurato.
Il governo resta intanto concentrato sul termine del 2026, ha rimarcato Fitto che ha poi escluso ritardi sulla quinta rata. «L’Italia è uno dei Paesi se non il Paese che procede più celermente rispetto agli altri. Mi sembra che l’Italia sia l’unico Paese che ha fatto la richiesta della quinta rata. E, quindi parlare di ritardo sarebbe singolare, nel senso che non c’è nessun altro Paese che ha fatto questa richiesta», ha affermato. Sottolineando poi, il ministro, la portata della sfida italiana sul Pnrr: «È rilevante perché il suo modello di finanziamento, frutto di una scelta obbligata» legata alla pandemia del coronavirus, «ha rappresentato una novità assoluta». La riuscita del Piano italiano, «il più grande in assoluto» è importante anche per dimostrare «come abbia avuto risultati chiari», comprovando l’efficacia di un  modello di finanziamento replicabile di fronte alle grandi sfide cui si trova di fronte l’Europa.

Un’altra sfida è mettere l’Italia, e il suo Sud, nelle condizioni di giocare la partita al centro del Mediterraneo di cui ambisce a diventare l’hub.
In questa partita, ha sostenuto il ministro, la Zes unica del Mezzogiorno riveste un ruolo strategico. «Aver trasformato l’intero Mezzogiorno in una delle più grandi Zone economiche speciali del mondo – ha spiegato – rappresenta una grande opportunità. Nel suo ruolo e posizione centrale nel contesto del Mediterraneo, per poter avere l’opportunità dell’autorizzazione unica, per poter utilizzare le risorse del credito d’imposta e per immaginare un programma di finanziamento dal punto di vista infrastrutturale che dia questa importante prospettiva. Ed è collegato alle scelte che il governo ha fatto e che il presidente del Consiglio ha indicato nel Piano Mattei. Cioè, la strategia che il nostro Paese ha, una centrale nel contesto del Mediterraneo nel dialogo e nel lavoro con l’Africa, a partire dai paesi del nord Africa. E la Zes unica rappresenta un tassello importante di questa strategia sia per la crescita economica, sia per la capacità di attrarre nuovi investimenti».


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