Il negozio da parrucchiera dove è avvenuto il femminicidio
2 minuti per la letturaSALERNO – Svolta nelle indagini sull’omicidio di Anna Borsa, 30 anni, uccisa ieri mattina a Pontecagnano Faiano, in provincia di Salerno (LEGGI LA NOTIZIA). Il maggior indiziato dell’omicidio è l’ex fidanzato 40enne, Alfredo Erra. L’uomo sarebbe entrato nel negozio da parrucchiere dove lavorava la donna e avrebbe sparato alla giovane senza lasciarle via di scampo. Dopo ha rivolto la pistola contro di sé esplodendo un colpo per togliersi la vita. Rimasto ferito, ha abbandonato l’arma accanto al corpo della 30enne ed è fuggito, con un proiettile nel cranio.
Dopo ore di ricerche è stato rintracciato e rintracciato nell’area di servizio della stazione di San Mango Piemonte, sull’autostrada A2 del Mediterraneo da una pattuglia della polizia stradale di Eboli. Si trova ora piantonato in ospedale e verrà sottoposto a intervento chirurgico. Nei suoi confronti la procura di Salerno muove accuse di omicidio premeditato, tentato omicidio (per il colpo esploso contro l’attuale compagno della sua ex) e porto abusivo di arma da fuoco.
Anche l’attuale compagno di Anna Borsa è rimasto ferito da uno dei proiettili esplosi durante l’aggressione. L’uomo è stato ricoverato in ospedale in prognosi riservata.
Con l’ex fidanzato si erano lasciati, dopo una lunga relazione, da circa otto mesi. Lui, da quanto si apprende, continuava ad avvicinarsi al negozio dove lei svolgeva l’attività di parrucchiera. Non è chiaro, al momento, se ci fossero stati già degli episodi di violenza che avrebbero potuto far presagire quanto accaduto.
Per questa sera è intanto stata organizzata una fiaccolata in piazza Sabato, alle ore 19. Anna viene ricordata come una ragazza solare e amante della vita. Occhi penetranti e limpidi, raccontava il suo rapporto unico con il fratello Vincenzo, definito il suo posto sicuro, la sua certezza, la sua gioia.
Tanti sindaci ed esponenti politici, in queste ore, stanno condannando il femminicidio che ha sconvolto il Salernitano, testimoniando la propria vicinanza alla famiglia della vittima.
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