X
<
>

INDICE DEI CONTENUTI

Condividi:
5 minuti per la lettura

L’intervista a Giuseppe Mangialavori che si svela a tutto campo e parla della scelta non imposta di Cosentino alle comunali di Vibo


QUANDO si parla di centrodestra vibonese non si può prescindere da lui: Giuseppe Mangialavori, “Peppuccio” per gli amici, parlamentare al secondo mandato, è il massimo rappresentante istituzionale del territorio, persona affabile, disponibile, discreta.
Apprezzato senologo, ha continuato a svolgere la professione che, confessa, è una delle sue passioni. L’altra è la politica. Negli ultimi tempi il suo nome è comparso in alcune intercettazioni della Dda circa un presunto caso di voto di scambio ma, nonostante non figuri tra gli indagati, è ugualmente al centro di «sussurri e illazioni» che, come confessa in questa intervista esclusiva al Quotidiano, sono fonte per lui di «grande amarezza».

Partiamo con la politica. Fosse stato per lei, la sindaca uscente sarebbe stata ricandidata. O sbaglio?

«Certamente. Ho enorme stima per Maria Limardo, per quello che ha fatto. Sono certo che fra qualche tempo i cittadini si renderanno conto della bontà dell’operato della sua amministrazione».

D’Agostino, Costa, Limardo… Perché a Vibo il centrodestra cambia sempre cavallo?

«Beh, è vero. Ma è difficile far percepire ai cittadini le difficoltà di amministrare un Comune come questo. E comunque quelli che ha citato sono casi diversi».

Lei avrebbe voluto la Limardo e invece è arrivato Cosentino. Qualcuno dice sia stato imposto dal duo Occhiuto-Daffinà…

«Non è affatto così».

No? E allora com’è andata?

«Il partito vibonese aveva scelto di ridare fiducia al sindaco uscente. Poi però la Limardo ha deciso di fare un passo indietro, e ne ha spiegato più volte le motivazioni. Si è quindi arrivati a Cosentino, una scelta condivisa da tutti noi».

Non molto tempo fa lei è stato sostituito alla guida di FI Calabria. Ed ora c’è in giro la convinzione che la candidatura sia stata la clava usata da Occhiuto per ridimensionarla ulteriormente…

«Precisiamo: non sono stato sostituito ma mi sono dimesso. La differenza è importante, non le pare? Non c’è stata alcuna epurazione, non ci sarebbero stati i motivi. Sotto la mia guida, e grazie ai miei collaboratori, Fi in Calabria ha raggiunto risultati eccellenti, mai registrati prima. Le dimissioni sono state una mia scelta».

Motivata da che cosa?

«Coordinare FI in Calabria era un impegno gravoso che si andava a sommare al lavoro di parlamentare e di medico. Davvero troppo per me. Come vede, nessun retroscena, nessun ridimensionamento».

Forza Italia a Vibo appare spaccata in due: lei con la Limardo da un lato e dall’altro Comito-Daffinà…

«Non è assolutamente così, sono ricostruzioni giornalistiche un po’ maliziose. Il partito sta andando avanti in maniera assolutamente concorde».

A Vibo in FI alcuni suoi amici hanno cambiato direzione. Quanto conta per lei la lealtà in politica?

«Dovrebbe contare tanto ma sappiamo che purtroppo ce n’è sempre di meno».

Le riporto una voce che circola sottotraccia: dopo le amministrative Mangialavori lascerà FI per accasarsi altrove. Fantapolitica?

«Proprio così, pura fantapolitica».

Su di lei circolano chiacchiere basate su alcune intercettazioni. Lei però non risulta indagato. Come le spiega?

«Se si leggessero con attenzione, quelle intercettazioni chiariscono bene la mia assoluta estraneità a situazioni di quel tipo. Ciò nonostante c’è qualche organo di stampa che si diverte a fare titoloni su di me. A me però basta che il mio casellario giudiziale sia immacolato, non sono stato mai indagato, non ho mai ricevuto nemmeno un avviso di garanzia. Ci fosse stata qualche ombra, di certo gli inquirenti avrebbero fatto qualcosa».

Cosa prova: amarezza, rabbia?

«Una profonda amarezza, mi creda, soprattutto da quando ho visto una certa stampa accanirsi sul nulla contro di me, contro una persona lontana mille miglia da queste situazioni. Ma ho superato quei momenti con assoluta tranquillità, la mia coscienza è pulita. Per cui scrivano quello che vogliono, ho deciso di non perdere tempo a replicare a queste calunnie».

Lei è stato nella commissione parlamentare antimafia, se non sbaglio.

«Ne sono stato membro, la scorsa legislatura, finché l’allora presidente non si è prodotto in alcune uscite vergognose contro la compianta presidente della Regione, Jole Santelli. Da allora non ho più partecipato alle sedute perché ritenevo Morra, e lo ritengo ancora, persona non degna di ricoprire quel ruolo».

Ha avuto mai la tentazione di gettare la spugna, di chiudere con la politica per tornare a fare soltanto il medico?

«Sì, l’ho avuta. Come vede, oggi ho addosso il camice bianco, finito con lei riprenderò a visitare i miei pazienti. Sono innamorato della mia professione, faccio politica per passione e per amore di questo mio territorio. Sono però un uomo come tutti e nei momenti di massimo attacco alla mia persona ho pensato di lasciare la politica perché non potevo più continuare a sopportare di essere ingiustamente “crocifisso”».

Cosa ha dato Mangialavori alla politica?

«Beh, dal 2010, eletto ai vari livelli istituzionali, ho dato il mio costante impegno, ho sacrificato tanto del mio tempo, sottraendolo alla mia famiglia e al mio lavoro di medico. Ma non ne me ne pento, è stato ed è per una buona causa: aiutare questa nostra terra».

Il Vibonese continua ad essere un territorio che boccheggia, in preda a svariate emergenze. Lei cos’ha fatto?

«Ho portato vari importanti finanziamenti, molti di più di quanto siano riusciti a fare in questi anni altri politici. E l’ho fatto anche quando ero semplice parlamentare di opposizione: ricordo i 2 milioni per Vibo e i 2,5 per il lungomare di Nicotera. E, mi creda, non è certo facile per un semplice senatore di opposizione indirizzare dei finanziamenti verso una realtà come la nostra».

In chiusura: la Vibo di oggi appare una città ripiegata su se stessa, quasi rassegnata, incapace di pensare al futuro. Di cosa avrebbe bisogno per uscire finalmente da questa mortificante mediocrità e guardare avanti con maggiore fiducia?

«Un sussulto da parte di tutti, cittadini e politici. Non ragionare più come fazioni, l’una contro l’altra armata, ma lavorare tutti insieme».

Un simile appello prima delle elezioni non credo possa essere recepito…

«Certo, in questa fase ognuno fa la sua campagna elettorale e vinca il migliore. Ma spero che con la nuova amministrazione (io, naturalmente, mi auguro che il nuovo sindaco sia Cosentino) ci sia una vera unità d’intenti per cercare di valorizzare le tante positività, di Vibo, senza soffermarsi solo su ciò che non va. Occorre insomma che poi si remi tutti nella stessa direzione. Altrimenti non ne verremo fuori».

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE