Bambini e ragazzi tra le maceri di Gaza
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Dal 1990 la Giornata dei diritti dell’infanzia segna anche l’anniversario dell’adozione, da parte delle Nazioni Unite, della Convenzione sui diritti dell’infanzia
Settanta anni fa l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite istituiva la Giornata Universale del Bambino. Rinominata come Giornata Internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, la ricorrenza venne celebrata per la prima volta nel 1954. Cinque anni dopo, il 20 novembre del 1959, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò la Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo. Per ricordare l’evento è stato decretato che il 20 novembre diventasse la Giornata internazionale per l’infanzia. A poco più di un mese dalla ricorrenza e a 65 anni da questa importante istituzione, restano in primo piano le violazioni sistematiche dei diritti fondamentali legati proprio all’infanzia.
Dal 1990 la Giornata dedicata ai bambini segna anche l’anniversario dell’adozione, da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, della Convenzione sui diritti dell’infanzia.
La Giornata ricorda l’importanza del testo della Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo, documento che stabilisce i diritti fondamentali dei bambini, tra cui il diritto alla vita, il diritto all’istruzione e il diritto alla protezione contro la violenza, l’abuso e la negligenza.
In un mondo dilaniato dai conflitti, in cui la povertà, le malattie, le guerre e le sofferenze sono oscurate dietro il sottile velo della “lontananza” dall’Occidente, una giornata come quella dedicata ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza assume una grande rilevanza concettuale.
L’OPERATO DI UNICEF ED ONU
Nel corso dei settant’anni dalla sua istituzione, la situazione mondiale è stata un susseguirsi quasi ininterrotto di guerre ed epidemie. La fine della Seconda guerra mondiale, che avrebbe dovuto segnare l’inizio di un periodo di pace e tranquillità per gli Stati, è in realtà stata seguita dallo scoppio di conflitti bellici locali nelle Nazioni più povere. La problematica situazione dei bambini in Europa nel Secondo dopoguerra ha attirato l’attenzione delle Nazioni Unite. Attraverso organi come l’UNICEF, l’ONU è intervenuto per fornire cibo, vestiti e assistenza sanitaria ai minori.
La situazione sociale delle popolazioni nei Paesi dell’Africa o dell’ex Iugoslavia non ha certo, però, permesso di rispettare i diritti sanciti dall’ONU per l’infanzia. Purtroppo, nonostante l’impegno di organizzazioni come l’UNICEF, la lontananza geografica di questi Paesi è stata seguita da un disinteresse da parte dei media occidentali per le questioni legate ai problemi affrontati dai minori.
Ryszard Kapuscinski (1932-207), giornalista, scrittore e saggista polacco, rifletteva in una delle sue opere più significative, Ebano, sulla situazione delle guerre africane. In Sudan, ad esempio, «i teatri della guerra, i suoi vasti e tragici campi di morte sono praticamente irraggiungibili dai media e la maggior parte del mondo ignora completamente che in Sudan sia in atto un conflitto di proporzioni gigantesche». Il mondo finisce così per dimenticare che «circa seimila bambini muoiono ogni giorno per denutrizione» e per trascurare quello che ha assunto i tratti «del conflitto più grande e più lungo della storia dell’Africa e, probabilmente, in questo momento anche del mondo intero, ma svolgendosi in una sperduta provincia del nostro pianeta e non minacciando direttamente né Europa né America, non suscita alcun interesse».
GUERRE, POVERTA’ E DISUGUAGLIANZE
I bambini-soldato che in Africa combattono una guerra senza quartiere, i bambini che in Ucraina perdono la vita sotto alle bombe, i bambini che nel deserto di Israele giocano sopra un frammento di missile iraniano, i bambini che in Russia dicono addio ai padri che partono per le guerre. I bambini che in Afghanistan vivono sotto a un regime dittatoriale. Tutti questi minori non vedono rispettato alcun diritto sancito dall’ONU. Purtroppo, non si tratta di episodi distaccati a livello cronologico, ma solamente a livello spaziale.
La realtà attuale non è molto diversa da quella denunciata negli anni Sessanta del secolo scorso da personalità come la cantautrice e attivista statunitense Joan Baez, che nel 1968 ricordava come «mentre ai bambini in Vietnam continuano a morire tutti i giorni dentro laghi di napalm […] accettare, anche solo col silenzio una strage di uomini donne e bambini, non è moralmente possibile».
Negli ultimi cinque anni, la crisi pandemica dovuta alla diffusione del Covid-19, il difficile contesto economico che ne è derivato e la complessa congiuntura internazionale hanno inciso sul tessuto economico e sociale delle nazioni di tutto il mondo. Povertà e diseguaglianze accentuate, poi, dallo scoppio delle guerre.
Proprio per dare centralità ai problemi che i bambini affrontano nell’epoca attuale, ogni anno a livello mondiale si celebra la Giornata Internazionale dei diritti del fanciullo.
LA GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI DELL’INFANZIA
La Giornata Universale sensibilizza l’opinione pubblica sulle questioni riguardanti i minori, invitando a riflettere su problemi come la povertà, la malnutrizione, la violenza e l’analfabetismo.
Le giornate e le settimane internazionali rappresentano delle occasioni per diffondere nella cittadinanza tematiche importanti, per mobilitare la volontà politica e per porre l’attenzione su situazioni che altrimenti finirebbero nel dimenticatoio perché distanti nello spazio.
Con l’istituzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e l’entrata in vigore dello Statuto delle Nazioni Unite il 24 ottobre del 1945 le giornate internazionali, da sempre presenti in tutti i Paesi, hanno acquistato nuova importanza.
Le Giornate Mondiali, come quella dell’Infanzia, sono occasioni di sensibilizzazione pubblica. La ricorrenza del 20 novembre è un’occasione significativa per sostenere e celebrare i diritti dei bambini. La Giornata promuove anche la cooperazione e la collaborazione tra i Paesi, le organizzazioni internazionali, le organizzazioni non governative e la società civile per condividere le risorse e le soluzioni per migliorare la vita dei minori in tutto il mondo.
Nelson Mandela scriveva che «i bambini sono il nostro futuro, trattiamoli con amore e cura, insegniamo loro il rispetto per sé stessi e per gli altri». E questi insegnamenti passano anche attraverso la celebrazione di giornate come quella del 20 novembre.
Il dibattito nella Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia: le basi per un futuro migliore
«I bambini sono i messaggi viventi che inviamo a un tempo che non vedremo» scriveva il sociologo statunitense, docente, teorico dei mass media e critico della cultura contemporanea Neil Postman (1931-2003). In che modo questi “strumenti di comunicazione” con il futuro potranno giustificare alle generazioni avvenire quello che la società umana sta compiendo oggi? Stragi, guerre, inquinamento ambientale, antropizzazione incontrollata distruggono la Terra, annientando l’eredità che dovrebbe essere lasciata ai posteri.
Anche se forse in maniera utopistica, gli eventi e i dibattiti che scaturiscono dalla Giornata Universale dei diritti dell’Infanzia potranno porre le basi per un futuro migliore per i bambini di oggi, futuri adulti, e per i futuri bambini che nasceranno.
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