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Soffiano venti di recessione sull’Europa, la scommessa su un prossimo taglio della Bce non sembra più un tabù; situazione del tutto diversa negli States dove anche il sistema economico vota Donald Trump


L’attività economica dell’Eurozona peggiora con i servizi che entrano in contrazione, l’euro scivola ai minimi da due anni nei confronti del dollaro a quota 1,035 e cresce il pressing sulla Bce per un taglio di 50 punti base alla prossima riunione pre-natalizia del consiglio direttivo della Banca Centrale europea.

Situazione del tutto diversa negli Usa dove anche il sistema economico vota Trump. Il primo indicatore economico pubblicato dopo le elezioni tocca un nuovo record. L’indice Pmi, che misura le aspettative del sistema produttivo è salito a novembre più delle attese. Ha toccato quota 55,3 in aumento dai 54,1 di ottobre. Si tratta del livello più alto da aprile 2022. “Lo stato d’animo delle imprese è migliorato con la fiducia per l’anno prossimo che ha raggiunto un massimo di due anni e mezzo. La prospettiva di tassi d’interesse più bassi e di un approccio più efficiente dell’amministrazione entrante ha alimentato un maggiore ottimismo, contribuendo a sua volta a far aumentare la produzione e l’afflusso di ordini nel mese di novembre”, dice Chris Williamson, Chief Business Economist di S&P Global Market Intelligence, commentando i dati.

In queste condizioni si sono scatenati gli acquisti di dollari a spese della moneta unica.
Ad “accendere” le vendite sull’euro è stata la notizia che l’Eurozona è entrata in contrazione per la seconda volta in tre mesi, con un calo significativo dell’attività economica a novembre. L’indice Pmi composito (manifattura più servizi) è calato a 48,1, segnando il livello più basso dal gennaio scorso e ben sotto il valore di 50 che separa espansione e contrazione.

DEBOLEZZA DIFFUSA NELL’ECONOMIA

Il dato evidenzia una debolezza diffusa nell’economia, con il settore dei servizi che ha registrato una contrazione per la prima volta in dieci mesi, rispecchiando il continuo declino nel settore manifatturiero. Le difficoltà per le aziende nell’acquisire nuovi ordini persistono, con una flessione per il sesto mese consecutivo, al ritmo più veloce dell’anno. La domanda interna è in calo, mentre gli ordini dall’estero, inclusi quelli all’interno dell’Eurozona, hanno subito una contrazione significativa. La carenza di nuove commesse sta influenzando la produzione, che ha segnato un ulteriore rallentamento, mentre i tassi di inflazione, sia per i prezzi di acquisto che per quelli di vendita, sono aumentati rispetto ad ottobre, ma restano inferiori rispetto alla media annuale.

EUROPA, “IL MANIFATTURIERO STA AFFONDANDO NELLA RECESSIONE”

L’andamento economico dell’Eurozona non è omogeneo: mentre la Germania e la Francia stanno registrando un aumento dei tassi di contrazione rispetto a ottobre, gli altri Paesi dell’area mostrano segnali di crescita, seppur modesti. La Francia, in particolare, ha vissuto il calo più rapido dell’attività economica da gennaio. Secondo Cyrus de la Rubia, Chief Economist di Hamburg Commercial Bank, la situazione attuale è segnata da un contesto di stagflazione, in cui l’attività cala su tutti i livelli, ma i prezzi continuano a salire.
“Il manifatturiero sta affondando nella recessione, mentre il settore dei servizi, che sembrava essere l’ancora di salvezza, è ora anch’esso in difficoltà”, ha commentato. De la Rubia ha sottolineato che la persistente debolezza economica non fa presagire una ripresa imminente. A fronte di questi dati, la Bce ha espresso preoccupazioni crescenti per l’inflazione dei prezzi di vendita nel settore dei servizi, la quale potrebbe influenzare le future decisioni sui tassi d’interesse. L’euro intanto è sceso bruscamente sotto la soglia di 1,04 contro il dollaro, il livello più basso da novembre 2022, riflettendo la debolezza dell’attività economica.

Il contesto geopolitico, con l’intensificarsi delle tensioni tra Russia e Ucraina e l’incertezza politica nelle maggiori economie dell’area euro, aggiunge ulteriori preoccupazioni. La Bce, nella sua recente Financial Stability Review, ha messo in evidenza che le vulnerabilità economiche sono amplificate dalle incertezze politiche e dai rischi geopolitici, in un momento in cui le tensioni commerciali globali potrebbero causare shock economici negativi. Le scommesse su un prossimo taglio dello 0,5%, come auspicato anche da Fabio Panetta, governatore della Banca d’Italia, non appare più un tabù.


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