X
<
>

L'incontro tra l'imprenditore vittima e un indagato nel capannone videosrvegliato

Share
2 minuti per la lettura

Indagine lampo dei carabinieri che eseguono due arresti grazie alla denuncia tempestiva di un imprenditore di Strongoli


STRONGOLI – È stato un imprenditore che ha denunciato, scegliendo di non sottostare alla legge del racket, a far arrestare due presunti estorsori. In manette sono finiti Giuseppe Maria Fazio, 55enne, ritenuto esponente della cosca Giglio, e Francesco Serra, 33enne, entrambi di Strongoli. L’accusa è quella di tentata estorsione con l’aggravante mafiosa. Il contesto di ‘ndrangheta in cui è maturata la vicenda è evocato non solo dal nomignolo di Fazio, detto “Peppe ‘a mafia”, ma dai suoi precedenti. Proprio lui, sul finire dello scorso anno, avrebbe chiesto alla vittima somme prima quantificate in 3000 euro e poi in 1500 euro per non meglio specificate spese legali. Richieste insistenti, avanzate in tre distinte occasioni, tra novembre e dicembre scorsi. I carabinieri hanno condotto un’indagine lampo grazie anche alla tempestività della denuncia.

LEGGI ANCHE: ‘Ndrangheta: tentata estorsione ad un imprenditore nel Crotonese, due arresti – Il Quotidiano del Sud

LE RICHIESTE

Fazio avrebbe prima incontrato l’imprenditore nei pressi del Municipio chiedendogli 3000 euro. Ma l’imprenditore, sbracciandosi, si sarebbe detto disponibile a pagare al massimo 500 euro. “Tu non hai soldi?”, la risposta stizzita di Fazio. La seconda richiesta sarebbe stata avanzata per il tramite di Serra, col pretesto di motivi di lavoro, e l’incontro con Fazio sarebbe avvenuto nel capannone della ditta edile. L’imprenditore ha avuto l’accortezza di ricevere Fazio, mentre Serra rimaneva in auto su un’auto Opel “Corsa”, in una zona videosorvegliata. Fazio si sarebbe innervosito ancora una volta al diniego dell’imprenditore. La terza richiesta sarebbe stata fatta da Fazio, sempre alla presenza di Serra, con la rassicurazione che, dopo aver pagato, l’imprenditore non avrebbe avuto problemi perché erano diventati “amici”.

LE VIDEOCAMERE

L’imprenditore ha segnalato la vicenda ai carabinieri che hanno acquisito le immagini estrapolate dal sistema di videosorveglianza dell’impresa e delle zone limitrofe, avendo riprova dell’attendibilità del denunciante. Ma prima che si recasse in caserma, Fazio sarebbe venuto a conoscenza del fatto che i militari avevano acquisito le telecamere e avrebbe chiesto chi fossero i militari intervenuti ai quali avrebbe voluto tirare pugni “sul muso”. Un’affermazione accompagnata dalla mimica con cui l’indagato sembrava scagliarsi contro qualcuno. E per giustificare la sua ripetuta presenza in loco diceva che il giorno dopo sarebbe tornato e avrebbe riempito di un sabbia un carrellino. In un’altra circostanza, insieme ai suoi operai, l’imprenditore ha contstatato la rottura di un tratto di recinzione.

LE MINACCE

Non ci sono dubbi, secondo la ricostruzione dei carabinieri del Reparto operativo di Crotone e della Dda di Catanzaro, che si tratti di una “minaccia implicita” di tipo ‘ndranghetistico, considerati il modus operandi e i precedenti di Fazio. La richiesta del procuratore distrettuale facente funzioni, Vincenzo Capomolla, e del sostituto Elio Romano è stata accolta dalla gip Chiara Esposito, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per i due indagati. Li difendono gli avvocati Gianni Russano e Vittorio Gangale.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE