X
<
>

Share
4 minuti per la lettura

Cinque indagati per disastro ambientale a causa dello sversamento di percolato, sequestrata la discarica di Scala Coeli


SCALA COELI – Cinque persone indagate e la discarica per rifiuti speciali non pericolosi di contrada Pipino, nel Comune di Scala Coeli, posta sotto sequestro preventivo. Sono stati i carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Catanzaro, supportati dai militari del Noe (Nucleo operativo ecologico) di Napoli e del Comando provinciale carabinieri di Cosenza, a dare esecuzione ieri mattina, al decreto di misura cautelare reale emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Castrovillari, su richiesta della Procura della Repubblica dello stesso Tribunale. Il sequestro riguarda l’invaso di circa 15.000 mq, con affidamento ad un amministratore giudiziario, per un valore complessivo di oltre 10 milioni di euro.

SEQUESTRATA LA DISCARICA DI SCALA COELI: ECCO GLI INDAGATI PER SISASTRO AMBIENTALE

L’indagine preliminare con l’ipotesi di accusa, rispetto alla quale gli indagati potranno fornire ogni elemento a loro favore, riguarda le provvisorie imputazioni di disastro ambientale in concorso (artt. 452 quater e 110 c.p.) e vede indagati, nello specifico, l’amministratore della società proprietaria della discarica, due amministratori della società esecutrice dei lavori relativi all’impianto, l’amministratore della società che ha realizzato l’impermeabilizzazione dell’invaso, il direttore dei lavori.
Il provvedimento è stato emesso a conclusione di una complessa attività investigativa condotta dalla Procura della città del Pollino con i carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Catanzaro che, attraverso un articolato impianto tecnico e investigativo, l’espletamento di sopralluoghi e l’esame di documentazione e registrazioni video, ha consentito di accertare a livello indiziario – salve successive verifiche che saranno operate nel corso delle indagini sulla base delle indicazioni degli indagati – la causa dello sversamento di un ingente quantitativo di percolato, pari a circa 15.000 metri cubi, fuoriuscito il 22 giugno 2023 dall’impianto di Scala Coeli. Il percolato confluiva all’interno dei torrenti Patia – Capoferro e del fiume Nicà e, dopo avere percorso circa 15 chilometri, si riversava sino al mare Jonio.

Per la Procura, l’evento ha determinato «un’offesa alla pubblica incolumità in ragione della rilevanza del fatto, per l’estensione della compromissione e per il numero di persone offese ed esposte a pericolo». La fuoriuscita del pericoloso percolato ha interessato in particolare i territori e le popolazioni dei Comuni di Scala Coeli e Cariati in provincia di Cosenza, e di Crucoli in provincia di Crotone, tanto da costringere i rispettivi sindaci, al fine di tutelare l’incolumità dei cittadini, ad adottare immediatamente apposite ordinanze di divieto di balneazione e di divieto di approvvigionamento idrico dai corsi d’acqua per gli animali domestici, da allevamento e per uso agricolo.

LA GESTIONE DELLA DISCARICA SEQUESTRATA

A livello di gravità indiziaria, salvo successive verifiche, la Procura ritiene che l’amministratore della società titolare della discarica avrebbe concorso, con gli altri indagati, nel reato di disastro ambientale, realizzando e gestendo la discarica nonostante una serie di gravi criticità sotto il profilo progettuale e gestionale, in rapporto causale con l’evento disastroso del giugno 2023. Tali criticità riguarderebbero «l’illecita unificazione di due lotti in cui era originariamente suddiviso l’invaso della discarica, nonché la realizzazione e “coltivazione” contemporanea degli stessi; la sottostima e la conseguente inadeguatezza del sistema di drenaggio di fondo del percolato, ma anche dell’impianto di trattamento e stoccaggio in loco del percolato; la presenza di una tubazione con diametro di 60 cm e lunghezza superiore a 60 metri, non prevista in progetto né autorizzata dalla Regione Calabria, posta nella parte inferiore dell’invaso e che ha consentito al percolato di fluire all’esterno dell’argine artificiale».

Per la Procura di Castrovillari, esisterebbe anche un problema di inidoneità dell’installazione del telo impermeabile sul letto dell’invaso che ha alterato l’efficienza del sistema barriera della discarica e, ancora, il mancato rispetto di diverse prescrizioni contenute nel titolo autorizzativo, tra le quali l’indicazione che condizionava l’esercizio della discarica al completamento dei lavori di adeguamento della viabilità comunale e provinciale di accesso.
Sin dai mesi successivi all’avvio delle attività della discarica (ottobre 2022), numerosi sono stati gli esposti e le segnalazioni inoltrati da Legambiente ai vari Enti preposti al controllo in merito alle criticità sulla gestione del sito. La Procura di Castrovillari, infine, nel rispetto dei diritti degli indagati, da ritenersi presunti innocenti fino all’emissione di una sentenza passata in giudicato, ricorda che attualmente si tratta di ipotesi di reato e che il procedimento è ancora nella fase delle indagini preliminari.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE