Jole Santelli negli uffici della Regione
4 minuti per la letturaCOSENZA – La “fase 2” è quasi pronta e potrebbe avere un impatto importante sulla Calabria. Stando alla bozza del decreto e a quanto dichiarato ieri dal Presidente del consiglio Giuseppe Conte a partire dal 4 maggio saranno autorizzati i rientri nei domicili e nei Comuni di residenza. Finirebbe, dunque, il calvario degli studenti e dei lavoratori fuorisede rimasti bloccati al Nord in piena emergenza, ma si rischia anche un nuovo esodo incontrollato nella nostra regione, che negli ultimi tempi ha contenuto con forza il contagio (il bollettino di ieri ha dato un solo caso positivo). In più c’è da fare i conti con quanto aveva annunciato pochi giorni fa il governatore Santelli in merito ai rientri. Stando alle sue ipotesi la Calabria non riaprirà i confini prima della fine di maggio. Una situazione che resta “sospesa” in attesa di determinazioni più chiare. Ad oggi, stando a quanto disposto dal Governo, dal 4 maggio si potrà tornare a casa.
Il caso dei medici “snobbati” dalla Regione
I cinque presidenti degli Ordini dei medici “snobbati” dalla Regione in relazione alla fase due.
E’ una lettera di rammarico «per il mancato accoglimento della precedente richiesta di incontro, volta ad un propositivo confronto in vista della cosiddetta “Fase 2”, che vedrà i medici e tutti gli operatori sanitari ancora in prima linea ed ancora più esposti, considerando che nell’espletamento delle proprie funzioni, la nostra categoria ha pagato già un prezzo altissimo, in altre Regioni, con 151 vittime (ad oggi), “caduti” in battaglia. Gli Ordini dei Medici in qualità di Organi Sussidiari dello Stato, sono Enti preposti alla tutela della salute pubblica e quindi a salvaguardia della salute dei cittadini e rappresentano una categoria che nella Regione conta circa 18.000 iscritti.
Prendiamo atto dell’ordinanza del presidente della regione sulla specialistica ambulatoriale ma ci sentiamo sollecitati, oltre che dall’obbligatorio senso di interpretazione pro-attiva del ruolo che si è chiamati a svolgere, anche da numerose richieste di chiarimenti da parte dei vari segmenti della nostra complessa ed articolata professione. Condividiamo la fase di iniziale riapertura e prendiamo atto delle misure organizzative, di prevenzione e di protezione, nonché specifiche per la prevenzione di focolai epidemici, per come dettagliato negli allegati dell’Ordinanza stessa, da far adottare anche al privato puro e convenzionato, siamo però preoccupati, che in molti ambiti territoriali, si verificherà l’ impossibilità di poter corrispondere alla domanda per ogni tipologia di prestazioni in tempi ragionevoli, anche considerando i carichi di lavoro aggiuntivi derivanti dalla pregressa domanda sospesa e non soddisfatta, nonché da quelli indotti dalle stesse attività svolte.
La consapevolezza che al momento, e chissà per quanto tempo ancora, si sia adottato un sistema ove il privato puro e convenzionato lavori di fatto in regime di esclusiva, rende ancor più auspicabile un incontro istituzionale, per chiarire quali siano i piani ed i programmi che la Regione intende adottare al fine di poter restituire, per step ma in tempi brevi, le Strutture Pubbliche, ivi compresa la Specialistica Ambulatoriale, alla loro mission, attraverso un progetto di adeguamento anche degli organici per la messa in atto di tutti i requisiti necessari, per come richiesto, ed al pari delle strutture private, ivi compresa la necessità di dare, finalmente, seguito all’effettuazione dei tamponi in tutta la regione a tutto il personale pubblico e privato, nonché la previsione di un programma permanente di verifica e monitoraggio dei requisiti di cui all’allegato 1 dell’Ordinanza 35/2020, e ciò sia a garanzia dei cittadini che dei professionisti. E’ a tal fine che ribadiamo la disponibilità ad una collaborazione operativa.
E’ in tale ottica, ma non solo, che si rende altresì necessario programmare nel tempo un ridimensionamento negli Ospedali della rete regionale dai reparti Covid allestiti con il sacrificio delle altre specialistiche, nonché delle intere strutture, in quanto ha dato e dà impedimento alla prosecuzione e sviluppo delle attività di più propria competenza ospedaliera in termini sia di diagnosi, che di cura e follow-up, anche posto che il riavvio delle attività di screening poco senso avrebbero in assenza di conseguenziali prese in carico complete (diagnostiche pesanti, interventi chirurgici ecc).
Gli Ordini scriventi, sollecitano l’utile contestuale potenziamento dell’offerta assistenziale e di ricerca nel campo delle malattie infettive, approfittando della spinta e dei contributi correlati alla pandemia Covid-19, attraverso l’istituzione di un Centro Unico Regionale Covid-19 nell’area centrale della Calabria».
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