Un fermoimmagine delle riprese utilizzate dagli investigatori
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CROTONE – Diventano definitive 12 condanne, tra cui quella a 10 anni e 10 mesi di carcere per Annibale Barilari, titolare della macelleria di piazza Mercato monitorata dagli inquirenti: la Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d’Appello di Catanzaro che due anni fa ritoccava di poco la sentenza di primo grado di un anno prima nel processo col rito abbreviato scaturito dall’inchiesta della Dda di Catanzaro che nel giugno 2018 portò all’operazione Hermes, condotta dalla Squadra Mobile della Questura contro il clan Barilari Foschini di Crotone.
È stata accolta la richiesta della Procura generale. Regge, dunque, l’impianto accusatorio elaborato in primo grado dal pm Antimafia Domenico Guarascio contro il clan il cui promotore sarebbe stato Gaetano Barilari (poi deceduto), la cui posizione era stata stralciata, che avrebbe mantenuto contatti con le cosche Megna del quartiere Papanice di Crotone, Farao Marincola di Cirò e Arena di Isola Capo Rizzuto e avrebbe deciso la politica criminale della consorteria, anche mediante l’apporto di Salvatore Sarcone (ucciso nel settembre 2014), sovrintendendo alle estorsioni e impartendo direttive sulle intimidazioni. Tra le vittime perfino i venditori ambulanti di panini alla festa della Madonna di Capocolonna a cui veniva imposta la fornitura di salsicce presso la macelleria di Barilari.
LA SENTENZA
Ma ecco la sentenza:
- Annibale Barilari (49): 10 anni e 10 mesi;
- Remus Alin Bragaru (34): 4 anni;
- Antonio Foschini (38): 10 anni e 4 mesi;
- Domenico Foschini: 6 anni e 4 mesi;
- Vittorio Foschini (33): 7 anni e 4 mesi;
- George Gheanca (33): 4 anni e 8 mesi;
- Francesco Liguori (48): 7 anni e 6 mesi;
- Antonio Maiolo (51): 8 anni e 2 mesi;
- Salvatore Murano (47): 7 anni e 6 mesi;
- Andrea Villirillo (24): 7 anni e 6 mesi;
- Romolo Villirillo (43): 1 anno e 10 mesi;
- Massimo Zurlo (45): 6 anni e 11 mesi.
Tutti gli imputati italiani sono di Crotone tranne Romolo Villirillo, di Cutro, mentre gli stranieri sono di nazionalità romena.
I RUOLI
Annibale Barilari, figlio di Gaetano, nonostante la detenzione, avrebbe impartito direttive per il mantenimento della sua famiglia e disposizioni sulla gestione degli affari illeciti. Antonio Foschini, autista del boss, di cui è nipote, si sarebbe impegnato in prima persona nell’esecuzione di estorsioni e nella raccolta del denaro. Vittorio Foschini, nipote del boss, avrebbe intrattenuto contatti con la cosca di Papanice. Andrea Villirillo avrebbe contribuito alle estorsioni agli ambulanti imponendo la fornitura del pane. Massimo Zurlo avrebbe formulato le richieste estorsive ai commercianti. Francesco Liguori, dipendente della macelleria Barilari e poi divenuto titolare con la denominazione “Francesco… il macellaio di famiglia”, avrebbe contribuito alle attività della cosca.
TENTATO OMICIDIO
Gaetano Barilari, Antonio Foschini e Antonio Maiolo avrebbero, in concorso con Salvatore Sarcone, tentato di uccidere, nel novembre 2013, Rocco Devona. Dopo aver svolto un sopralluogo nei pressi di casa sua, avrebbero sparato diversi colpi di pistola calibro 9 che non raggiunsero l’obiettivo per la fuga di Devona verso la propria abitazione.
Il movente sarebbe stato il mancato rispetto da parte di Devona, ritenuto esponente del clan dei Papaniciari, degli accordi di spartizione degli introiti di attività illecite co-gestite dalle cosche.
LE ESTORSIONI
Gaetano Barilari e Antonio Foschini avrebbero tentato di costringere Antonio Salerno, titolare di una tabaccheria, Antonio Salerno, a consegnare soldi in quantità imprecisate o forniture di sigarette. Domenico Foschini, collaboratore di giustizia, avrebbe, con Salvatore Sarcone, imposto un’assunzione a Massimiliano Arcuri, responsabile tecnico di Recycling, importante impresa del comparto marittimo. Mentre Gaetano Barilari, Antonio Foschini e Massimo Zurlo avrebbero tentato di costringere l’amministratore, Pietro Arcuri, a rinnovare la detta assunzione. Barilari a tal proposito avrebbe ordinato agli altri due il danneggiamento del gruppo ottico di un trattore.
Gaetano Barilari, Antonio Foschini e Massimo Zurlo erano accusati di tentata estorsione, il primo quale mandante e gli altri come esecutori, a Damiano Sposato, titolare dell’hotel ristorante Lido degli scogli, mediante danneggiamento di due bungalow che furono incendiati. Vittorio Foschini, Massimo Zurlo, Antonio Foschini avrebbero tentato di costringere Giovanni Riga, proprietario del negozio di giocattoli Alecce, la somma di 100 euro incendiando uno degli ingressi dell’attività. Vittorio e Antonio Foschini e Massimo Zurlo avrebbero tentato di costringere Francesco Tallarico, commerciante, a pagare una somma imprecisata. Gaetano, Annibale e Angela Barilari, Salvatore Murano, Francesco Liguori, Andrea Villirillo, erano accusati di aver imposto al venditore ambulante di street food Marco Carè di acquistare carne della macelleria Barilari.
Gli stessi avrebebro imposto gli acquisti a Domenico Flora, ambulante giunto in città per la fiera della Madonna di Capocolonna. Nei suoi confronti rispondevano anche di illecita concorrenza, avendo turbato l’esercizio di un’attività commerciale di Castrolibero, Salumificio Sila Ilca, intimando agli autisti della società intenti a scaricare la carne ordinata da Flora e altri commercianti di caricare di nuovo la merce sul furgone e allontanarsi subito.
LE ARMI
Romolo Villirillo era accusato del possesso di una pistola che, nelle intercettazioni, si sente scarrellare nella macelleria Barilari ma per l’imputato, già condannato nei processi Kyterion ed Aemilia quale esponente della cosca Grande Aracri di Cutro, è caduta l’aggravante mafiosa.
LA DIFESA
Folta la pattuglia difensiva, composta dagli avvocati Luigi Colacino, Gianni Russano, Fabrizio Salviati, Tiziano Saporito, Ilda Spadafora, Salvatore Staiano, Aldo Truncè.
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