Il luogo dell'omicidio
INDICE DEI CONTENUTI
VERZINO (CROTONE) – Forse a scatenare l’ira di Vito Avenoso, un taglialegna 64enne che ieri, poco prima delle 11,30, ha ucciso a fucilate il genero Luigi Greco, 43enne, e ferito gravemente il nipote Francesco, che aveva compiuto 18 anni a gennaio, è stato l’incendio – non denunciato – di una ruspa avvenuto nelle ore precedenti ma i litigi erano continui e ad acuirli erano i presunti maltrattamenti subiti dalla moglie della vittima, Antonella Avenoso, che aveva però ridimensionato le accuse rinunciando a costituirsi parte civile contro il marito.
Ma in quel processo, tuttora pendente, la controparte della donna erano anche i suoi figli, che si erano schierati col padre. Il fuoco che covava sotto la cenere si è riacceso ieri mattina, poco prima delle 11,30.
I FATTI
Avenoso ha imbracciato un fucile caricato a pallettoni e ha sparato contro Greco, raggiunto da diversi colpi al torace e trovato morto sulla veranda del suo appartamento di via Lenin.
Al piano di sopra abita Avenoso che poco prima aveva braccato il suo obiettivo in campagna senza riuscire a mettere a segno l’agguato. In campagna l’aveva cercato perché Greco, che ha una ditta boschiva pure lui, era andato a tagliare la legna.
Avenoso, una volta giunto a casa della vittima, pare abbia puntato l’arma anche contro i nipoti, ferendo alla testa il povero Francesco, che ieri lottava tra la vita e la morte, ricoverato all’ospedale Pugliese Ciaccio di Catanzaro, dov’è giunto in elisoccorso mentre il medico rianimatore Giovanni Cosco tentava di salvarlo. Il colpo ha trapassato la testa ed è fuoriuscito dal volto.
I carabinieri della Stazione di Verzino e i loro colleghi della Compagnia di Cirò Marina e del Reparto operativo di Crotone l’avevano trovato in strada quando sono intervenuti. Un altro figlio di Greco, Raul, è riuscito a fuggire. Il fucile da caccia utilizzato dall’indagato è stato trovato a casa dei Greco. Intanto Avenoso si consegnava in caserma dove è stato sentito a lungo dai militari, coordinati dal sostituto procuratore Pasquale Festa, e in serata stava per scattare un provvedimento restrittivo (LEGGI LA NOTIZIA DEL FERMO).
IL RETROSCENA
A scatenare la furia assassina, dunque, pregresse liti familiari sfociate anche in un processo, anzi in due. Uno pendente dinanzi al Tribunale penale di Crotone a carico di Greco e del figlio Raul, l’altro dinanzi al Tribunale minorile di Catanzaro a carico di Francesco, minorenne all’epoca dei fatti contestati, consistenti, secondo l’accusa, in vessazioni psicologiche e aggressioni fisiche e verbali nei confronti della donna. C’era stata un’udienza, proprio di recente, durante la quale Avenoso era stato sentito come teste del pm dinanzi al giudice Alfonso Scibona ed aveva confermato le accuse contro Greco, assistito dall’avvocato Mariano Salerno.
Più mite nei confronti del defunto era stata la moglie Antonella, che aveva ritirato parte delle accuse, almeno quelle non procedibili d’ufficio, tanto che aveva detto al suo legale, l’avvocato Cesare Russo, che non intendeva più separarsi. Ma durante la fase della separazione, prima della riappacificazione o presunta tale, era successo di tutto e di più.
Greco, che era andato a vivere coi figli a Perticaro di Umbriatico, pare avesse violato la misura del divieto di avvicinamento alla moglie. Circa un anno fa la casa coniugale era stata letteralmente sfasciata e gli Avenoso pare attribuissero la responsabilità ai Greco. C’era stata anche una plateale lite durante la quale i Greco si erano presentati sotto casa degli Avenoso scagliando tronchi. E gli Avenoso avrebbero risposto lanciando vasi e tutto quello che riuscivano ad afferrare.
IL TERRORE
Attimi di terrore si sono vissuti ieri in paese; secondo alcune testimonianze Avenoso è stato visto aggirarsi con l’arma. Nonostante la tensione, i rianimatori dell’Asp di Crotone sono riusciti a eseguire egregiamente il soccorso dopo l’atterraggio d’emergenza al campo sportivo. Intanto, la popolazione è sconcertata. «È una tragedia che ha scosso tutta la comunità non abituata ad eventi del genere – dice il sindaco di Verzino, Giuseppe Cozza – Non ci sono parole». Cozza è stato tra i primi ad accorrere sul luogo del delitto. È stata utile anche la sua opera di mediazione, per evitare che la situazione potesse degenerare, mentre i carabinieri fronteggiavano i parenti dei Greco sopraggiunti da Umbriatico. In paese si temono vendette.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA