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La prima pagina del Quotidiano del Sud L'Altravoce dell'Italia del 12 aprile

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Abbiamo scritto RI-FATE PRESTO e in modo franco abbiamo chiarito che non avremmo mai pensato di dovere ripetere un titolo che era un appello estremo (novembre 2011) per evitare il default sovrano dell’Italia. Purtroppo, ci sono due problemi interni non risolti che ci obbligano a ripetere l’appello perché rischiano di ipotecare il futuro del Paese e di fare dell’Italia la vittima numero uno della Grande Depressione mondiale da Pandemia.

Il primo problema riguarda l’anomalia mondiale della Lombardia. Il prezzo enorme che l’intero Paese sta pagando per gli errori della sua classe dirigente politica e amministrativa all’origine di questa anomalia. Il sussiego irresponsabile con cui tutto ciò viene colpevolmente sottaciuto. Il secondo problema riguarda il decreto liquidità ribattezzato illiquidità perché nessuno vede un euro. Siamo davanti a una scandalosa macchina burocratica italiana che sforna a getto continuo provvedimenti di questo tipo. Sono insufficienti in tempi di pace semplicemente suicidi in tempi di guerra.

Su entrambi i punti a rischiare è l’esecutivo Conte che ha il merito storico di avere salvato l’Italia chiudendola in tempo utile davanti alla furia contagiosa della anomalia Lombardia, ma non riesce a ingranare la marcia per costruire il Paese nuovo dove crollano tutti i tabù e le due Italie tornano a riunirsi. Se non disinnesca queste due mine parlando il linguaggio della verità e facendo le cose arriva alla partita finale europea indebolito e, cosa ancora più grave, espone il suo Paese a un rischio sovrano che scatta per la mancata protezione a debito della sua economia e gli effetti incontrollati della devastante Pandemia lombarda. Procediamo con ordine.

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Punto uno. Il primo della classe che prende due a un compito può fare disastri incommensurabili. Ha bisogno di tempo per assorbire il colpo. Non è abituato, non capisce, moltiplica gli errori. Questo è il caso della Lombardia di oggi. Si misura con 10.901 decessi pari al 53% di quelli italiani e al 9,3% dei decessi globali, la città di Milano ogni giorno aumenta il numero dei contagiati dopo mesi di accertata Pandemia. Tutte le regioni del Sud messe insieme non fanno neanche un decimo dei morti registrati nella sola Lombardia. Sono 912. Questi sono i fatti. L’efficienza lombarda è caduta come un castello di carta e sono venuti fuori gli effetti della grande balla sanitaria, la Lombardia che riceve il triplo dei finanziamenti della Puglia e sacrifica il finanziamento degli ospedali pubblici lombardi e del Mezzogiorno italiano sull’altare della rendita sanitaria privata.

Si è smontata l’igiene pubblica, si sono resi inadeguati gli ospedali pubblici lombardi e si ha anche l’arroganza di continuare a non vedere la mostruosità fabbricata con le proprie mani fino al punto di fare di quegli ospedali abbandonati il nucleo della nuova Pandemia non globale ma tutta lombarda.

Questo bisogna dirlo perché non si può assistere complici allo spot quotidiano di un presentatore televisivo mancato che risponde al nome di Giulio Gallera, assessore alla sanità della Lombardia, che legge bigliettini di bambini che ringraziano (?, chi?, perché?) mentre tiene il conto dei diecimilanovecento e passa morti lombardi con lo stesso distacco con cui si leggono i numeri di una tabellina dell’Ocse. Basta! Il governatore della Campania De Luca al confronto è uno statista e i fatti sotto gli occhi di tutti dimostrano che non è vero che tutta l’efficienza è al Nord e tutta l’inefficienza è al Sud. Ripartiamo da qui, ripartiamo dai meriti di Zaia in Veneto e dei Governatori del Sud che non si sono risparmiati. Ripartiamo dalla realtà e facciamo un Paese nuovo. Nell’ospedale devastato di Reggio Calabria hanno messo su in quattro e quattr’otto una area Covid separata, non hanno mischiato Covid e non Covid come si è fatto in Lombardia perfino nelle case di riposo per anziani. Gli ospedali pubblici della Sicilia, della Calabria, della Puglia hanno curato pazienti Covid lombardi, sono tutti guariti, hanno tutti ringraziato per la pulizia, l’ordine e l’efficienza delle cure. Loro hanno detto grazie. Hanno usato parole severe: siamo usciti dall’inferno, ci avete salvati. Mai Fontana, mai Gallera hanno detto grazie. A parti invertite non so come sarebbero andate le cose. Le cellule telefoniche misurano l’abissale differenza di comportamenti della comunità lombarda e delle comunità meridionali giustamente impaurite. Nella giornata di Pasquetta di ieri a Milano si è effettuato un terzo dei controlli di Roma, ma i milanesi multati sono più del doppio dei romani. Una grigliata di quattro gatti tutti fermati e multati in un quartiere popolare di Palermo permette alle tv italiane (non tutte) di continuare a fare un racconto non vero superato dai fatti e dalla storia. Solo che il clima è cambiato e le oche che scoprono con stupore l’eccellenza mondiale del Cotugno di Napoli ricevono il biasimo per sempre. Esprimono una leggerezza servile al luogo comune infranto che si scontra con il sentimento comune meridionale che è quello che oggi può salvare il Paese. Non si liberano dalla condanna perché il Coronavirus ha cambiato tutto. Ha fatto emergere l’inefficienza del mito, ha raccontato dove sono finiti davvero i soldi sottratti agli ospedali pubblici e agli asili nido del Sud. Raccontano di un Paese rovesciato e di una classe dirigente amministrativa lombarda che si è mangiata la laboriosità operosa dei lombardi. Per rifare un Paese nuovo si deve partire insieme dalla Grande Balla sanitaria. Il Sud sia amico e solidale con il Nord e non lo ripaghi con la stessa inefficiente moneta della protervia. Si mettano a frutto insieme le intelligenze e si riequilibri la spesa pubblica. Meno assistenzialismo farà bene al Nord.

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Il secondo problema lo abbiamo esplorato in largo e in lungo. Lo possiamo liquidare con poche righe. O Conte riuscirà a piegare la burocrazia italiana cambiando il loro modo di operare o cambiando le teste di chi la guida o sarà la burocrazia che piegherà Conte al fallimento della sua azione di Governo. L’Europa ha aperto un ombrello gigantesco sopra i tetti delle fabbriche e delle famiglie italiane. Questo ombrello si chiama Banca Centrale Europea che ha 1100 miliardi a disposizione da spendere senza vincoli di destinazione tra un Paese e l’altro. Presidente Conte serve la garanzia bancaria al 100% e si vanno a scontare in Bce le sofferenze italiane che sono economiche prima che bancarie meridionali prima che settentrionali e non hanno nulla da spartire con la piaga terribile della criminalità organizzata che va invece combattuta senza pietà in Italia e fuori. I bonus, i prestiti, la cig devono prendere la forma di bonifici e arrivare sui conti correnti delle persone. Quando si ha un malato grave in casa prima lo si cura poi si pensa al resto che, nel nostro caso, sono i debiti da pagare. Non si può dire, come fanno al Tesoro, entro quattro mesi tutti avranno quello che devono avere perché quattro mesi oggi sono un’eternità. Spariscono le imprese, esplode la bomba sociale, la gente non sa cosa mangiare, dominano le mafie. Sappiamo che Conte è consapevole di tutto ciò. Cambi allora gli uomini, Presidente, altrimenti saranno loro a fare cambiare Lei. Non c’è più tempo da perdere. I rubinetti finanziari aperti dall’Europa aiutano e vanno sfruttati. Solo cambiando la macchina burocratica italiana e usando il debito e la benzina europea disponibile l’Italia potrà affrontare la risalita in casa e vincere la battaglia europea dei covibond. A questo punto, l’unico compromesso possibile è quello di risultato. Bisogna costruire insieme un Paese nuovo.


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