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Roberto Gualtieri

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Danno i soldi per statalizzare le imprese che vanno male e lasciano nelle varie e eventuali i soldi veri (dovuti) alle imprese vere. In questi momenti in tutto il mondo si fanno contribuzioni di liquidità a fondo perduto a favore di chi ha perso il lavoro e di chi ha perso fatturato per colpe non loro e noi invece moltiplichiamo le burocrazie per continuare a fare i favori agli amici degli amici. Tutto il mondo opera con l’elicottero monetario perché questo impone la Grande Depressione, noi invece fabbrichiamo castelletti di carta e, prima di erogare qualche quattrino vero ai tanti che ne hanno diritto, li portiamo tutti a sperdere nel monopoli del parastato dove le stazioni della Via Crucis si moltiplicano di decreto in decreto. Scegliendo fior da fiore e facendo fare a ognuno un mestiere che non è il suo.

Per cui gli assicuratori-esportatori della Sace diventano erogatori di finta liquidità e a te che hai bisogno di soldi loro ti danno al massimo garanzie. La Cassa Depositi e Prestiti che ha il controllo delle grandi aziende pubbliche e dovrebbe stimolare gli investimenti strategici diventa la Croce rossa delle aziende decotte italiane (non sono in crisi per il Coronavirus) che sono salvate solo perché hanno le amicizie giuste. Questo malcostume, in realtà, viene da lontano ma ora ci mettiamo sopra addirittura una dote di 40/45 miliardi che fa semplicemente spavento. Perché saranno loro, gli uomini di Cdp, a decidere chi, come e quando, potrà ricevere l’aiuto e/o essere temporaneamente nazionalizzato. Insomma: la dote di liquidità vera che doveva essere trasferita sui conti correnti di chi ha visto il suo lavoro sparire per effetto del Coronavirus non ci sarà; chi ha dimostrato di aiutare chi ha perso la sfida del mercato o non ci ha nemmeno provato verrà inondato di sostegni finanziari. Siamo semplicemente sconcertati e speriamo ancora di essere smentiti.

La verità è che siamo in presenza di una classe di governo che continua a fare annunci e task force ma si caratterizza per un nuovo connubio tra burocrazia e politica.

Che sa esprimere un solo sostegno a pioggia e riguarda i loro portaborse. Che continua a fare (peggio) le stesse cose di un passato che avevamo dimenticato e che continua a ripetere con le stesse persone le stesse pensate che hanno condotto il Paese alla crisi strutturale perché lo sviluppo e la libera intrapresa sono schiacciati dalla cappa ossessiva del nuovo dirigismo che nulla ha a che vedere con lo Stato imprenditore del miracolo economico italiano. Il punto è che questo strapotere burocratico tanto onnivoro quanto inconsistente sul piano culturale non ha nessun filtro da parte del ministro di riferimento. Gualtieri appare un po’ complice e un po’ in balìa di questo potere che oggi diventa strapotere proprio per la sua debolezza che, a differenza del passato, fa venire meno il giusto contrappeso.

Un professore di storia dovrebbe capire che viviamo un momento storico che impone un elicottero monetario di 100/150 miliardi in cui nessuno deve rimanere indietro. Artigiani, commercianti, operatori turistici, piccoli e medi imprenditori, professionisti. La tutela penale del 100%, la tracciabilità dei flussi per non aiutare la criminalità e, soprattutto, la cancellazione dell’iscrizione alla centrale rischi come discriminante, sono condizioni irrinunciabili per dare agli italiani ciò che i tedeschi, i francesi, gli americani e così via hanno ottenuto in pochi giorni dal loro Stato. I mercati e la Bce le chiedono di dare all’Italia un elicottero monetario da 100/150 miliardi per tenere in vita il corpo sano dell’economia e sostenere la domanda interna. Lei invece moltiplica il potere delle burocrazie che è fatto apposta per fare il contrario e, francamente, non ha rinunciato a nessuna delle bardature clientelari nelle nomine nei cda delle società pubbliche tra compagni di scuola, mestieri inventati, politici trombati e ex banchieri collocati nei posti sbagliati. Per rifare lo Stato imprenditore e avviare la ricostruzione economica del Paese bisogna buttare a mare il manuale Cencelli e dare alla Cassa Depositi e Prestiti una guida industriale dotata di visione e di capacità operativa. Altrimenti i provvedimenti arriveranno sempre tardi e non mancherà chi con cattiveria dirà che gli storici riconoscono la storia solo quando ormai è finita sulle pagine di un libro.


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