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Per le imprese meridionali il 2025 è un anno importante: “il Sud è il motore dello sviluppo”; ad affermarlo Costanzo Jannotti Pecci in questa intervista


Il 2025 è alle porte. Per le imprese meridionali sarà un anno importante per porre le basi del futuro. Costanzo Jannotti Pecci, presidente della più rappresentativa territoriale di Confindustria nel Mezzogiorno, l’Unione Industriali Napoli, è tra colui che ha il polso della situazione di ciò che è e sarà il mondo dell’impresa nei prossimi anni.

Presidente Jannotti Pecci, con quali prospettive l’impresa meridionale si proietta verso il nuovo anno?

«Dobbiamo fare riferimento innanzitutto al quadro economico generale. Al riguardo, i numeri ci dicono che il Pil del Sud è cresciuto più della media Paese nel 2023 e nella prima metà del 2024, così come le esportazioni. Quest’ultimo indicatore è risultato negativo nel terzo trimestre, per larga parte a causa della crisi dell’automotive, peraltro annunciata da tempo. In linea generale, se si affrontano con determinazione le criticità di un comparto la cui produzione di veicoli nel Mezzogiorno è giunta a contare oltre l’80% di quella nazionale, le prospettive potrebbero essere considerate abbastanza confortanti».

Potrebbero essere. Quindi c’è un ma?

«Ci arrivo. Vede, finora dobbiamo riconoscere al Governo, in particolare alla Premier Meloni e all’ex Ministro Fitto, di avere orientato le politiche per il Mezzogiorno ponendo le premesse per un rilancio dell’area. Mi riferisco soprattutto alla decisione di coordinare a livello centrale le diverse fonti di finanziamento: Fondi Ue, Coesione, Pnrr, ecc. In tale nuova impostazione è stata condivisibile anche la scelta di superare la configurazione precedente delle otto Zone economiche speciali, realizzando una Zes unica».

Una svolta che, dopo una fase di impasse, sembra decollata…

«Anche qui lo attestano i numeri. Un particolare apprezzamento va fatto al coordinatore della Struttura di missione della Zes unica Giosy Romano, che già si era fatto apprezzare come commissario di quella campano-calabra. Dopo il suo insediamento, da agosto in poi, la rapidità con cui sono disbrigate le pratiche e concesse le autorizzazioni è davvero incoraggiante».

Cosa non la convince allora? I ritardi del Pnrr?

«Anche in questo caso, per la verità, l’azione istituzionale, tra Governo ed enti territoriali, mi appare condivisibile. Siamo il Paese più avanzato per adempimenti del Piano e rate versate. C’è, indubbiamente, il problema della cosiddetta ‘messa a terra’, la spesa effettiva da completare entro il 2026. Credo che, realisticamente, sia ai limiti dell’impossibile rispettare la scadenza, ma proprio per questo motivo, alla luce di risultati comunque tutt’altro che disprezzabili, sarebbe auspicabile una proroga. Non vedo per quale ragione a Bruxelles non si possa adottare un provvedimento del genere».

Se è moderatamente fiducioso sul futuro svolgimento del Pnrr, qual è allora l’elemento che più la preoccupa?

«In termini generali, vorrei che la direttrice di marcia dichiarata dal Presidente del Consiglio, che vede nel Mezzogiorno il nuovo motore produttivo nazionale, trovasse riscontro coerente nella politica di sviluppo economico, superando resistenze miopi di carattere territoriale. C’è poi un serio problema, quello della limitazione del beneficio della decontribuzione a una percentuale del 25% e con esclusivo beneficio per le imprese che non abbiano più di 250 dipendenti. Già mesi fa il Ministro Fitto annunciò che la misura non sarebbe stata rinnovata, perché considerata un aiuto di Stato. Il rinnovo parziale, per di più con ulteriori diminuzioni nei prossimi anni, non aiuta di certo il tessuto produttivo meridionale, che in questi anni ha dato prove considerevoli di rilancio. D’altro canto, non si comprendono le avversità a un provvedimento finalizzato ad attenuare quel gap territoriale che proprio l’Unione Europea ci invita a colmare e la cui riduzione, sostanzialmente, è tra le finalità prioritarie del Pnrr. Bisogna, al di là di tutto, che il Governo concordi con l’Ue qualche forma di sostegno alternativo».

Altrimenti?

«Si rischia di compromettere un cammino virtuoso. Basta pensare al consolidamento delle medie imprese in certe aree del Meridione. Napoli in testa, visto che nel decennio 2012-2022 è passata per numero di occupati in questo segmento dal sesto al quarto posto, in vista di sorpasso anche su Torino, dietro solo a Milano e Roma. Cerchiamo di non frenare questa crescita di lavoro produttivo, quello che serve al Mezzogiorno e al Paese».

A proposito di Napoli, qual è il rapporto con l’Amministrazione comunale?

«Positivo, nel senso che il dialogo tra mondo dell’impresa, con l’Unione Industriali in primis, Comune e Città Metropolitana si fa sempre più costruttivo. Si sono avviate iniziative di partenariato in alcune aree della città, ad esempio. Alcuni passi in avanti sono stati fatti, anche dietro nostre sollecitazioni, in particolare in tema di trasporti e mobilità. Restano criticità di non poco conto, cui cercheremo di contribuire a dare risposte concrete con una iniziativa in programma nei primi mesi del 2025».

Si tratta di un anno ricco di significato per Napoli…

«Ricorrono i 2500 dalla nascita di Neapolis. L’idea di dare il giusto risalto a questa ricorrenza fu dell’Unione Industriali sin dall’autunno del 2022, e ci fa molto piacere di aver definito con la Fondazione Mezzogiorno e il Gruppo del Mezzogiorno dei Cavalieri del Lavoro un’intesa di collaborazione strutturata. Insieme lavoreremo con le Istituzioni perché i 2500 anni dalla Fondazione di Neapolis diventino l’occasione per celebrare il passato non formalmente, ma traendone le giuste lezioni per una progettualità che orienti il futuro del nostro capoluogo e del Mezzogiorno, considerato l’indiscusso ruolo della nostra Città quale Capitale del Sud. Napoli, inoltre, grazie anche all’impegno della Sezione Industria Culturale e Creativa dell’Unione Industriali, e in particolare della sua Presidente, Marilù Faraone Mennella, si è aggiudicata il titolo di Capitale della Cultura d’Impresa 2025, bandito da Confindustria. Agli inizi dell’anno presenteremo le iniziative con cui celebreremo concretamente questo importante riconoscimento, concepite per espandere una cultura industriale e del lavoro produttivo».


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