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La Nuova Orchestra Italiana in concerto all’Anfiteatro Parco Mitoio di Lamezia Terme. Il cantante Gianni Conte si racconta al Quotidiano del Sud.


LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Lunedì 12 agosto, l’Anfiteatro Parco Mitoio di Lamezia Terme diventerà il palcoscenico di una serata all’insegna della musica e della tradizione partenopea. La Nuova Orchestra Italiana, celebre formazione fondata da Renzo Arbore, torna a far vibrare i cuori del pubblico con il concerto “Napoli, tre punti e a capo”. L’evento, organizzato da AMA Calabria, rappresenta un’occasione imperdibile per rivivere i grandi classici della canzone napoletana in un contesto esclusivo. Per saperne di più, abbiamo intervistato Gianni Conte, voce dell’orchestra.

Quali emozioni prova a calcare il palcoscenico con questa nuova formazione?

«Ci siamo riuniti un anno e mezzo fa. Questo nuovo progetto, fortunatamente, sta dando i suoi frutti. Renzo ha dato vita a un’opera straordinaria. Il nostro obiettivo è portare avanti quanto di bello ha creato, senza disperdere il suo prezioso contributo. Siamo profondamente impegnati nel mantenere viva la cultura napoletana, rinomata e apprezzata in tutto il mondo. È per noi motivo di grande orgoglio presentare sul palcoscenico successi intramontabili, rispettandone l’essenza. Abbiamo puntato sull’originalità degli arrangiamenti e sulla riscoperta di brani meno conosciuti, valorizzando sia la voce sia gli strumenti».

Qual è il significato del titolo “Napoli, tre punti e a capo”?

«Il titolo di questo evento si ispira ai primi album dell’Orchestra, segnando una continuità con il progetto avviato da Renzo. Il primo album si intitola “Napoli. Punto e a capo”, mentre il secondo “Napoli due punti. E a capo”. Il titolo scelto per l’evento vuole riprendere questo filo conduttore. Inoltre, richiama il celebre film di Troisi, “Ricomincio da tre”, suggerendo un nuovo inizio che ripercorre la storia trentennale dell’orchestra di Renzo».

Qual è stata l’influenza di Renzo Arbore sulla sua carriera?

«Conosciamo tutti il valore di Renzo, non solo come musicista e fondatore dell’Orchestra Italiana, ma anche per la sua genialità e il suo impegno nella cultura. Ha un animo davvero nobile, e per me è stato fondamentale. Condivido pienamente la sua visione e ho ricevuto da lui un prezioso insegnamento, sia artistico che umano».

Come si confronta la Nuova Orchestra Italiana con la tradizione della canzone napoletana e il suo forte legame con il pubblico, specialmente dopo la rifondazione?

«Da quando ci siamo rifondati, abbiamo constatato che, nonostante l’assenza di Renzo, c’è ancora un entusiasmo contagioso nel pubblico per questi brani. Questo dimostra che la loro memoria è rimasta viva tra gli ascoltatori. Per questo, abbiamo scelto di continuare su questa strada. Il pubblico interagisce cantando insieme a noi e ci regala calorosi applausi, segno che stiamo mantenendo vivo un repertorio prezioso».

In che modo crede sia possibile mantenere viva la tradizione della canzone napoletana nel tempo, rendendola accessibile alle nuove generazioni?

«La chiave è proseguire nel solco tracciato da Renzo. Le radici culturali, come quelle della canzone napoletana, sono sacre e devono essere preservate. È fondamentale che i giovani comprendano l’origine di questa cultura, e in questo contesto, l’insegnamento di Renato Carosone, che ha ispirato Renzo, è essenziale. Carosone fu il primo a fondere la musica napoletana con ritmi provenienti dal Sud, aprendo nuove strade. Per avvicinare le nuove generazioni, bisognerebbe riproporre questi brani con ritmi e suoni più contemporanei, rendendoli più vicini ai gusti odierni».

Una curiosità o un aneddoto sulla Nuova Orchestra Italiana?

«Ce ne sono tanti, alcuni divertenti e altri strettamente professionali. Potrei raccontare la mia prima esperienza con l’Orchestra italiana. Fui chiamato da un giorno all’altro per sostituire Eddy Napoli, mio predecessore, perché non stava bene. Era sabato e l’indomani ci saremmo dovuti esibire a Siviglia. Mi sono letteralmente gettato sul palcoscenico senza aver mai provato. Questa è stata la mia prima data “ufficiosa”. C’è poi una storia legata al destino. All’inizio, nell’Orchestra c’era Beniamino Esposito; purtroppo, si tolse la vita. Fu un durissimo colpo per tutti noi. Anni dopo, nella Nuova Orchestra Italiana, entrò suo figlio Giordano Esposito, ricoprendo proprio il ruolo del padre. È stato un evento del tutto casuale, ma toccante e carico di significato (si commuove, ndr)».

Il 12 agosto sarete a Lamezia Terme. Qual è il legame della Nuova Orchestra Italiana con la Calabria?

«Siamo stati almeno due o tre volte in Calabria con Renzo Arbore. Personalmente, sono un estimatore della Calabria. La mia compagna è calabrese. In passato, facendo diverse serate, ho girato questa Regione in lungo e in largo, scoprendo paesi bellissimi. Come non si fa a notare queste terre meravigliose? Invito i calabresi ad assistere al nostro spettacolo, a darci sempre più forza perché gli artisti non esistono senza il pubblico e a continuare a “sognare”. D’altronde, quando si ascoltano belle cose si finisce per uscire dalle problematiche quotidiane».

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