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Doris Lo Moro

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Doris Lo Moro è pronta a scendere di nuovo in campo e annuncia di essere disposta a candidarsi alle primarie per la presidenza della Regione


LAMEZIA – Il passato, il presente e il futuro di Doris Lo Moro. L’ex magistrato, sindaca, assessore regionale e senatrice ritorna alla politica, valutando anche una possibile candidatura alle primarie per la presidenza della Regione.

Cosa pensa di queste riforme, premierato e autonomia differenziata?

«Io sono stata per lunghi anni capogruppo per le riforme costituzionali e so quanto sia difficile arrivare fino in fondo in queste materie, la sorpresa è stata l’approvazione a distanza di poche ore di due leggi. A voler essere generosi, il premierato nasce per dare potere al premier e raccoglie anche dei consensi perché parla alla pancia del paese».

Si ridimensiona il ruolo del Capo dello Stato?

«Non c’è dubbio che il premier eletto direttamente dai cittadini toglie al Capo dello Stato non solo prestigio ma anche potere».

E l’autonomia differenziata?

«L’autonomia differenziata è un’attuazione di una delle norme della Costituzione che sono state modificate dal centrosinistra e che tra l’altro sono state anche approvate con un referendum popolare confermativo, quindi non si può parlare di incostituzionalità. Io penso che bisognerà procedere a un vero e proprio referendum abrogativo. Oggi l’autonomia differenziata non è più una semplificazione ma è la possibilità di intervenire su alcune materie in maniera diversa di quello che possono permettersi altre regioni, è vero quando si dice che poi bisognerà garantire uniformità dei Lep che dovranno essere stabilite in una seconda fase. Ma con quali soldi si fanno poi? Questo è il punto dolente».

Il presidente della Regione è pressato dalle opposizioni in Consiglio regionale per impugnare la legge.

«Non si capisce perché Occhiuto è uscito allo scoperto adesso, ci ha tenuto tanto a fare il vicesegretario nazionale di Forza Italia ma se non ha potere politico perché affaticare la propria immagine, la propria figura, con due cariche che non sono state utili alla nostra causa. A proposito del referendum che dovremmo andare sottoscrivere, credo che avrebbe delle chance di riuscita a notevoli».

Perché è tornata nel Pd?

«Il mio ritorno è dovuto al fatto che ho avuto un ruolo nel parlamento, nello specifico nel Senato e di particolare delicatezza perché ero capogruppo delle riforme che io poi non ho votato, quando ho discusso la legge elettorale ho cercato di dimostrare la sua incostituzionalità, non ho ritenuto di poter restare al mio posto».

Poi lei è passata ad Articolo 1.

«Non so se ho fatto bene o male a sottoscrivere la scissione perché poi si è rivelato un errore politico per come sono andate le cose. Siccome penso che gli errori si pagano quando mi è stato chiesto anche di candidarmi alle elezioni politiche con Articolo 1 per il ruolo anche che avevo svolto di livello nazionale, ho ritenuto di non candidarmi con una legge che avevo contestato, altri invece hanno usufruito di quella leggerezza. Ho ritenuto anche di mantenere una posizione di riserva non solo per rispetto al Pd, ma anche perché doveva passare del tempo e sia perché io sono rientrata in magistratura come responsabile della protezione dei dati del Ministero della Giustizia».

Il Pd calabrese?

«Con il Pd calabrese ho avuto contatti in maniera molto veloce, anche con il segretario della federazione provinciale. Non ho partecipato alla conferenza programmatica perché non ho visto un’attenzione che ordinariamente si dà a un ex parlamentare, avrei voluto dire la mia ma non ho bisogno di essere necessariamente protagonista, la disponibilità non si impone e oggi vedo tanti politici che si impongono prima ad ascoltare. Mi sono trovato in tante contraddizioni come quella di avere votato la segretaria Schlein alle primarie, ho dato fiducia ad una donna giovane che porta avanti battaglie. Non ho sostenuto Bonaccini come invece le persone con cui oggi localmente mi relaziono in maniera assolutamente tranquilla».

Nel Pd contrasti infiniti.

«Le discussioni politiche non possono diventare sempre contrasto. Io non rivendico nulla, in altri tempi quando per esempio si è parlato della scelta del candidato alla presidenza della Regione, ci sono stati tutti quegli ondeggiamenti, prima di arrivare alla candidatura della nostra concittadina, e mi sono chiesta come mai non mi veniva chiesto un parere su quello che stava succedendo. Era la fase di Letta. Io dal Partito ho avuto tanto quindi sono disposta, se serve, a lavorare ma in maniera pacifica, corretta e senza contrasti, non perché mi spaventino di contrasti perché io sono stata anche assessore alla Sanità molto contrastata anche all’interno del Pd e non mi sono mai spaventata di avere gente contro, però avevo dei ruoli».

Come l’assessorato regionale alla sanità?

«A Lamezia io ho pagato l’accorpamento dell’Asl. Loiero, che era presidente della Regione, disse ad altri che mi aveva avvertito, ma l’assessore alla sanità non si avvisa. Sono stata l’assessore alla Sanità dopo il delitto Fortugno. Ho passato due anni e mezzo di inferno, quando tutti avevano paura io viaggiavo blindata.Ho preferito pagare il prezzo di restare fino all’approvazione del Piano sanitario perché c’era già stato qualche politico che diceva che non ero in grado di fare il Piano che, invece, è ancora l’unico Piano approvato da una Giunta».

Cosa c’è di vero su una sua ipotetica candidatura a sindaco, 31 anni dopo il suo primo mandato?

«Ho avuto contatti con il Pd locale perché l’ho visto vivace in senso positivo. Nessuno mi hai proposto la candidatura a sindaco, ma questo non significa che non se n’è parlato. Non c’è stato un sindaco che mi abbia coinvolto in una cosa, eppure come sindaco credo di aver operato decorosamente come hanno detto in tanti. Mi chiedo: Fai delle manifestazioni ma qualche volta la potresti anche chiamare? Ma in questo destra e sinistra sono stati sulla stessa posizione e non è che io mi sento sola per questo».

Quindi è disposta a candidarsi a sindaco di Lamezia?

«Ho detto che io sono disponibile a lavorare sia a livello regionale che locale per vincere anche le elezioni. E questo ha creato qualche aspettativa in persone che hanno detto “ma perché non approfittiamo della disponibilità?”. Si è molto diffusa questa cosa, lo avverto dai cittadini».

Appena è uscito il suo nome come probabile candidato a sindaco, una parte del Pd locale e non solo, si è agitato, forse preoccupato. E’ così?

«Si sono acuiti i contrasti senza che io abbia chiesto nulla. Avere la paura, la preoccupazione significa essere fragili, c’è molta fragilità in giro. Quello che posso dire io con sincerità e che intanto mi auguro che queste fragilità siano superate, ho trovato gli organismi del Pd lametino piuttosto compatti e questo non può che farmi piacere, ho partecipato a più di una manifestazione, ultimamente anche a una manifestazione politica con De Caro dove li ho trovati partecipi. Questa è la vita di un partito politico».

Addirittura contro il segretario cittadino del Pd, Gennarino Masi, c’è stato il “mercato delle tessere”.

«Sono molto stupita della lettera soprattutto perché firmata anche di importanti figure istituzionali entrate nel partito molto recentemente e faccio riferimento alla consigliera regionale. L’approccio con un partito le cui dinamiche conosci magari meno di altri, dovrebbe essere un pò più cauto. Io credo che lei abbia tutto il diritto e anche la possibilità di partecipare attivamente alla vita del partito di Lamezia e della Regione, ma non ha bisogno di imporsi anche perché ha un ruolo che glielo consente. Quindi non ci agitiamo perché c’è posto per tutti».

Anche perché le elezioni comunali sono vicine e c’è il rischio che tutto il centrosinistra ci arrivi nuovamente diviso.

«Io sarei molto più attenta alle divisioni nel senso di sanarle. L’altro giorno ho partecipato a un’iniziativa sull’Autonomia differenziata in cui c’erano più blocchi di persone. Era impressionante. Ma non si può fare così, perché probabilmente chi non ha fatto politica a sufficienza non capisce che le antipatie personali non c’entrano con la politica. Non abbiamo consiglieri comunali e di questo, per esempio, non si è discusso sufficienza. Nel Pd tutti insieme dovrebbero anche parlarsi. Se qualcuno invece fa qualcosa l’altro cerca di impedirglielo».

Ma quindi un’eventuale candidatura a sindaco la prenderebbe in considerazione?

«Io non sono tornata nel Pd per chiedere questo, assolutamente, quando qualcuno me ne ha parlato ho subito detto che non è questa la mia intenzione. Detto questo, quando vedo che si agitano in tanti mi preoccupo e dico: “ma allora forse era la cosa giusta?”. E non ho una risposta in questo momento, certamente potrei essere interessata a ruoli diversi. Se uno mi chiedesse cosa vorresti fare, direi, per esempio, che se ci fossero le primarie per il candidato alla presidenza della Regione parteciperei volentieri».

E dell’amministrazione Mascaro cosa pensa?

«La città è allo sbando. E’ amministrata in maniera non accettabile per quelli che sono anche i servizi. Oggi ha una importanza sottodimensionata, sottovalutata».

La politica cittadina è confusa. Tanti “cambi di casacca” con nonchalance. Cosa ne pensa?

«Sono successe tante cose che non sembrano normali. In questa città c’è un sottobosco politico in cui si innestano meccanismi di compartecipazione ad associazioni, a luoghi dove si guadagna, non si guadagna, dove non si sa bene che cosa si fa e per cosa si fa. Le dimissioni dei due ex assessori Gargano e Bambara mi sono sembrate una toppa agli errori. Pino Zaffina era del Pd, è stato assessore con Speranza, uno di quelli che ha condizionato nel bene e nel male la politica del Pd, e ora è con la maggioranza di centrodestra. La trovo questa una situazione irrecuperabile dal punto di vista politico e non riesco a capirla. Ma la verità è un’altra, che ci vuole più etica anche nella politica, basta con i pacchetti di voti. Io ho visto anche adesso la dottoressa Spinelli diventata assessore dopo aver tanto criticato la Giunta Mascaro. Cioè ci sono cose nella politica di questa città che non sono proprio ordinarie. Questo è il segno dello sbando».

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