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Telesca si difende dalle accuse sulle commesse comunali alla ditta che sta ristrutturando il suo palazzo. Levata di scudi anche sui collaboratori di Smaldone: «Mille euro all’anno per un servizio migliore»


POTENZA – «Come amministratore non ho potere di determinare la scelta degli uffici, che invece scelgono in modo rotativo le ditte a cui far riferimento. Di ditte che lavorano sulla città ne conoscono tante, non per questo le ditte non devono più lavorare su Potenza».
Ha replicato così il sindaco Vincenzo Telesca, ieri mattina (22 gennaio 2025) in consiglio comunale, alle polemiche per le commesse comunali arrivate nelle ultime settimane, senza gara, a ditte a lui vicine.
Il primo cittadino ha parlato, in particolare, dei lavori stradali affidati alla ditta di Rocco Pace, che sta ristrutturando il palazzo acquistato assieme a sua moglie in piazza Matteotti, nel 2022, dove dovrebbe aprire i battenti un residence ipertecnologico.

«Il sindaco e gli assessori non fanno affidamenti, gli affidamenti li determinano gli uffici». Così ancora Telesca rinfacciando alla minoranza, che aveva posto una questione di «opportunità», una commessa affidata due giorni prima delle elezioni comunali di giugno. Sempre senza gara in quanto di importo inferiore alla soglia legale dei 140mila euro. Come pure, in maniera un po’ più velata, la presenza nell’ex giunta comunale di un assessore, Alessandra Sagarese, coniugata con un imprenditore, Mancusi Mancusi, che sta realizzando il nuovo impianto meccanizzato comunale di via Cavour. Per quanto a seguito di regolare gara europea.
Ne è seguito un acceso scontro con il capogruppo FdI in consiglio comunale, Antonio Vigilante, che ha negato di aver mai sostenuto che fosse stato il sindaco a disporre l’affidamento alla ditta Pace, ribadendo l’inopportunità dello stesso.

Nella seduta del Consiglio comunale di ieri il primo cittadino ha replicato anche a un’interrogazione presentata dall’opposizione sui collaboratori contrattualizzati dal presidente del consiglio comunale, Pierluigi Smaldone.
«In passato ricordo che gli amministratori avevano persino autisti e relative auto di servizio». Ha ironizzato Telesca. «Esiste una dotazione finanziaria che permette a gruppi e organi consiliari una propria autonomia relativa alle spese. E, nel caso di specie, si tratta di 1.000 euro l’anno, la dotazione organica carente implica difficoltà alle quali si è inteso sopperire attraverso questo incarico di collaborazione (…) Un utilizzo di fondi per fornire un miglior servizio alla comunità attraverso i servizi del Consiglio»

Di «post verità» ha parlato, invece, Smaldone, contestando all’opposizione di aver presentato un’interrogazione senza informarsi preventivamente sulla questione.
Contro l’operato del presidente del consiglio comunale sono tornati a intervenire, ad ogni modo, i fuoriusciti del suo gruppo, “Potenza ritorna”, incalzandolo sui curricula dei collaboratori.
«Quando Smaldone in campagna elettorale parlava di “ritorno” dei giovani e del merito – si legge in una nota di “Potenza non ritorna 2029” – probabilmente si riferiva ad un ritorno alle politiche degli anni Ottanta, oppure si ispirava ai film di Checco Zalone e Cetto La Qualunque».

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