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Le nostre strane paure sembrano degli autentici scioglilingua ma ci fanno compagnia da sempre e non risparmiano nessuno, neanche eroi, geni e i grandi talenti: ognuno ha il suo momento fragile e le sue fobie.


Più che una parola è un rompicapo che spaventa. Che cos’è? È la Hipopotomonstrosesquipedaliofobia (abbreviata sesquipedaliofbia): la paura delle parole lunghe o complesse. Un’avversione che impedirebbe a chi ne soffre di leggere o pronunciare persino il nome della propria fobia per quanto prolungato e complicato è. L’etimologia spiega. Il termine a volte con la prima p doppia, deriva dal greco e unisce hipopoto (grande), mostro (mostruoso), sesquipedali (espressione latina che deriva dalla metrica e che vuol dire lungo un piede e mezzo) e phobos (panico, paura). Da questa parola e dalla sua origine si può partire per consultare un ipotetico dizionario di quei termini simili a misteriosi “scioglilingua” dietro cui si celano le fobie più strane. Senza lambire il campo medico – scientifico (psicologia, psicoanalisi, psichiatria e non solo) a cui spetta analisi, diagnosi e terapie, si può provare a raccontare le paure più insolite attraverso le parole che le descrivono, l’etimo da cui derivano, i personaggi e le curiosità a cui sono legate. 

QUANDO FOBIE E PAURE PIÙ STRANE CONDIZIONANO ANCHE LA VITA DI EROI, GENI E TALENTI

Il lessico in questa storia è il filo di Arianna per entrare nei labirinti delle nostre fragilità. Queste fobie bizzarre come e quanto i loro nomi, sono una sorta di cartina di tornasole e ci raccontano per prima cosa che di aver paura capita a tutti. Non ne sono esenti insospettabili personaggi entrati nella Storia e persone comuni. La paura è una livella, per dirla con Totò. Ci fa umani come sbagliare, cadere, incespicare, balbettare di fronte agli ostacoli, coprirsi gli occhi davanti ai fantasmi, girare le spalle agli imprevisti o tirar su le coperte per mettersi al riparo dagli incubi che ci sorprendono ad occhi chiusi e ad occhi aperti.

L’avversione istintiva per qualcosa può condizionare il nostro quotidiano nel breve o nel lungo periodo, come pure i rapporti interpersonali. Le fobie – anche a nostra insaputa – raccontano molto di noi allo specchio e di noi agli altri e fanno il paio con la nostra unicità. Dietro c’è un’umanità messa a nudo da intercettare attraverso parole tutte legate dal termine fobia: «quell’irrazionale e persistente paura e repulsione di certe situazioni, oggetti, attività, animali o persone, che può, nei casi più gravi limitare l’autonomia del soggetto come nel caso dell’evitamento, ma che non rappresenta un reale pericolo per la persona», come è stata definita. 

LA CALLIGINEFOBIA È UNA DI QUELLE FOBIE CHE SFIDANO LA LOGICA, COME LE PAURE DI GIULIO CESARE E ALESSANDRO MAGNO

Le fobie insolite sono diverse. Eccone alcune tra le più bizzarre. Avreste mai pensato, ad esempio, che una donna bella da paura (è il caso di dire) possa scatenare al sol vederla la Calliginefobia?Conosciuta anche come venustrafobia, (dal nome della dea Venere), la Calliginefobia da kalós, (bello) e ghinè (donna ) indica il terrore che pervade alcuni uomini, al cospetto di una donna molto bella. Niente a che spartire con la Misoginia (avversione per le donne) o con la Ginefobia (paura delle donne, in generale). Di calliginefobia pare soffrisse Abraham Lincoln, sedicesimo presidente degli Stati Uniti d’America. E se a Giulio Cesare viene ricondotta la paura per gli insetti a cominciare dalle mosche e dalle formiche, ad Alessandro Magno viene attribuito il più “banale” terrore dei gatti che lo accomuna a Napoleone Bonaparte. E Gaio Giulio Cesare Germanico per la Storia Caligola? L’imperatore romano soffriva di Ceraunofobia: la fobia per i tuoni e fulmini. 

Singolare poi è la fobia di Alfred Hitchcock. Si racconta che il regista di Psyco, maestro del brivido capace di impietrire gli spettatori anche senza far vedere spargimento di sangue alcuno, venisse colto dall’ansia di fronte a oggetti dalla forma tondeggiante e sudasse freddo alla vista di un uovo. «Sono l’uomo più pauroso e più vigliacco che mai le capiterà di incontrare (…) Ho paura di tutto: dei ladri, dei poliziotti, della folla, della domenica (…)», confessò Hitchcock in un’intervista a Oriana Fallaci durante il festival di Cannes del 1963 in occasione dell’anteprima del film Gli uccelli. «E poi ho paura delle uova. Anzi, più che paura, disgusto. Quel coso bianco, tondo, senza buchi, che poi si rompe e dentro c’è un coso giallo, tondo, senza buchi… Brrr! Ha mai visto niente di più orrendo di un tuorlo d’uovo che si rompe e spande il suo liquido giallo? Il sangue è allegro, è rosso. Ma il tuorlo è giallo, schifoso. Non l’ho mai assaggiato (…)». 

LE FOBIE NON RISPARMIANO NESSUNO: NEPPURE L’AUTORE DEI PROMESSI SPOSI

Su Alessandro Manzoni si riportano diverse paure. Una tra queste è davvero singolare: la Limnofobia. L’autore dei Promessi Sposi aveva paura delle pozzanghere. C’è chi ricorda come «la sua paura, non si limitava solo alle pozzanghere, ma si estendeva anche ai corsi d’acqua, ai luoghi umidi e alle superfici riflettenti, come si racconta nei diari e nelle testimonianze di chi lo frequentava. Secondo gli storici, questa paura potrebbe avere radici in un episodio traumatico che Manzoni avrebbe vissuto in gioventù». «Tale fobia influì sulle sue abitudini: Manzoni evitava le passeggiate all’aperto dopo la pioggia e preferiva circondarsi di spazi chiusi e sicuri. Era molto meticoloso nel pianificare i suoi spostamenti, e si assicurava che le strade fossero asciutte, specialmente quando camminava per le vie di Milano».

Altro giro, altra fobia, altro personaggio. Si chiama Rupofobia (dal greco «sudiciume») la paura ossessiva dello sporco. Il soggetto che ne è vittima compie ripetutamente l’atto della pulizia su sé stesso (ad esempio il lavaggio continuo delle mani) o sull’ambiente che lo circonda (ad esempio la casa). Rupofobico era Winston Churchill, dello statista inglese si racconta trascorresse ogni giorno molte ore nella vasca da bagno. La Tafofobia, la paura di essere sepolti vivi, ha accomunato lo scrittore danese celebre soprattutto per le sue fiabe Hans Christian Andersen, Edgar Allan Poe maestro dei racconti del mistero, dell’incubo e del terrore e il celebre compositore e pianista polacco Fryderyk Chopin. 

DI PAURE IN FOBIE C’È ANCHE ALL’ANCROFOBIA: TANTI NE SOFFRONO MA POCHI LO SANNO

Di fobia in fobia la narrazione si infittisce. Difficile la vita all’aria aperta, ad esempio, per chi ha paura del vento. Sì, esiste anche questa paura e si chiama Ancrofobia. È definita, invece, Omfalofobia la fobia degli ombelichi. Poco importa se è il proprio o quello degli altri. Anche qui, basta solo vederlo scoperto per andare in tilt. Come se non bastasse c’è anche la Geniofobia: la paura dei menti dei visi. E qui la cosa si complica perché se per evitare di vedere l’ombelico basta coprirlo o dribblare luoghi a rischio come spiagge e docce, come si fa a evitare di vedere il mento?

 Non mancano le persone afflitte dalla paura del burro di arachidi per le quali l’ innocua, deliziosa crema da spalmare ricavata dai semi tostati e macinati, si trasforma in un incubo. Loro, lottano contro l’Arachibutirofobia. Chi ne soffre non teme l’alimento in sé, quanto il fatto che resti appiccicato sul palato. E chissà come commenterebbe la cosa, George A. Bayle jr un farmacista di Saint Louis, che alla fine del XIX secolo inventò questo alimento come sostituto proteico della costosa carne! Tra le paure più strambe c’è una tripletta che la dice lunga: Xantofobia, Linonofobia e Antofobia. Rispettivamente si tratta della paura del colore giallo, di quella degli spaghi o dei fili e dei fiori.  

NEL DIZIONARIO DELLE FOBIE ANCHE QUELLA D’ESSERE OSSERVATO DA UN’ANATRA, TRA LE PAURE DI GARY LARSON

E veniamo all’Anatidaefobia: paura persistente e ingiustificata che un’anatra in qualche punto imprecisato ci stia guardando. La descrizione la si trova, ad esempio, su Wired Italia. « ‘Da qualche parte, per qualche motivo, un’anatra ti osservà. È così che viene descritto l’oggetto di questa fobia da Gary Larson, l’uomo che ha coniato il termine che descriverebbe la paura di essere osservati da un’anatra. Una fobia realmente assurda, e in effetti inesistente: Larson è infatti un fumettista, e l’anatidaefobia nasce nella sua striscia comica “The Far Side”, accompagnata dal disegno di un uomo che lavora nel suo ufficio, mentre un’anatra lo osserva da una finestra di un palazzo vicino». 

E si potrebbe continuare con la Deipnofobia (paura delle conversazioni a tavola), la Eisoptrofobia (paura delle immagini riflesse o dei fantasmi nello specchio); la Pogonofobia (paura della barba); la Anginofobia (paura di deglutire e restare soffocati da piccole parti di cibo) di cui pare soffrisse il filosofo della Critica della ragion pura, Immanuel Kant. E ancora la Atelofobia, termine che contiene atelos (dal greco imperfetto) ed è la paura persistente di fare errori o di non essere abbastanza perfetti nelle azioni o nelle decisioni. Paure più o meno insolite con cui bisogna far di conto immaginando il giorno in cui spariranno dal radar delle nostre vite. Allora sì che non tireremo più su le coperte davanti a certi incubi passati e presenti. 

IL DIZIONARIO DELLE PAURE UMANE, TRA ANSIE MODERNE E FOBIE ANCESTRALI, SI AGGIORNA DI SECOLO IN SECOLO

A ripercorrere la storia dell’umanità, infatti, anche le paure si sono trasformate nei secoli. Alcune sono rimaste inossidabili, altre sono scomparse altre si sono aggiunte e sono figlie dei tempi moderni. Un esempio? La Nomofobia: la paura (incontrollata) di rimanere senza il cellulare o fuori dal campo di ricezione. In sintesi sconnessi dalla rete di telefonia mobile. Il termine (comprende un prefisso inglese, abbreviazione di no-mobile) è stato coniato in occasione di uno studio commissionato a YouGov, un ente di ricerca britannico, da Stewart Fox-Mills, responsabile del settore telefonia di Post Office Ltd. I livelli di stress provocati dalla Nomofobia sono paragonabili a quelli della “tremarella del giorno delle nozze” o a quelli di quando si va dal dentista, ha rilevato tra le altre cose lo studio in questione. Chi l’ha provata anche solo una volta, ne sa qualcosa.

LA FOBOFOBIA: LA FOBIA MADRE DELLE FOBIE E DELLE PAURE

Insomma a ciascuno la sua fobia senza dimenticare la regina madre: la Fobofobia, fobia della paura o anche fobia dell’avere una fobia. Un gioco di parole? Molto, molto più. Arginarne gli effetti non è semplice ma si può seguire il consiglio che arriva da Roosevelt il quale nel momento più grave della crisi americana del 1929, pronunciò una frase divenuta celebre: «L’unica cosa di cui aver paura è la paura stessa». Non quella paura che rientra tra le emozioni primarie degli esseri viventi ed è vista come un meccanismo di difesa. Un campanello che suona, mette in guardia dai pericoli e spinge alla sopravvivenza. Questa, però, è un’altra storia e ci porterebbe indietro nei secoli. Fino agli esordi dell’umanità!

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