L'aula del Senato
3 minuti per la letturaNON ripercorro nella loro complessità tutti i temi dell’incontro dell’associazione riformista Libertà Eguale a Orvieto. Mi limito solo a riprendere un punto chiave dell’introduzione di Giorgio Tonini, secondo il quale non ci può essere una doppia verità per la quale quando i riformisti stanno al Governo si pongono giustamente i problemi di aggiornamento istituzionale, mentre quando sono all’opposizione sono tentati dal ripiegare su una mera difesa dello status quo. Sviluppo questa giusta tesi solo in relazione al dibattito sulla forma di governo, che è per ora declinato male dalla maggioranza, con lo slogan sul presidenzialismo che si lega a contenuti confusi.
Esiste un’alternativa razionale al presidenzialismo, la cui denominazione più convincente è forse quella di premierato, anche se si possono usare altre definizioni, come neo-parlamentarismo o modello primo-ministeriale. Con queste definizioni si fa riferimento al funzionamento delle democrazie parlamentari consolidate nelle quali si ha di norma un solo Governo di legislatura che può rivendicare anche una legittimazione popolare, dal momento che lo presiede il leader indicato prima del voto dall’unico partito che compone la maggioranza o, in caso di coalizione, dal leader del primo partito di essa. Quasi tutte le democrazie parlamentari stabilizzate funzionano così e questo è particolarmente utile anche per il ruolo dei Primi Ministri nei Consigli europei, assicurando un’importante continuità. Il punto è: come si fa ad importare questo funzionamento dove il sistema dei partiti in partenza è più frammentato, dove le forze politiche fanno fatica a stipulare accordi di legislatura?
Questa è la situazione italiana ben verificabile nella scorsa legislatura con tre esecutivi molto diversi e con nessun Presidente del Consiglio che fosse stato presentato prima come tale agli elettori. Le ipotesi per far funzionare l’Italia stabilmente come un modello a Premierato sono sostanzialmente due, molto diverse tra di loro, con un unico elemento costante e, credo, condiviso da tutti: solo una Camera dovrebbe dare la fiducia, o differenziandole oppure affidando il rapporto fiduciario al Parlamento in seduta comune. Una prima, il Premierato formalmente elettivo, conseguirebbe l’obiettivo, ma va criticata come troppo rigida ed estrema. Essa consisterebbe nel riprodurre puramente e semplicemente il sistema vigente per Comuni e Regioni: premio di maggioranza e meccanismo del simul stabunt simul cadent tra Parlamento e Governo. Troppo rigida perché potrebbero darsi dei casi in cui per il livello di Governo nazionale potrebbe essere più opportuno, anche solo per poco tempo, dare vita a un nuovo esecutivo anziché votare. Non è un problema per Comuni e Regioni, ma può esserlo per il Governo nazionale. Troppo estrema perché comprime troppo il ruolo del Capo dello Stato, che non ha un corrispettivo in Comuni e Regioni.
La seconda è di Premierato flessibile, già puntualmente individuato e ricostruito nel Rapporto finale del lavoro della Commissione di esperti del Governo Letta. Anzitutto il sistema elettorale deve essere risolutivo, individuando chiaramente un vincitore, facendo “emergere da una sola consultazione degli elettori la maggioranza parlamentare e l’indicazione del Presidente del Consiglio, in modo da incorporare la scelta del leader nella scelta della maggioranza“.
Meglio quindi un sistema elettorale a premio: del resto la Corte costituzionale ha riconosciuto la legittimità di un premio che porti al 54% dei voti qualora si ottenga almeno il 40% dei voti. Quindi le norme sulla forma di governo e nello specifico il principale deterrente alle crisi, il potere di scioglimento anticipato, devono essere attentamente modulati tra il Primo Ministro e il Presidente della Repubblica, senza creare squilibri, in modo tale che non sia agevole far cadere chi abbaia avuto la legittimazione elettorale.
Su questo delicato aspetto tecnico il rapporto degli esperti formula una serie di ipotesi diverse, tutte prese dalle democrazie parlamentari consolidate e interne alla logica del Premierato flessibile, quella che appare obiettivamente la più efficace ed equilibrata.
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