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Silvio Berlusconi

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DOPO una lunga giornata di attesa Silvio Berlusconi rinuncia a correre per il Quirinale. La notizia la danno nel corso del vertice del centrodestra, svoltosi ieri in serata in videoconferenza, il vice presidente e coordinatore nazionale, Antonio Tajani, e la senatrice Licia Ronzulli, che hanno letto una breve nota dell’ex premier agli alleati. La notizia della rinuncia è arrivata come un fulmine a ciel sereno dopo che il leader di Forza Italia aveva comunicato di “non avere ancora deciso” nel corso della riunione con i tre ministri azzurri (Renato Brunetta, Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini), i sei sottosegretari e i vertici del partito, in testa il coordinatore nazionale Antonio Tajani.

Durante lo zoom con la sua squadra più stretta, Berlusconi sembrava aver rimandato la decisione alla riunione dei grandi elettori di Forza Italia – 150 tra parlamentari e delegati regionali – convocata per l’ora di pranzo di lunedì 24, a meno di due ore dall’avvio del voto per il Colle. Ma il dietrofront è arrivato ben prima, nella serata di ieri. Berlusconi tuttavia non rinuncia alle sue ambizioni da king maker e dà un indirizzo molto chiaro: “Considero necessario che il governo Draghi completi la sua opera fino alla fine della legislatura per dare attuazione al Pnrr, proseguendo il processo riformatore indispensabile che riguarda il fisco, la giustizia, la burocrazia”.

Prima di lui era stato il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani ad anticiparlo: “la linea di Forza Italia è che nel governo non ci debbano essere né rimpasti, né nuovi ingressi”. Tutto il contrario delle aspettative di Matteo Salvini, che rientrerebbe volentieri al governo, e di Giorgia Meloni, che viceversa vorrebbe mettere la parola fine sull’esperienza di Mario Draghi a Palazzo Chigi.

Ecco perché tra il vecchio leader rimasto ad Arcore e i suoi alleati collegati da Roma restano, in tutti i sensi, diversi chilometri di distanza. “Sono davvero grato, dal profondo del cuore, alle molte migliaia di italiane e italiani che, in questi giorni, mi hanno manifestato affetto, sostegno e incoraggiamento da quando il mio nome è stato indicato per la presidenza della Repubblica. Sono grato in particolare alle forze politiche del centrodestra che hanno voluto formulare la mia candidatura, ai tanti parlamentari di tutti gli schieramenti che hanno espresso il loro appoggio”, dichiara nella nota finale Silvio Berlusconi.

Come in tanti avevano previsto, il leader di Forza Italia era alla ricerca di una rilegittimazione. Al punto da non farne una questione di numeri ma di opportunità. “Dopo innumerevoli incontri con parlamentari e delegati regionali, anche e soprattutto appartenenti a schieramenti diversi della coalizione di centrodestra, ho verificato l’esistenza di numeri sufficienti per l’elezione. È un’indicazione che mi ha onorato e commosso” chiarisce il Cav. Si tratta, insomma, di un beau geste: “Al di sopra di qualsiasi considerazione personale”, spiega Berlusconi c’è “sempre l’interesse collettivo”. E conclude: “l’Italia oggi ha bisogno di unità, al di là della distinzione maggioranza-opposizione, intorno allo sforzo per combattere la gravissima emergenza sanitaria, per far uscire il paese dalla crisi”.

Per tornare a terra, bisogna ricordare che, allo stato, il centrodestra dispone di 197 grandi elettori della Lega, 129 di Fi, 58 di Fdi, 31 di ‘Coraggio Italia-Cambiamo-Idea’, 5 di ‘Noi con l’Italia’ ai quali si aggiungono i 33 delegati regionali. In tutto fa 453. Questi voti – che, questa è la verità, non erano affatto sufficienti a portare Berlusconi al Colle – entrano ora nel calderone dell’aula in attesa di nuovo ordine.

Quale sarà questo nuovo ordine? Nel comunicato di ieri, Berlusconi precisa: “Da oggi lavoreremo con i leader del centro-destra -che rappresenta la maggioranza nel Paese ed a cui spetta l’onere della proposta – per concordare un nome in grado di raccogliere un consenso vasto in Parlamento”. Serve, continua il Cav, “una figura capace di rappresentare con la necessaria autorevolezza la Nazione nel mondo e di essere garante delle scelte fondamentali del nostro Paese nello scenario internazionale, l’opzione europea e quella atlantica”.

Nonostante il ritiro, tuttavia, è davvero difficile ipotizzare che Berlusconi abbia fatto un passo indietro per favorire un esponente del suo stesso schieramento: l’ex presidente del Senato Marcello Pera, l’attuale presidente Maria Elisabetta Casellati o il neopresidente del Consiglio di Stato Franco Frattini non pare che rientrino tra i suoi desiderata. Sullo sfondo resta così aperta l’opzione di emergenza di un Mattarella bis.

Nonostante la ferma ritrosia dell’attuale capo dello Stato – che, non a caso, ha fatto sapere che seguirà gli scrutini del voto dalla sua casa di Palermo – il partito del rinnovo è sempre molto forte nei due schieramenti. Soprattutto nel centrosinistra che proprio oggi dovrebbe tenere un nuovo vertice a tre tra Enrico Letta, Giuseppe Conte e Roberto Speranza. Tutti consapevoli che il Movimento Cinque stelle è in grande difficoltà e che i suoi gruppi parlamentari sono del tutto ingovernabili nel segreto dell’urna. E che nel Pd, benché il segretario sia lo sponsor più convinto di Draghi, la maggioranza delle correnti nicchia abbastanza apertamente. Ecco perché, per mantenere tutto com’è, Silvio Berlusconi potrebbe puntare proprio sulle paure dei grillini per lasciare Mattarella al Quirinale e Draghi a Palazzo Chigi. E cristallizzare così la leadership sul centrodestra.


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