Il ministro Franceschini a Napoli
6 minuti per la letturaNAPOLI capitale della cultura permanente del Mediterraneo. La consacrazione della città simbolo del Mezzogiorno d’Italia arriva direttamente dal ministro della Cultura, Dario Franceschini, nel corso dell’inaugurazione del nuovo museo di Intesa Sanpaolo in via Toledo. Un evento che era stata preceduto dalla cerimonia di consegna delle chiavi della città di Pompei dell’amministrazione comunale al ministro.
«Pompei è la dimostrazione per l’Italia intera che quando le Istituzioni, sia quelle nazionali che europee, credono fino in fono in un progetto, lavorano e fanno squadra, ottengono dei risultati inimmaginabili. Questo dobbiamo tenerlo ben presente anche adesso per affrontare e vincere la sfida dell’investimento dei fondi del Pnrr, facendo nei tempi e seguendo le procedure, tutto quello che ci siamo impegnati a fare» ha detto il ministro.
«Napoli ha un grande passato ma anche un futuro sicuro. Qui i turisti del mondo trovano quello che vogliono, un’esperienza autentica e vera. Napoli è sicuramente una capitale del futuro e investendo in cultura investe su se stessa. Oggi più che mai – ha aggiunto Franceschini – Napoli è protagonista nel mondo».
Dopo il patto per Napoli siglato dal governo che ha evitato il crac finanziario dell’ente, Napoli inizia a volare sempre più in alto. «Napoli ha un grande passato e un grande futuro – ha detto ancora Franceschini – Qui i turisti del mondo trovano quello che vogliono, un’esperienza autentica e vera. Napoli è una capitale del futuro, investendo sulla cultura investe su sé stessa». Franceschini ha inoltre visitato la galleria borbonica accompagnato nel percorso, dal sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, e l’assessore al Turismo, Teresa Armato. «È un luogo unico al mondo che unisce storia e innovazione. È stata una scoperta, ne avevo sentito parlare ma non l’avevo mai visitata. È bellissima» ha sottolineato il ministro della Cultura.
Franceschini ha potuto vedere inoltre in anteprima un estratto della proiezione del documentario “Cave of forgotten dreams” del regista tedesco Werner Herzog in calendario da ieri al 22 nella Galleria Borbonica, nell’ambito del programma del Maggio dei Monumenti promosso dal Comune partenopeo. Intesa Sanpaolo ha inaugurato ieri un nuovo museo: le “Gallerie d’Italia – Napoli”, nel centrale e monumentale edificio storico dell’ex Banco di Napoli progettato dall’architetto Marcello Piacentini. Grazie al progetto e agli interventi, triplicano gli spazi di Palazzo Zevallos Stigliano, portandoli a diecimila metri quadri. Si tratta una riqualificazione architettonica di grande impatto che attualizza l’edificio senza snaturarne il pregio storico, realizzato da Michele De Lucchi (Amdl Circle), che trasforma gli spazi per esser fruibili secondo i moderni i criteri museologici e museografici. Le opere della collezione permanente napoletana, circa 700 dall’archeologia al contemporaneo: insieme a Caravaggio, Artemisia Gentileschi, Luca Giordano, fino a Giacinto Gigante e Domenico Morelli, un nucleo importante di opere di Vincenzo Gemito. Uno spazio, curato da Fabrizio Paolucci, è riservato alle ceramiche attiche e magnogreche della collezione Caputi, che per la prima volta vengono esposte al pubblico.
Napoli è l’unica città del Sud, insieme alle settentrionali Milano, Torino e Vicenza, a rientrare nel sistema museale di Intesa Sanpaolo. «Intesa Sanpaolo è vicina a Napoli, vicina alle esigenze della nostra città. Anche l’apertura di questo nuovo museo in via Toledo è un segnale importante – ha detto il sindaco Manfredi – Questo edificio, in continuazione con Palazzo San Giacomo, è stato restaurato completamente: abbiamo ora un polo museale di livello internazionale che arricchisce ulteriormente l’offerta artistica e culturale della città. Noi a Napoli abbiamo un un dialogo continuo con i vertici dell’istituto finalizzato a dare un naturale supporto al rilancio della nostra città su cultura, economia e turismo e per una migliore vivibilità».
Nel museo sarà esposta una selezione di dipinti e sculture di ambito napoletano e meridionale dagli inizi del XVII ai primi decenni del XX secolo, a partire dal capolavoro della collezione Intesa Sanpaolo, il Martirio di sant’Orsola di Caravaggio, oltre a nuovi itinerari dedicati alle ceramiche attiche e magnogreche e all’arte moderna e contemporanea.
L’apertura del sito museale partenopeo, a cui si aggiunge la nuova sede di Torino che è aperta al pubblico dal 17 maggio, costituisce un fondamentale passo di Intesa Sanpaolo nella promozione della cultura in Italia e nella valorizzazione del proprio patrimonio artistico formato da oltre 35 mila opere d’arte di proprietà, il cui valore economico è inserito a fair value nel bilancio dal 2017. Le “Gallerie d’Italia – Napoli” rappresentano a tutti gli effetti un luogo per la cittadinanza. Grazie al monumentale atrio d’ingresso che vive in simbiosi con la strada si stabilisce continuità e stretta connessione con lo spazio urbano. Cuore pulsante dell’edificio sarà il grande salone al piano terra dedicato alle mostre temporanee e alle grandi iniziative culturali con i migliori artisti e curatori internazionali. Da via Toledo si potrà accedere liberamente alla caffetteria-bistrot (di prossima apertura) e al bookshop. Tre aule didattiche, al primo piano, permettono l’ampliamento delle attività educative per le scuole e per pubblici specifici, sempre gratuite, che hanno rappresentato negli anni un elemento di fondamentale impegno da parte della Banca verso il territorio. Una nuova biblioteca con una raccolta di volumi del patrimonio librario di Intesa Sanpaolo, collegata al Servizio Bibliotecario Nazionale, offrirà a studiosi e appassionati l’opportunità di approfondire temi e aspetti legati alle opere delle collezioni e alle mostre temporanee del museo.
La Direzione del museo napoletano rimane affidata a Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo e Direttore delle Gallerie d’Italia, affiancato dal vice direttore Antonio Ernesto Denunzio. «Questo è lo strumento con cui si certifica il riconoscimento delle grandi realtà culturali internazionali, una cosa che ti fa prendere coraggio, ti fa rendere conto che la risposta dellacittà è forte e che la trasformazione di palazzi monumentali serve ad ampliare l’attività, ad aprirsi a territori, istituzioni culturali, associazionismo» ha detto Coppola. Un percorso che ha alle spalle un’ampia storia: «Tra le banche e l’arte e la cultura – ha aggiunto Coppola – non nasce oggi il rapporto. Nel nostro Paese c’è una storia di istituti di credito che crescevano nelle proprie comunità e nella crescita quotidiana, intercettando e sostenendo artisti con forme di mecenatismo assoluto. Questo 100 anni prima che l’attenzione di finanza si sviluppasse in tutto il mondo. Intesa Sanpaolo di oggi è il risultato di circa 500 banche con grandi fusioni e anche l’intesa con tante istituzioni finanziarie locali, come casse dei territori di istituti di credito territoriali. E’ chiaro che la crescita del gruppo registra anche una parte che fa parte del dna, della storia e per questo oggi c’è la collezione di oltre 35.000 opere nei musei aperti sui quattro musei nei territori, con cui si evidenzia una radice, dando sostanza e forza a una straordinaria storia identitaria italiana».
La prima esposizione temporanea ospitata nella nuova sede sarà la mostra conclusiva della XIX edizione di Restituzioni, il programma biennale di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio artistico nazionale che Intesa Sanpaolo conduce da oltre trent’anni in collaborazione con il Ministero della Cultura. Saranno esposte al pubblico le opere del patrimonio pubblico restaurate grazie a Intesa Sanpaolo nel triennio scorso (la pandemia ha dilazionato i tempi ma non ha fermato il progetto) appartenenti a siti archeologici, musei, luoghi di culto da tutta Italia.
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