Uno degli incendi delle ultime ore
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IN ATTESA della task force del governo per arginare gli incendi che stanno devastando il Sud causando morti e danni, la Coldiretti si è mobilitata per prestare i primi soccorsi agli agricoltori meridionali sotto attacco e che hanno pagato un pesante tributo di vite umane.
LA RETE DI AIUTI
La macchina della solidarietà è partita dalla Coldiretti Lombardia, ma a muoversi sono tutte le federazioni, e anche il Sud non colpito aiuta le aree devastate da incendi e afa. È stata lanciata infatti una raccolta di fondi per garantire aiuti concreti alle aziende danneggiate, a partire da quelle siciliane. Ma le fiamme stanno assediando anche Calabria, in particolare nell’Aspromonte, Sardegna e Molise.
Tutto il ricavato sarà devoluto alle aziende agricole in difficoltà a causa degli incendi. Servono infatti fieno, orzo e avena per garantire i pasti nelle stalle, ma anche attrezzature distrutte dalle fiamme. La situazione si aggrava di ora in ora. Tante perdite per le aziende e ora anche il rischio delle speculazioni. Oltre ai capi inceneriti, gli agricoltori sono costretti ad abbattere molti animali feriti. Che vengono pagati pochi spiccioli. Dopo il danno, la beffa.
La Coldiretti ha lanciato anche un invito alla prudenza agli agricoltori che si trovano in prima linea nelle aree devastate dalle fiamme e assicurano con la loro presenza e sorveglianza la tempestività di intervento da parte dei vigili del fuoco. Nella lotta agli incendi è determinante la velocità, e sono proprio gli agricoltori, ricorda Coldiretti, che creano sul territorio una rete naturale e diffusa di sorveglianza, senza la quale il conto delle devastazioni sarebbe molto più pesante. Ma la prima linea li rende particolarmente vulnerabili.
DANNI E SPECULAZIONE
È questa un’estate drammatica: i roghi sono più che triplicati nel 2021 rispetto alla media 2008/2020 anche per effetto dell’abbandono e della desertificazione delle aree rurali più interne e difficili. E i danni già oggi superano di molto il miliardo stimato finora. Ogni giorno si apre un nuovo fronte. Ora le aziende meridionali sono alle prese con un’altra emergenza legata alla raccolta del pomodoro, la cui produzione si concentra in Puglia e Campania.
La difficoltà nel reperire gli autotrasportatori sta mettendo a rischio quella parte di raccolto che ha resistito al caldo africano. Il 20% dell’oro rosso si è ustionato, il resto, se non si reperiranno conducenti e mezzi, marcirà nei campi. E manderà in fumo un business che solo di export vale circa 2 miliardi tra passate, sughi e pelati spediti in tutto il mondo, simboli della Dieta Mediterranea. Ancora una volta si teme che ad azionare i fili di questa situazione ci siano speculatori interessati a strangolare i produttori, costringendoli a cedere i prodotti a prezzi da fame.
Alcune industrie di trasformazione, dice Coldiretti, hanno già comunicato l’intenzione di abbassare le quotazioni rispetto a quanto pattuito. Con il rischio, inoltre, di favorire l’ingresso alle passate estere. L’import di derivati del pomodoro nei primi 4 mesi del 2021 ha già avuto un’impennata di oltre il 100%. E anche per salvare l’oro rosso l’organizzazione agricola sta scaldando i motori dei trattori per scendere sulle strade e garantire i trasporti. Senza interventi tempestivi infatti non si fermerà la chiusura delle aziende agricole. Il settore finora ha tenuto duro dando il meglio di sé nei giorni più duri della pandemia.
Le aziende non hanno mai rallentato il ritmo dell’attività garantendo prodotti di qualità e in abbondanza. Anche quando le frontiere erano chiuse e i consumatori premevano agli ingressi dei supermercati. Ma dopo un anno e mezzo difficilissimo e con settori provati dalla chiusura del canale Horeca e dell’export sono arrivati Lucifero e i roghi.
IL SOSTEGNO DAL RECOVERY
Ma se si abbandona l’agricoltura al suo destino si andrà esattamente nella direzione opposta a quella che il mondo intero intende imboccare e cioè lo sviluppo sostenibile. Senza agricoltura, senza una tenuta del territorio, senza una difesa dei pascoli e dei boschi non ci potrà essere una vera strategia green. L’ultima occasione è il Recovery plan. Accanto alle infrastrutture e ai grandi progetti bisognerà inserire le misure per l’agricoltura dal piano dei piccoli invasi ai contratti di filiera.
Senza dimenticare la legge contro i reati agroalimentari, la difesa del suolo e il controllo sulla piena attivazione delle nuove norme contro le pratiche sleali. Contro i cambiamenti climatici e gli eventi estremi, per ora, le armi sono spuntate, ma per arginare speculazioni e piromani le reti di protezione ci sono. D’altra parte sarebbe un suicidio non sostenere l’agroalimentare che, nonostante tutto, continua a macinare utili.
Nel 2021, secondo i dati Istat relativi ai primi sei mesi dell’anno, l’export ha sfondato quota 50 miliardi con un aumento dell’11,2%. Mentre si attende una ulteriore impennata per effetto della promozione esercitata dalla vittoria italiana agli europei di calcio.
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