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SCATTA da domani l’obbligo di Green Pass per l’accesso ad aerei e treni a lunga percorrenza con sanzioni pesantissime per i trasgressori. Andiamo con ordine. Essere in possesso del lasciapassare sarà necessario, innanzitutto, su tutti gli aerei adibiti a servizi commerciali per il trasporto di merci e di persone, indipendentemente dalla destinazione, nazionale o internazionale. Lo stesso vale per i treni dell’alta velocità, Intercity e Intercity Notte, per tutti i traghetti (esclusa la tratta dello Stretto di Messina), per i bus che collegano più di due regioni e per quelli adibiti a servizio di noleggio con conducente. Restano fuori dall’obbligo il trasporto locale (autobus, tram e metro) e gli aliscafi e traghetti che coprono i viaggi con le isole minori.
Per quanto riguarda le capienze consentite sarà del 100% sugli aerei (limite che scende all’80% nel caso delle navette che portano i passeggeri da o verso i velivoli) e dell’80% sui treni, a esclusione di quelli di Italo, che potranno occupare tutti i posti in carrozza per via dei filtri Hepa istallati a bordo. La verifica verrà effettuata, tendenzialmente, prima di salire a bordo e per i trasgressori le conseguenze saranno severissime, specie sui treni. La mancata esibizione della certificazione al controllore comporterà, innanzitutto, l’interruzione del viaggio per l’interessato che verrà isolato e poi costretto a scendere alla stazione successiva.
Seguiranno una multa compresa fra i 400 e 1.000 euro e il rischio di una denuncia alla Polizia ferroviaria. L’utente, poi, si impegnerà a comunicare tempestivamente l’eventuale comparsa di sintomi riconducibili al Covid entro otto giorni dal viaggio.
Misure contro cui protesteranno domani i No GreenPass pronti a occupare pacificamente le stazioni di oltre quaranta città italiane col rischio di generare disservizi nel trasporto ferroviario. Una manifestazione che, di fatto, rappresenta l’avvio di un autunno caldissimo sul fronte della lotta al Covid. Che dovrà fronteggiare l’emersione di nuove varianti. L’ultima si chiama C.1.2 ed è la diretta discendente di quella sudafricana. Temibile il ceppo originario e temibile anche quello derivato, individuato (per ora) in un numero circoscritto di Paesi (fra cui il Sud Africa), che potrebbe avere una superiore capacità di veicolazione rispetto al progenitore e avere una ulteriore ridotta sensibilità ai vaccini.
Le preoccupazioni emergono da uno studio, in attesa di di revisione paritaria, dell’Istituto nazionale sudafricano per le malattie trasmissibili e della Piattaforma per l’innovazione e il sequenziamento “KwaZulu-Natal”. La variante è stata scoperta lo scorso maggio, sorprendendo non poco gli scienziati che l’hanno individuata per la prima volta, perché deriva direttamente dalla variante C.1, osservata per l’ultima volta nel gennaio del 2021. E, tuttavia, l’ultimo ceppo, sostengono gli esperti, «è cambiato sostanzialmente» rispetto al suo progenitore ed è quella geneticamente più lontano dall’antenato comune di Wuhan. E’ qualcosa di nuovo, in sostanza, anche per questo fa paura. Attualmente C.1 circolerebbe in Sud Africa, Inghilterra, Cina, Repubblica Democratica del Congo, Mauritius, Nuova Zelanda, Portogallo e Svizzera. Ma gli scienziati ritengono che gli attuali dati sulla diffusione della variante possano essere sottostimati. E questo per la sua elevata capacità di trasmissione da un individuo all’altro. Basti pensare che, secondo lo studio, i casi in Sudafrica (individuati grazie al sequenziamento dei genomi) sono passati dallo 0,2% di maggio, all’1,6% di giugno al 2% di luglio.
Secondo gli esperti l’emersione di nuovi ceppi può essere frenata con l’intensificazione della campagna vaccinale a livello globale. Sul punto ieri è suonato un nuovo allarme dell’Organizzazione mondiale della sanità. «Nelle ultime sei settimane – ha sottolineato il direttore europeo dell’Oms, Hans Kluge – le vaccinazioni sono diminuite del 14%, a causa di una mancanza di accesso ai vaccini in certi Paesi e la mancanza di un’accettazione della vaccinazione in altri». Kluge ha esortato ad aumentare la capacità di produzione e a condividere le dosi disponibili mettendo da parte eventuali tentazioni nazionaliste. L’Oms, fra l’altro – secondo quanto riferito da un dirigente regionale dell’Oms citato dall’Ansa – giudica «affidabile» una proiezione che stima in 236mila le vittime del Covid che potrebbero verificarsi in Europa da qui all’inizio di dicembre.
In Italia ieri i nuovi casi sono stati 4.257 a fronte dei 5.959 di domenica. E’ calato, però, anche il numero dei tamponi effettuati (109.803 nelle ultime 24 ore a fronte dei 225.086 del giorno prima) per cui il tasso di positività è salito dal 2,7 di domenica al 3,9% di ieri. Cinquantaquattro i morti che fanno arrivare il totale da inizio pandemia di 129.146. Sale leggermente anche la pressione sulle strutture ospedaliere: i ricoverati con sintomi diventano 4.264 (più 131), mentre il numero dei pazienti in terapia intensiva sale a 548 (+23), con 50 ingressi del giorno.
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