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PER le imprese del Sud è una vera e propria stangata stipendi, oltre 1100 euro in più per ogni lavoratore, con punte che possono arrivare a circa 2mila euro per un lavoratore con un terzo livello impiegato nel terziario. Cresce la tensione in vista dello stop alla decontribuzione Sud, prevista per il 30 giugno prossimo, scadenza dell’ultima proroga chiesta a Bruxelles dal governo italiano. In assenza di un intervento in extremis da parte dell’esecutivo, il rischio è che il Mezzogiorno possa perdere uno dei fattori che, negli ultimi anni, sono stati in grado di aumentare il suo grado di attrattività dei nuovi investimenti oltre, naturalmente, a rafforzare quelli esistenti. Con buona pace di quelle politiche differenziate a favore delle aree deboli in grado di ridurre il gap di competitività e di sviluppo che ancora divide il nostro Paese. Senza contare che un aumento repentino degli oneri contributivi del 30% rischia di far saltare i conti, soprattutto in una piccola e media impresa, con il rischio di una “fuga” verso aree più competitive dal punto di vista del costo del lavoro.
L’incentivo è stato introdotto nell’ottobre del 2020, nel pieno della crisi della pandemia, proprio con l’obiettivo di offrire un sostegno all’occupazione nelle aree più svantaggiate del Paese e favorire, così, la ripresa. Prevede una riduzione del 30% sui contributi a carico del datore di lavoro fino al 2025, con una riduzione del 20% fra il 2026 e il 2027 e del 10% nei due anni successivi. La verità, però, è che il precedente esecutivo, guidato da Conte, non ha mai avviato una trattativa con Bruxelles che abbracciasse l’intero periodo, procedendo con proroghe annuali. Fino all’ultima, ottenuta dal ministro della Coesione, Raffaele Fitto, il 15 dicembre scorso, ma solo per sei mesi.
Dal 2020 al 2024 la decontribuzione ha assorbito circa 12 miliardi di euro, più o meno 3,6 miliardi all’anno, il 42% di tutti gli incentivi per l’occupazione, coinvolgendo circa 3 milioni di lavoratori. Di questi, oltre il 56% era già occupato mentre l’incentivo ha creato nuovi posti per circa il 44% dei casi. La verità è che, anche per la decontribuzione, si è ripetuto lo schema adottato con il Superbonus, senza prevedere né un plafond della spesa né criteri più selettivi nell’erogazione delle risorse. Ora che le misure previste dall’Europa nell’ambito degli aiuti-anti Covid, sono praticamente finite, anche un’eventuale rinegoziazione non si presenta semplice. La proroga, infatti, potrebbe essere considerato come un aiuto di Stato e quindi, illegittimo. Ma è anche vero che lo stop improvviso, senza nessun “decalage” degli aiuti, rischia davvero di essere una medicina troppo amara per le imprese del Sud, una vera e propria stangata. Per questo al ministero della Coesione si stanno studiando nuove modalità per l’erogazione del contributo, da inserire nella nuova cornice della Zes Unica per il Mezzogiorno e del decreto che ha rivoluzionato le politiche di coesione. Un provvedimento che, tra l’altro, stanzia circa 2,5 miliardi di bonus per i giovani, le donne e i nuovi occupati nelle otto regioni che rientrano nella nuova Zona Economica Speciale. Anche così, però, il saldo rischia di essere fortemente penalizzante per le imprese del Sud, e non solo in termini assoluti. Infatti, lo sconto sui contributi è decisivo per garantire condizioni di vantaggio anche ai lavoratori già attivi.
Per superare le resistenze di Bruxelles si potrebbe anche agganciare la decontribuzione ad un parametro nazionale, come il tasso di disoccupazione o quello di occupazione, evitando così una distribuzione dell’incentivo solo su base territoriale, una ipotesi che potrebbe far scattare il disco rosso da parte della Commissione Europea. Certo, resta il nodo delle risorse. La decontribuzione, infatti, era coperta sia da fondi nazionali che da quelli europei. Ma, con una dote che, mettendo insieme tutte le risorse comunitarie a disposizione del Sud, può arrivare a 75 miliardi, i margini per immaginare una rivoluzione “soft” per la decontribuzione ci sono ed evitare così la stangata. Bisognerà vedere se ci sarà la volontà politica di trovare una soluzione in tempi rapidi. Il conto alla rovescia è già partito.
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