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Piegare ogni strumento in modo che sia utile al proprio progetto è un’arte nella quale gli italiani sono molto bravi. La classe politica, poi, riesce a esaltare questa caratteristica, per cui se bisogna individuare il percorso dell’Autostrada del sole, Fanfani l’aretino fa passare una modifica per farla avvicinare al suo Comune di nascita.
Modifica che è poi passata alla storia con il nome di “curva Fanfani”. Infatti la A1 ha un lungo rettilineo da Milano a Bologna e da Roma almeno alle porte dell’Umbria. Poi c’è la curva.
Se bisogna fare l’alta velocità ferroviaria De Luca la fa prolungare fino a Salerno; se bisogna costruire l’aeroporto di Palermo lo si fa in una localizzazione che, anche se pericolosa, utilizza i terreni degli amici.
LA LOGICA DELLE ZES
Il rischio che questo possa accadere con le Zone economiche speciali è molto alto. Sappiamo tutti che alcuni vantaggi non possono essere concessi a realtà troppo ampie perché l’Unione europea si metterebbe di traverso, considerandoli aiuti di Stato. E che una delle condizioni per cui vengano approvate dalla Commissione è che siano limitate ad aree contenute.
Questo è il motivo per cui le cosiddette Zes, che hanno come obiettivo quello di attrarre investimenti dell’esterno dell’area, sono state delimitate ad alcuni determinati territori, normalmente vicino ai porti.
La logica da cui partono è molto semplice: per attrarre investimenti dall’esterno dell’area sono necessarie delle condizioni di stato minimo, come una buona infrastrutturazione e un controllo della criminalità organizzata molto stringente, e poi delle condizioni di vantaggio, come un cuneo fiscale che consenta di avere un costo del lavoro più basso, una tassazione degli utili più contenuta, una semplificazione amministrativa che consenta di superare gli ostacoli burocratici in tempi brevi.
Poiché non è possibile che tali condizioni si realizzino in un territorio molto ampio, quale può essere quello del Sud, che copre il 40% del territorio italiano, allora si è deciso di avere delle realtà limitate, contenute, vicino ai porti, che si potessero controllare in modo molto preciso, in cui la criminalità organizzata non potesse avere agibilità e poi che fossero vicino ai porti in modo tale da essere raggiungibili facilmente, e infine che avessero una tassazione più contenuta.
L’OBIETTIVO SNATURATO
L’obiettivo è quello di andare in giro per l’Europa o per il mondo e cercare di trovare investitori interessati al nostro Paese, che portino le loro aziende per aumentare l’occupazione, vero vulnus di un Mezzogiorno che ha un rapporto tra popolazione e occupati di quattro a poco più di uno.
Un’operazione che dovrebbe mettere a disposizione risorse importanti e che avvantaggerà notevolmente coloro che si insedieranno in tali territori.
Ovviamente in tale operazione lo spazio di intermediazione per il politico locale era molto contenuto, poiché la grande azienda che arriva dall’esterno dell’area, e che fondamentalmente viene “pregata” per insediarsi nei territori individuati, non passa dal politico locale perché non ha da chiedere nulla e quindi non sarà “grata”, né si sdebiterà assumendo i protetti del politico di turno nella propria attività.
Ovviamente la classe politica non poteva pensare di rimanere totalmente estranea a un’operazione così ghiotta, ed ecco trovato l’escamotage per superare l’inghippo.
Si sono delimitate le aree in modo tale da estenderle il più possibile e fare in modo di individuarle mettendo dentro le attività che si volevano favorire.
In tal modo il ritorno della cortesia per quelle aziende che hanno avuto il vantaggio potrà venire e tali attività potranno essere utili nelle elezioni successive.
Il bene comune, che era quello di far arrivare nuove attività e creare occupazione, non è un argomento interessante: lo è molto di più poter fare delle cortesie ai propri amici.
In tal modo, quindi, si snatura totalmente l’obiettivo, trasformandolo in uno strumento che dà delle piccole mancette distribuite sul territorio a coloro che già c’erano.
SERVONO PALETTI SULL’OCCUPAZIONE
Per superare tale deriva clientelare e fare in modo che i commissari (individuati dalla politica e quindi legati a essa in modo molto preciso) non seguano logiche clientelari, basta poco.
È necessario che il ministero del Mezzogiorno dia degli obiettivi occupazionali precisi da raggiungere e condizioni l’erogazione di risorse al raggiungimento di alcuni target.
Di conseguenza l’aiuto alle aziende già localizzate nel territorio potrà essere concesso soltanto al raggiungimento degli obiettivi individuati.
Certo, nel caso in cui l’investimento è già previsto e le Zes hanno fornito una copertura ulteriore di favore, probabilmente questo sistema non funzionerà, ma nella maggior parte dei casi potrebbe essere utile.
Bisogna evitare a tutti costi che quello che era previsto come un meccanismo per dare un contributo interessante all’aumento dell’attività produttiva di una realtà, che ha un’industria manifatturiera estremamente contenuta, diventi invece uno strumento addomesticato per alimentare il consenso.
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