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L’IMPRESA coesiva mette al centro del proprio modello di business le relazioni, riconoscendo il valore dell’interdipendenza con tutti i soggetti coinvolti e creando con loro valore sociale ed economico. La coesione nelle imprese migliora il legame e il radicamento nelle comunità e nei territori, accresce il senso di appartenenza e soddisfazione di vita dei dipendenti, il coinvolgimento e il dialogo con i clienti, rafforza le relazioni di filiera e distrettuali, generando effetti positivi sulla competitività. Questo nuovo modo di fare impresa sta prendendo sempre più piede nel Mezzogiorno. Come conferma il Rapporto “Coesione è competizione” realizzato dalla Fondazione Symbola con Intesa Sanpaolo e Unioncamere, secondo il quale tra il 2020 e il 2022 le imprese coesive nel Sud sono cresciute del 21,6%, portando la quota sul totale nazionale dal 14,5% al 15,7%.
LE MAGNIFICHE QUATTRO
Università della Basilicata – Consorzio imprese lucane, Erreplast, Simbario e Glass Group sono quattro esempi di realtà coesive all’avanguardia del Mezzogiorno. Ecco le loro storie.
UNIVERSITÀ DELLA BASILICATA – CONSORZIO IMPRESE LUCANE
Vi sarà già capitato di vederli danzare in cielo, con il caratteristico ronzio simile a quello di un grosso calabrone, disegnare parabole imprevedibili, alzarsi in quota e poi scendere in picchiata verso terra. Sono gli UAV (Unmanned Aerial Vehicles), meglio conosciuti come “droni”: una delle tecnologie che ha preso sempre più piede negli ultimi anni non solo in Italia ma in tutto il mondo. La loro potenzialità è in rapida crescita come il loro impiego. Nel laboratorio di Automazione, Robotica ed Elettromagnetismo Applicato (AREA) dell’Università della Basilicata, un team coordinato dal professore Fabrizio Caccavale li sta studiando mettendoli in correlazione con un’altra linea di ricerca: la manipolazione robotica. Attivo nel progetto europeo AEROARMS, il laboratorio lucano è impegnato nella realizzazione del primo sistema robotico aereo dotato di bracci meccanici multipli e capacità di manipolazione mai viste prima d’ora. Un prototipo di drone che sarà sviluppato industrialmente dal Consorzio imprese lucane. “Il laboratorio – spiega il professore Caccavale – lavora anche in collaborazione con il Consorzio di Ricerca per l’Energia, l’Automazione e le Tecnologie dell’Elettromagnetismo, realtà che si pone come “ponte” che mette in collegamento tra loro il mondo universitario e quello dell’imprenditoria lucana per accelerare gli sviluppi tecnologici e le ricadute industriali per le imprese e la nostra economia”.
IL NUOVO PET DI ERREPLAST
Il PET post-consumo è un polimero termoplastico che meglio risponde ai crescenti bisogni dell’economia circolare, grazie agli altissimi indici di riciclabilità e valorizzazione della raccolta differenziata. Erreplast, azienda campana, è all’avanguardia nella produzione di scaglie in PET riciclato, che, attraverso un sistema a tecnologia italiana, tratta nell’impianto di Gricignano di Aversa (Caserta) oltre 20mila tonnellate all’anno di bottiglie PET post-consumo. Questo materiale riprende poi vita in molti settori industriali: dal tessile al packaging fino alla produzione di nuove bottiglie. Curiosità: l’impianto Erreplast, grazie al brevetto automatic washer, elimina dalle bottiglie le colle, i tappi, le etichette e altre sostanze estranee e riduce pertanto l’uso di prodotti chimici reimmettendo parte dell’acqua utilizzata nella linea produttiva.
I MATERIALI “GREEN” DI SIMBARIO
Edilizia green e fai da te a vantaggio dell’imprenditoria locale e il km zero nei materiali da costruzione. Questa la chiave del successo di Personal Factory, che ha rivoluzionato il modello di business dei prodotti tecnici per l’edilizia. Come? Evitando il trasporto delle materie prime che compongono al 95% i materiali costruttivi, per concentrarsi sul know how tecnologico. Origami è il nome del miscelatore “tascabile” sviluppato da Simbario, impresa di Vibo Valentia e venduto a costruttori e rivenditori per realizzare diversi tipi di composti: dagli intonaci agli adesivi per piastrelle. Materiali utilizzati in costruzioni come la Nuvola di Fuksas a Roma, il Vanke Pavillon dell’Expo di Milano e la Triennale.
GLASS GROUP
Glass Group è un progetto industriale che riunisce 23 aziende di trasformazione e lavorazione del vetro piano, tra cui 6 del Mezzogiorno. Sono in tutto 600 dipendenti e 28 stabilimenti dove si producono ogni anno 2,8 milioni di metri quadrati di vetrate isolanti per l’edilizia e nel 2022 hanno generato un fatturato di 160 milioni di euro (+60% rispetto al 2021). I partner hanno programmato e gestito in maniera coordinata le forniture, aiutandosi reciprocamente nei momenti di criticità attraverso scambi di materie prime e componenti quando qualche socio si trovava ad avere maggiore disponibilità e altri erano, invece, in sofferenza. “Partecipiamo ad un raggruppamento con un approccio proattivo e siamo aperti verso i competitor in modo da avere una visione più ampia possibile del mercato di riferimento” spiega Umberto Pesce, presidente esecutivo di Termovetro Sud, una delle aziende leader nella lavorazione e trasformazione del vetro piano di Modugno (Bari) che dà lavoro a 22 addetti con un fatturato 2022 di 5 milioni di euro. “Non so per gli altri – spiega l’imprenditore – ma per noi la coesione è un valore aggiunto: il grado di conoscenza del territorio in cui operiamo, la sua economia, i programmi di investimenti pubblici e dei privati ci permette di programmare la nostra attività in modo da poter soddisfare la domanda in divenire e le aspettative del mercato”.
I NUMERI
Non solo nel Sud, le imprese coesive accelerano anche nel resto dell’Italia: la quota 2022 è pari al 43%, superiore a quella del 2020 (37%, anno certamente “anomalo” condizionato pesantemente dall’esplosione della pandemia) e a quella del 2018 (32%). La coesione cresce non solo come quota di imprese coinvolte (e di consistenza: +12,6%), ma anche per il numero di relazioni medie delle imprese in aumento: in sostanza queste aziende crescono nonostante si “alzi l’asticella” del livello medio delle relazioni. Dietro questo incremento di quota appare di particolare significato l’incremento di presenza di imprese coesive nelle micro imprese (1-9 addetti), il cui valore si è avvicinato alla media complessiva (39%).
Se la stagione della pandemia Covid-19 aveva portato a un ruolo preponderante della relazionalità verso i dipendenti, con il ritorno dei tempi normali crescono le relazioni con altri soggetti: le altre imprese, le associazioni, le banche, il terzo settore, le istituzioni, la clientela. Crescono le imprese coesive, ma non si riduce affatto la loro peculiare capacità di ottenere risultati migliori rispetto alle imprese “generiche”. Ciò vale per le dinamiche di fatturato (per il 2023 sono il 55,3% le imprese coesive che stimano aumenti di fatturato rispetto al 2022, contro il 42,3% delle altre), per l’occupazione (34,1% di indicazioni di incremento nel 2023 rispetto al 24,8% delle altre imprese) e per le esportazioni (42,7% contro 32,5%). E questi andamenti distintivi si confermano anche per le previsioni 2024 per i tre aggregati considerati.
TRANSIZIONE ECOLOGICA E DIGITALE
Le imprese coesive hanno un debole per l’ambiente e le tecnologie: quasi due su tre hanno investito o investiranno in sostenibilità ambientale (62,1%, per le altre imprese il valore è 33,2%) e che nel 16,9% hanno messo in atto attività di rendicontazione di sostenibilità (bilancio sociale, di sostenibilità, rating ESG, ecc.). Anche dal punto di vista della transizione digitale, le imprese coesive nel 46,9% dei casi hanno adottato o stanno adottando tecnologie digitali nel periodo 2022-24 (la quota è del 24,4% nelle altre imprese) e in tre casi su quattro hanno introdotto o stanno introducendo nello stesso periodo innovazioni. Le imprese coesive credono più delle altre nel nostro Paese: se guardiamo al backshoring, cioè alla rilocalizzazione nel paese di provenienza, misurato attraverso la crescita della quota di fornitori italiani locali o extraregionali, questa nei prossimi tre anni riguarderà il 26,4% delle imprese coesive rispetto al 19,5% delle altre.
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