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Una pediatra visita un bambino

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SU DETERMINATE tipologie di farmaco, probabilmente la pratica d’acquisto potrebbe apparire scontata. Se non altro per la loro “popolarità” rispetto alla ordinaria diffusione dei medicinali specifici per trattamenti particolari. Una “commercializzazione” tale da rendere quasi antitetica l’idea che uno di questi possa, improvvisamente, venir meno non in una ma in praticamente tutte le farmacie, incluse quelle delle grandi città. Figurarsi più di uno. Eppure, è esattamente quanto denunciano, a partire dallo scorso novembre, i medici per l’infanzia italiani, la cui lamentela è stata condensata nel comunicato congiunto rilasciato alla fine del mese di aprile dalla Società italiana pediatri, dalla Federazione italiana medici e dall’Associazione culturale pediatri, concordi nel destare l’interesse dell’Agenzia italiana del Farmaco (Aifa) per richiamare all’attenzione su un deficit sempre più preoccupante. Specie perché l’emergenza riguarda prodotti medici particolarmente gettonati dai pediatri per la cura di malattie e infezioni comuni per i pazienti più piccoli (soprattutto quelli in età scolastica).

Un problema che, inevitabilmente, finisce per amplificarsi nel momento in cui a una ricetta emessa non riesce a corrispondere il prodotto indicato. Rischiando, di conseguenza, di incrementare il rischio portato da virus e batteri vari per combattere i quali è necessario assumere un antibiotico. Nel comunicato di qualche settimana fa, i pediatri hanno chiaramente parlato di una persistente carenza di Amoxicillina (nella quale rientrano medicinali piuttosto utilizzati come Augmentin), ossia uno dei farmaci considerati di primo intervento per quel che riguarda l’età pediatrica.

Una mancanza recidiva, aggravatasi particolarmente da alcuni mesi, ossia dalla fine del 2022, a seguito di un primo allarme già lanciato nel 2021. Per i medici, di sicuro, «un grave e serio problema non solo per l’attività pediatrica delle cure primarie». Del resto, hanno specificato, si tratta della «prima scelta per tutte le più comuni patologie infettive», anche per il costo esiguo che richiede di sostenere. Senza contare la sua efficacia, qualora «usato in maniera appropriata». Il primo rischio concreto, al di là della possibilità di dover rivolgersi a diverse farmacie prima di incappare in quella giusta, i pediatri lo indicano nella mina vagante delle cure alternative. O, per la precisione, di «inappropriate alternative terapeutiche, con l’aumentato rischio della comparsa di effetti avversi e reazioni avverse». Quella che i medici chiamano «attitudine cronica italiana che differenzia l’Italia nell’abuso prescrittivo di antibiotici, indipendentemente dall’età e l’indicazione, dalle altre nazioni».

In sostanza, la scomparsa (perché per alcuni periodi di questo si parla) di alcuni determinati farmaci di primaria importanza per la cura di comuni malattie pediatriche, potrebbe rappresentare un assist per la pratica, perlopiù deleteria, delle cure fai-da-te. È chiaro che, stando così le cose, le stesse possibilità di cura, per quanto ordinarie, risulterebbero limitate. Anche perché, come specificato dai medici, la carenza ha assunto i contorni di una pericolosa cronicità, coincidente con una ridotta capacità produttiva, sia in relazione all’aumento della domanda (oltre che di fattori imprevisti come il lockdown) che della regolarità di fabbricazione. In pratica, una tempesta perfetta che ha messo con le spalle al muro i medici curanti che si occupano di pazienti in età infantile, «non potendo la scelta prescrittiva essere dettata dalla appropriatezza e correttezza professionale, ma dalla disponibilità delle farmacie».

Da qui, un altro rischio correlato, come l’adeguamento delle procedure terapeutiche a comportamenti inappropriati e, di conseguenza, rischiosi. Un problema che entra in rotta di collisione con le disposizioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha dichiarato alcuni farmaci come “essenziali” e, per questo, implicando una produzione garantita, oltre che una distribuzione corretta. L’appello lanciato dai pediatri è stato eloquente, con Governo italiano e Aifa come interlocutori richiesti, affinché i medicinali considerati essenziali possano essere garantiti sia nella loro produzione che in fase di distribuzione sul mercato globale. Anche perché, pur essendo l’Italia in prima linea nel lanciare l’allarme, la carenza di Amoxicillina riguarda anche altri Paesi. E il rischio di tentare di tappare la alla falla con pratiche arrangiate sarebbe altrettanto deleterio (in potenza) di una mancanza effettiva del medicinale richiesto. La stessa Aifa, per quel che riguarda i trattamenti alternativi, consiglia un confronto diretto col medico curante. In ballo non c’è solo un mercato di larghe proporzioni ma la salute delle generazioni future. E il valzer delle ricette inefficaci non può essere contemplato.


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