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Elly Schlein

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Con Elly Schlein alla guida del partito dei contadini, degli operai e dei precari, il paradiso dei lavoratori è un set d’alta moda…Cosa ne possiamo sapere noi dell’armocromia?

La stagione dell’armocromia, viene e va. Finiti i tempi di Susanna Camusso, la sindacalista che rifiutava la cipria in tivù, la classe operaia entra direttamente nell’alta società. Finiti anche i tempi delle scarpe di Massimo D’Alema. Un milione di lire la scarpa destra – ricordate? – un altro milione di lire la scarpa sinistra.

Finiti e strafiniti i tempi della barca a vela di Achille Occhetto. Con Elly Schlein alla guida del partito dei contadini, degli operai e dei precari, il paradiso dei lavoratori è un set dell’alta moda. La storia della sinistra passa dalla Pravda a Vogue, dal commissario politico di leniniana memoria siamo arrivati al personal shopper di ferragniana impostazione.

Essere di sinistra è essere influencer. «Elly Schlein ha fatto alla politica – si legge su Vogue – quello che i Maneskin hanno fatto alla musica italiana. L’ha svecchiata, demascolinizzata e proiettata in un agone internazionale». Il Manifesto del Partito comunista è presto aggiornato: influencer di tutto il mondo, unitevi! Il segretario del Pd, per l’appunto, nell’intervista a Vogue fa sapere di avvalersi di una armocromista che le adatta i colori degli abiti, a un prezzo peraltro proletario – 300 euro l’ora – e così l’arcobaleno prende il posto della gloriosa bandiera rossa. Cosa ne possiamo sapere noi dell’armocromia?

D’altronde, a Modena, nell’incontro tra Schlein e Carlo De Benedetti, quest’ultimo era arrivato con una sontuosa Maybach, agghindata negli interni da Louis Vuitton, ed è sbucato fuori calzando sui piedini nudi, scarpe da barca. Altro che egemonia culturale della sinistra. Rispetto a Flavio Briatore e a Daniela Santanché, Carlo ed Elly sono solo un vorrei ma non posso.


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