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A proposito di giornalismo. E di libertà. Visto che c’è stata la giornata della libertà di stampa, una prima domanda da fare c’è: perché la stragrande maggioranza degli inviati – specie in guerra – sono senza contratto, con assicurazioni pagate di tasca propria? L’andazzo – si sa – è antico. Maria Grazia Cutuli, a suo tempo, ebbe il contratto post mortem. E poi, ancora: perché anche le più autorevoli testate campano di precari sfruttati e di pensionati sottopagati riservandosi una quota di firme cui garantire un trattamento degno, giusto per sostenere le baronie – come negli atenei – o per semplice regalia ai fedelissimi (specie adesso che l’autocensura è vivamente consigliata, pena l’esclusione dalla professione)?
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Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
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