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Toni Servillo e Ficarra e Picone in "La Stranezza"

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La Stranezza è la stranizza d’amuri da tutti conosciuta per tramite di Franco Battiato. Adesso c’è anche il film di Roberto Andò che nel suo essere un grande successo nelle sale racconta questa impalpabile malia strana assai di cui sciamano supremo è Luigi Pirandello. Il tema di questa straordinaria pellicola è proprio lui, il grande drammaturgo, col suo tanto assurdo quanto concreto capolavoro: Sei personaggi in cerca d’autore. Andò è riuscito nella costruzione di una matrioska che esibisce nella locandina un film ma che contiene anche teatro, romanzo, storia e letteratura laddove il pretesto – la festa di compleanno di Giovanni Verga che impegna lo Stato italiano e la municipalità di Catania – svela il marchingegno inesorabile di simbiosi tra verità e finzione. L’inciampo su cui si avvia la sceneggiatura è affidato a Onofrio e Bastiano, due straordinari becchini appassionati filodrammatici interpretati da Salvo Ficarra e Valentino Picone – e non c’è altro da dire: meravigliosi – la cornice, poi, è un intarsio mirabile di attori tutti bravi, tutti perfetti, come ormai è impossibile da trovare nel cinema italiano. Altrimenti dove trovare un Tuccio Musumeci la cui occhiata di pochi secondi inchioda lo spettatore per marchiarlo nell’atto compiuto di un destino, un Luigi Lo Cascio “commendatore della Compagnia” presso il teatro Valle o un Filippo Luna che ritaglia la perfezione con solo due-tre battute? Un film tutto di emozione con Toni Servillo a vestire i panni di Pirandello e Renato Carpentieri in quelli di Verga, con Donatella Finocchiaro a svestirsi – ignuda – nella pazzia, un film, insomma, come in Italia non se ne sanno fare più.


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