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Lo scrittore Daniele Zovi

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L’albero non sta mai fermo, il bosco si muove e la polpa sta intorno al seme come equa ricompensa a chi la mangerà per poi liberarsi del nocciolo che così, trovando radice, farà poi camminare le piante. La natura non è mai disorientata in assenza dell’uomo, la biomassa si deposita, emerge e rigenera cicli che avvolgono e riavvolgono il Creato. Leggete “Alberi sapienti, antiche foreste” di Daniele Zovi (Utet edizioni). Scienziato e storico della selvicoltura, nonché benemeritò del Corpo Forestale dello Stato, Zovi non insegna solo «come guardare, ascoltare e avere cura del bosco», lui fa del suo sapere una inconsapevole teologia. Sarà pur vero, come insegnano Marx ed Engels, che la storia della natura e quella dell’umanità si condizionano reciprocamente, ma una coda di dinosauro vecchia di novantaduemilioni di anni incastonata in un’ambra e i funghi a mensola sui tronchi morti ma in piedi ci confermano come parte e transito dell’eterna esplosione di un unico seme. Ed ecco perché Muhammad disse: fosse pure oggi il Dì del Giudizio, chi ha con sé un seme, lo pianti.


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