Mario Draghi e Luigi Di Maio
4 minuti per la letturaCON 219 favorevoli, 20 contrari e 22 astenuti, è stata approvata la risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni del presidente del Consiglio, nell’Aula del Senato, in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno. Un applauso si è alzato dai senatori. Il testo della risoluzione delle forze di maggioranza è il frutto di una mediazione lunga e complicata, raggiunta dopo l’intervento di Draghi. È stata individuata la formula per tenere in equilibrio l’esigenza del governo di citare il decreto Ucraina che ha autorizzato l’invio di armi a Kiev e quella sollecitata soprattutto dai 5 stelle e Leu di un maggiore coinvolgimento delle Camere nelle decisioni governative.
Quando Draghi ha lasciato Palazzo Madama, alla domanda se fosse preoccupato per il governo, ha risposto con un sonoro No, e se fosse soddisfatto del voto per la risoluzione si è limitato ad annuire. Ma le turbolenze in maggioranza preoccupano. Sono pronti a seguire Di Maio 50 deputati e 11 senatori 5stelle. Il conteggio che circola tra Montecitorio e Palazzo Madama è partito da ieri mattina. Un conteggio che sarebbe in forte aumento, secondo quanto raccontano fonti del movimento.
Lo strappo non è formalmente concluso, ma la procedura è ritenuta terminata. C’è un gran viavai al secondo piano di Montecitorio dove i seguaci di Di Maio si muovono con la rapidità di un fulmine, mescolandosi tra uscieri e commessi, nel mezzo del dibattito sull’Ucraina. Sono scene già viste, da quando gli uomini 5stelle sono transitati a Montecitorio e dintorni. Ed è la prima volta che si misura la potenza di fuoco dei grillini (oggi, per la verità un po’ sfuocata). “Insieme per il futuro” è il nuovo gruppo che muove da lontano. Almeno stando ad Alessandri Di Battista che non perdona a DiMaio di avere lasciato costituire il nuovo gruppo di Atlantisti, europeisti o moderati e liberali, una questione dettata solo da questioni di poltrone, “Una decisione scellerata e suicida, di entrare nel governo dell’assembramento. Ciò che avviene oggi è soprattutto frutto di quei giorni”.
Certo il fulmine non è caduto all’improvviso nell’aere pieno di lampi e tuoni della famiglia grillina. Inutile sottolineare che Di Maio, da capitano di lungo corso avrà in mano le redini della guida. Non dismetterà i panni del movimento neppure quando la scissione sarà bene avviata. Sono 46 le firme del movimento transitate nel recinto dei post grillini. Gente di peso, della prima ora, ma con un peso specifico ben collaudato. Sono 7 le firme formalizzate, 46 tra Camera e Senato. Poi ci sono Fabrizio Trentacoste, Vincenzo Presutto, Primo Di Nicola, Antonella Campagna, Simona Nocerino, Leonardo Donno, Sergio Vaccaro, Emiliano Fenu. Quest’ultimo non si sa se uscirà dal movimento o abbraccerà il progetto del ministro degli Esteri. Sono 22 i fuoriusciti della Camera, tra cui Gianluca Vacca, Sergi Battelli, Alberto Manca, Caterina Licatini, Luigi Iovino, Vincenzo Caso, Davide Serritella, Daniele del Grosso, Paola Deiana, Filippo Gallinella.
La domanda che molti si pongono è sempre originata dai soliti sospetti di durata: per il Movimento 5 stelle è scoccata l’ora del deprofundis oppure siamo alla vigilia di una nuova stagione politica? Per ora, quel che è certo, è che “Insieme per il futuro” nascerà nelle mani del presidente Roberto Fico e nello stesso tempo sarà creata anche a Palazzo Madama. Lo strappo del ministro degli Esteri con il movimento 5 stelle ha avuto l’epilogo con la raccolta di firme per formare gruppi parlamentari autonomi che potrebbero chiamarsi “Insieme per il futuro”. In vista del Consiglio europeo, è stata raggiunta l’intesa sul testo della risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni del premier Draghi. A sottoscrivere l’sccordo anche i 5stelle e il gruppo Leu per definire il testo della risoluzione unitaria che è stata votata al Senato.
Il premier Draghi ha concluso sostenendo che l’Ucraina va aiutata “così come il Parlamento ci ha dato mandato di fare”. La strategia dell’Italia in accordo con Ue e G7 si muove su due fronti, sosteniamo l’Ucraina e imponiamo sanzioni alla Russia perché Mosca cessi le ostilità e accetti di sedersi al tavolo dei negoziati”. Nel dibattito Matteo Renzi ha chiesto a tutti di essere seri perché la gravità della situazione internazionale, tra siccità, carestie, crisi energetiche impone che chi si vuole dividere lo faccia rispettando l’onore di questo Parlamento.
Pierferdinando Casini ha chiesto a Draghi di farsi portavoce di due punti: il cessate il fuoco e la definizione pacifica della guerra. Osvaldo Napoli “Azione”: “La crisi finale del M5s è solo un capitolo del più generale sconquasso di un quadro politico in rapido mutamento”.
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