Il turismo è un settore in netta ripresa
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CITTADINI e industrie brindano al “miracolo italiano”. Anche ad aprile è cresciuta la fiducia degli italiani, a conferma che gli elementi di ripresa, emersi anche dal Def, iniziano a essere chiaramente percepiti dal Paese reale. L’indice di fiducia dei consumatori, certificato dall’Istat, è passato da 105,1 a 105,5, in crescita per il terzo mese consecutivo e ai massimi livelli da marzo 2022. Per le imprese si passa da 110,1 a 110,5, raggiungendo il valore più alto degli ultimi dieci mesi. Analizzando nel dettaglio gli elementi che hanno ridato ottimismo ai consumatori spiccano i migliori giudizi sulla situazione economica italiana, le attese sulla situazione economica delle famiglie, le opportunità attuali del risparmio e quelle future.
LE IMPRESE
Il dato relativo alle imprese è il risultato di un trend positivo della fiducia nei servizi di mercato, spinta dal contributo positivo del turismo e dei servizi all’impresa e delle costruzioni, e di un indice in calo (da 104, 1 a 103) della manifattura, che coinvolge i principali raggruppamenti. A pesare sul pessimismo del manifatturiero sono i giudizi negativi sugli ordini e sulle attese di produzione che si riscontrano per i beni di consumo, intermedi e strumentali. Le costruzioni salgono da 159, 1 a 164,2, con giudizi in netto rialzo su ordini e piani di costruzione (da +0,5 a +5,7) e attese sull’occupazione (da +9,7 a +11,2).
A gonfie vele i servizi turistici, che passano dal 123,3 di marzo al 131 di aprile, con incrementi significativi per ordini (+32,8), andamento degli affari (+37,6) e attese degli ordini (+13,2). La fiducia espressa dalle imprese è il riscontro del boom turistico, che ha preso il via dalle vacanze natalizie ed è letteralmente esploso a Pasqua e nell’ultimo ponte del 25 aprile, con prospettive favorevoli anche per l’estate. Tirano anche i servizi alle imprese (da 94 a 102,5).
Un settore che invece manifesta criticità è quello del commercio al dettaglio, dove l’Istat rileva un calo dell’indice da 115,7 a 113 dovuto quasi esclusivamente all’evoluzione negativa della fiducia nella distribuzione tradizionale. Nonostante qualche nuvola, dunque, torna a splendere il sole nel sentiment del sistema Italia, con qualche ingranaggio ancora da oliare, come il commercio e la manifattura.
I CONSUMATORI
A prendere atto del rinnovato clima di fiducia anche le associazioni dei consumatori. Secondo Codacons a risollevare i cittadini sono stati i tagli delle bollette di gas e luce, in calo negli ultimi due mesi. Per il Codacons «l’aumento della fiducia dei consumatori è un segnale molto positivo per la nostra economia perché un maggiore ottimismo si ripercuote sulla propensione alla spesa delle famiglie». Riduzione delle bollette e inflazione in raffreddamento hanno dunque rincuorato le famiglie, anche se Codacons vede nel report Istat anche un segnale di cautela: «Se infatti l’indice migliora nettamente in merito alla situazione economica del Paese, quello relativo alla condizione personale resta stabile, mentre il clima futuro diminuisce. Segnali che devono far tenere alta la guardia». In linea l’Unione consumatori che ha sottolineato l’impatto favorevole dell’alleggerimento della spesa energetica, ma ha anche lanciato l’allarme sui nodi che rischiano di tornare al pettine «se nei mercati all’ingrosso dell’energia torneranno le speculazioni della scorsa estate».
Resta fredda la Confcommercio, che vede nell’analisi dell’Istat la fotografia di «un Paese che, seppure in salute, mostra incertezze e dubbi sulla concreta possibilità di una solida crescita a breve termine». L’associazione sottolinea infatti la crescita della fiducia delle imprese del turismo, ma anche il crollo del commercio tradizionale, e comunque per Confcommercio tutto ora dipende dal fattore inflazione, che potrà spingere il sistema economico verso una nuova fase di ripresa o verso «una pericolosa fase di stagnazione». Anche Confesercenti si dichiara preoccupata per il commercio tradizionale, ma sottolinea il boom del turismo con il ritorno dei flussi ai livelli pre Covid. A pesare, secondo l’associazione, l’impatto del caro bollette che nel 2022 «ha bruciato 12 miliardi di potere d’acquisto degli italiani. E nel 2023 pagheranno per l’energia ancora quasi otto miliardi in più rispetto al 2021».
Una situazione che ha portato le famiglie a intaccare anche la spesa alimentare come dimostra la riduzione delle vendite sia in quantità che in valore. Sull’alimentare l’Italia sta però giocando una partita importante. Se è vero che il manifatturiero langue, l’industria del cibo marcia a gonfie vele al traino dell’export.
LA PARTITA SULL’ALIMENTARE
L’Ismea, nel report presentato ieri, indica un balzo del +81% (da 33,5 a 60,7 miliardi) del valore delle spedizioni all’estero di cibi e bevande negli ultimi dieci anni. Una crescita di quasi il 7% annuo che stacca le vendite complessive che si sono attestate su un incremento del 5,4%. Al top, tra i prodotti più esportati, vini in bottiglia, pasta, tabacco lavorato, formaggi stagionati, prodotti della panetteria e pasticceria. Lo scorso anno le migliori performance le hanno ottenute pasta, formaggi freschi e grattugiati, pomodori pelati, polpe e passate, riso, caffè, acque minerali e spumanti. Le spedizioni sono aumentate in tutti i mercati tradizionali, compresa la Gran Bretagna dove il made in Italy è stato più forte della Brexit. Proprio a Londra oggi le imprese agricole e alimentari di Coldiretti e Filiera Italia, guidate rispettivamente dal presidente Ettore Prandini con il segretario generale Vincenzo Gesmundo, e da Luigi Scordamaglia, parteciperanno al workshop sull’agroalimentare promosso dal governo Meloni.
La Gran Bretagna – evidenzia Coldiretti – è al quarto posto tra i partner commerciali dell’Italia per cibo e bevande dopo Germania, Usa e Francia. Dopo il vino, tra i prodotti agroalimentari italiani più venduti ci sono i derivati del pomodoro, ma rilevante è anche il ruolo di pasta, formaggi, salumi e olio d’oliva. «L’iniziativa – dice Prandini – è parte integrante della nuova politica di internazionalizzazione avviata da Coldiretti in cui presidieremo tutti i principali appuntamenti internazionali per raccontare, promuovere, valorizzare la produzione agroalimentare italiana e individuare nuove opportunità di mercato e contrastare il crescente fenomeno del falso made in Italy a tavola che ruba all’Italia 120 miliardi l’anno e centinaia di migliaia di posti di lavoro».
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