Giorgia Meloni a Kiev con Volodymyr Zelensky
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Dieci ore di treno prima di arrivare in Ucraina. Una lunga notte, quella di Giorgia Meloni, passata a riflettere sul conflitto fra Russia e Ucraina che dura un anno. Attorno alle due, una tappa per i controlli a Leopoli, dopo aver attraversato il confine con la Polonia con un treno blu (un convoglio speciale partito dalla stazione di Przemysl) diretto nella capitale ucraina.
È emozionata la premier quando al mattino approda a Kiev. L’abbraccio dell’inquilina di Palazzo Chigi a Volodymyr Zelensky arriva all’indomani della visita a sorpresa di Joe Biden. «L’attendevamo da tempo a Kiev».
Prima visita Bucha e Irpin, i sobborghi di Kiev dove i russi uccisero centinaia di civili. Nella chiesa di Sant’Andrea si commuove di fronte alle foto che raccontano gli orrori commessi dai russi nel marzo dell’anno scorso. Ed è sempre qui che si ferma a parlare con i giornalisti.
«Sono onorata,è doveroso essere qui per ribadire la posizione del governo italiano e forse anche rendersi conto personalmente di quel che serve a un popolo che si batte per la libertà».
LE REPLICHE DI MELONI A VLADIMIR PUTIN
Negli stessi minuti Vladimir Putin sferra un attacco feroce nei confronti dell’Occidente: «Sono stati loro a scatenare la guerra. La responsabilità di questo conflitto ricade per intero sull’Occidente. Noi abbiamo fatto di tutto per la pace, mentre intanto gli Usa e la Nato addestravano l’Ucraina nazista, loro serva, a combatterci in ogni modo».
Meloni, interpellata sulle parole del capo del Cremlino, risponde così: «Una parte del mio cuore sperava in parole diverse sulla possibilità di mettere fine a questa guerra. Invece abbiamo ascoltato parole di propaganda che già conoscevamo. Ma i fatti sono diversi da quel che Putin racconta. Lui è l’aggressore e l’Ucraina è la vittima dell’aggressione. Lui è il responsabile di tutto questo. Dice la propaganda russa che qui in Ucraina c’è un regime e che loro vogliono liberare il popolo ucraino. Ma io qui non vedo un regime, vedo gente che chiede al governo di combattere contro i russi. Sono venuta a vedere a caldo la vita della gente distrutta senza che ci sia una ragione».
Quanto alla posizione italiana Meloni rassicura Zelensky e tutto il popolo ucraino: «L’Italia è stata con voi sin dall’inizio, e sarà con voi fino alla fine».
È la prima visita della presidente del Consiglio. E nel pomeriggio c’è il lungo bilaterale con Zelensky che si conclude con le dichiarazioni alla stampa. Il messaggio dell’inquilina di Palazzo Chigi è forte e chiaro: «Ho ribadito il pieno sostegno dell’Italia di fronte all’aggressione Russa, l’Italia non intende tentennare e non lo farà. È passato quasi un anno dal giorno che ha riportato le lancette della storia indietro di qualche decennio, l’invasione sarebbe dovuta durare qualche giorno, ma non è andata così perché è stata sottovalutata l’eroica reazione di una nazione disposta a tutto per difendere la propria libertà, identità e sovranità».
«L’Italia darà tutta l’ assistenza perché si creino le condizioni di un negoziato, ma fino ad allora darà ogni genere di supporto militare, finanziario, civile. Chi sostiene anche militarmente Kiev è chi lavora per la pace».
«UCRAINA COME L’ITALIA DEL RISORGIMENTO»
Già, la pace. «Una pace vera – dice Meloni – si consegue ribadendo che la comunità internazionale non accetta l’invasione di Stati sovrani, non accetta un mondo in cui è la forza a ridisegnare i confini fra gli Stati, in cui chi ritiene di essere militarmente più forte ritiene di avere il diritto di invadere suo vicino. Bisogna essere seri su questa materia».
E ancora: «Niente deve essere deciso senza l’Ucraina, su questo dobbiamo essere d’accordo, e per questo è fondamentale che l’iniziativa parta dal presidente Zelensky». A questo punto esalta «l’eroica reazione di un popolo disposto a fare tutto ciò che va fatto per difendere la sua libertà, la sua sovranità e la sua identità».
E fa un parallelo con il Risorgimento italiano: «Mi ha ricordato la nascita dello Stato italiano: c’era un tempo in cui si diceva che l’Italia fosse solo un’espressione geografica. Ma col Risorgimento ha dimostrato di essere una nazione. Qualcuno diceva che era facile piegare l’Ucraina perché non era una nazione. Ma con la vostra capacità di combattere avete dimostrato di essere una straordinaria nazione».
IL CASO BERLUSCONI
Quanto ai rapporti tra l’Italia e la Russia ai tempi del Covid, Meloni respinge al mittente qualsiasi contatto: «Non so se quello di Putin era un avvertimento, ma il tempo del Covid era un altro mondo. Il mondo è cambiato dopo il 24 febbraio e non è una scelta che abbiamo fatto noi».
Ragion per cui Meloni viene incalzata sulla maggioranza interna, sulle parole di Silvio Berlusconi e sul potenziale settimo decreto Ucraina. «Per me valgono i fatti e qualsiasi cosa il Parlamento è stato chiamato a votare a sostegno dell’Ucraina i partiti che fanno parte della maggioranza l’hanno votata. Al di là di alcune dichiarazioni, nei fatti la maggioranza è sempre stata compatta. C’è un programma chiaramente schierato, è sempre stato rispettato da tutti e confido che sarà ancora così».
Di certo, non è un caso se il premier ucraino entra a gamba tesa nelle questioni politiche italiane, parlando in maniera diretta del Cavaliere e delle sue posizioni sulla guerra: «Diversi leader hanno diritto di pensiero, il vero problema è l’approccio della società italiana che a quel leader ha dato un mandato. Io credo che la casa di Berlusconi non sia mai stata bombardata, mai siano arrivati con i carri armati nel suo giardino, nessuno ha ammazzato i suoi parenti, non ha mai dovuto fare la valigia alle tre di notte per scappare, e tutto questo grazie all’amore fraterno della Russia».
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