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L'intervento di Mario Draghi al G7

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AL TERMINE della tre giorni nel castello di Elmau, in Baviera, i leader del G7 si confermano uniti nel sostegno all’Ucraina, nel proseguire sulla strada delle sanzioni contro Mosca, e nel dare via libera alla definizione di tetti temporanei ai prezzi dell’energia russa, con una indicazione esplicita solo per il petrolio, che apre ad un “allargamento” anche al gas.

E intanto accelera i lavori della Commissione europea sulla proposta portata avanti dal premier Mario Draghi, con il sostegno del presidente francese Emmanuel Macron. Le resistenze ci sono ancora, come le difficoltà tecniche che, come rileva lo stesso Macron e sostengono gli analisti, riguardano sia il petrolio sia il gas.

«Tutti i leader concordano sulla necessità di limitare i nostri finanziamenti alla Russia di Putin, e allo stesso tempo rimuovere la causa principale di questa inflazione. E’ stato dato mandato ai  nostri ministri di lavorare con urgenza su come applicare un tetto al prezzo del gas e del petrolio. E la Commissione europea ha detto che accelererà il suo lavoro sul tetto al prezzo del gas, una decisione che noi accogliamo con favore»: Mario Draghi, fa il punto sui risultati del vertice dei Sette Grandi, che considera «un successo», nella conferenza finale, prima di partire per Madrid dove prenderà parte al vertice Nato. La relazione di Bruxelles sarà pronta realisticamente per settembre, secondo Draghi – «se dovesse arrivare prima, ne saremmo contenti» – ma, ha sottolineato, è fondamentale che poggi su «basi solide, su cui si possano scambiare considerazioni razionali e non psicologiche. Questo non vuol dire che la psicologia non sia razionale…».

E’ chiaro il riferimento ai timori di possibili ritorsioni da parte del Cremlino e quindi di una nuova stretta alle forniture di gas espressi dai partner europei, con la Germania in prima linea: il cancelliere Olaf Sholz ha definito il price cap un «obiettivo ambizioso». Putin ha già messo in campo sul suo ricatto sul gas ed «è difficile capire» quale sarà la prossima mossa. L’Italia, intanto, si è mossa rapidamente sul fronte della diversificazione e ora la sua dipendenza dalle importazioni di Mosca è scesa dal 40 al 25%, sono aumentati gli investimenti nelle rinnovabili, anche quelli a lungo periodo nei Paesi in via di sviluppo, e gli stoccaggi sono quasi al 60%, ha spiegato il premier sostenendo che tutto questo non comporterà «alcun alcuno passo indietro sugli obiettivi sul clima».

Intanto l’inserimento del riferimento al price cap sul gas nelle conclusioni del G7 ha provocato la reazione di Mosca: il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha sostenuto che un’eventuale introduzione va negoziata con Gazprom. Quanto alle conseguenze economiche del conflitto, Draghi ha registrato il rallentamento dell’economia dell’Eurozona, ma ha escluso «il rischio di una recessione». E ha sottolineato che l’economia italiana «sta andando meglio di quello che ci aspettavamo un mese fa», come hanno confermato i dati sul quadro macroeconomico diffusi martedì dal Mef che vedono possibile una crescita del Pil nel 2022 anche oltre il 3,1% fissato nel Def. Sul fronte del conflitto, il G7 ha ribadito il suo sostegno all’Ucraina «per tutto il tempo necessario» e l’impegno portare avanti l’impegno sulle sanzioni che, ha sottolineato il premier, «è essenziale per portare la Russia al tavolo dei negoziati».

«La pace – è tornato a puntualizzare – dovrà essere quella che vuole l’Ucraina, al tempo stesso, come ha detto Biden, dobbiamo essere pronti a cogliere gli spazi negoziali se dovessero presentarsi». Finora il sostegno assicurato all’Ucraina da G7 e Nato, le ha consentito di difendersi, superando le aspettative: «Non c’è pace se l’Ucraina non riesce a difendersi, ci sono sottomissione e oppressione ma non c’è pace», ha proseguito Draghi. Di fronte all’avanzamento delle forze russe, Zerlensky confida nelle possibilità di un contrattacco. Da parte dei Sette, ha detto il premier, «c’è preoccupazione, ma il sostegno continua e continua in maniera adeguata».

Intanto, il G7 ha messo agli atti passi avanti e «buone notizie»: «Guterres ha detto che siamo ormai vicini al momento della verità, per capire se l’Ucraina e soprattutto la Russia vorranno sottoscrivere l’accordo che permetterà al grano di uscire dai porti». Intanto non sarà necessario sminare i porti in quanto, ha raccontato il premier, le navi potranno passare attraverso «corridoi sicuri»: «Questo significa guadagnare dalle due settimane a un mese di tempo». La Russia ha accettato che Ucraina, Turchia e Nazioni Unite possano avere un ruolo nel piano per sbloccare il grano nei porti ucraini. «Ora – ha detto il premier – quello che tutti stanno aspettando è il sì finale del Cremlino» e potrebbe arrivare «molto presto».

Oggi i leader si ritroveranno a Madrid per il vertice Nato che, secondo Draghi, vedrà «la riaffermazione del senso di unità e fermezza» e il probabile allargamento alla Finlandia e alla Svezia. «Gli effetti della guerra sono imprevedibili, ci ritroviamo con una Nato più unita e probabilmente più grandi. Le cose – ha sottolineato – sono andate diversamente da come avrebbe voluto Putin». E già si guarda al prossimo G20 che si svolgerà in Indonesia. Draghi, riferendo le parole del presidente Joko Widodo, il padrone di casa, ha escluso la partecipazione del presidente russo al vertice – «Potrebbe intervenire in remoto, ma non verrà», ha affermato – scatenando le ire di Mosca. «Non spetta a Draghi deciderlo. Ha probabilmente dimenticato che non è più il presidente (del G20)», ha affermato un funzionario del Cremlino, Yury Ushakov. L’invito a partecipare è stato ricevuto e accettato, ha detto Ushakov, che ha poi suggerito di aspettare la visita del leader indonesiano a Mosca, in programma per giovedì.

Le domande dei giornalisti hanno poi dato al premier l’occasione di rispondere in merito alla notizia di dimissioni anticipate da parte del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, per garantire che la successione venga gestita dal suo esecutivo, prima della scadenza della legislatura. Voci smentite prima dalla portavoce di Palazzo Koch e poi anche dal premier: «Non ne so assolutamente nulla – ha detto Draghi – deciderà il governatore quando vuole, come è sempre stato». Quanto alle nomine, ha aggiunto, «mi vengono in mente solo quelle per Invitalia».


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