Raffaele Fitto, ministro degli Affari europei, Coesione, Pnrr e Sud
4 minuti per la letturaSE DA Bruxelles non ci sono ancora indicazioni sul termine della «fiduciosa attesa» dell’esito della valutazione di alcuni degli obiettivi cui è legato lo sblocco della terza rata da 19 miliardi del Pnrr, è giunta invece una raccomandazione sul perimetro dell’opera di rimodulazione del piano avviata dal governo: «Qualsiasi revisione non deve abbassarne l’ambizione complessiva».
Le parole della portavoce della Commissione europea, Veerle Nuyts, arrivano sull’onda dell’eco del dibattito politico sul Recovery scatenato dell’intervista a Raffaele Fitto pubblicata da “La Stampa” poi smentita dal ministro. «Vengono riportate frasi e sintesi che io non ho pronunciato. A partire dal titolo, che fa riferimento all’inutilità dei fondi alle infrastrutture e allo smantellamento del Pnrr», afferma il titolare del dicastero degli Affari europei, Coesione, Pnrr e Sud in una nota. L’intervista diventa un caso. Il quotidiano «conferma ogni parola del colloquio», l’opposizione parte all’attacco, con il Pd in prima linea. «Il governo la smetta di fare pasticci sul Pnrr», affermano i presidenti dei gruppi di Camera e Senato, Chiara Braga e Francesco Boccia. Ritenendo che «dopo le parole del ministro Fitto è necessario un passaggio parlamentare che dia certezze».
Che sia in atto un’opera di restyling importante del Piano il ministro Fitto lo ha detto chiaramente più volte, sottolineando che alcuni progetti è «matematicamente» impossibile possano essere realizzati entro giugno 2026, contando sulla strategia dei «vasi comunicanti» tra i diversi programmi di finanziamento – Pnrr, risorse della Coesione e Fondo di sviluppo e coesione (quest’ultimi due con un orizzonte più ampio rispetto al primo) – per spostare gli interventi in questione e non rischiare di perdere i soldi del Next Generation Eu. Come ha anche sostenuto la necessità di puntare su grandi obiettivi strategici.
Dal governo arriva la voce di Matteo Salvini, vicepremier e titolare del ministero delle Infrastrutture – e di un pacchetto di opere che valgono circa 40 miliardi – a ribadire che è intenzione del governo «spendere bene e spendere tutti i fondi del Pnrr, soprattutto quelli delle infrastrutture perché abbiamo un gap infrastrutturale con altri paesi europei che dobbiamo colmare. Quindi – ribadisce il responsabile del Mit -, non è assolutamente in agenda né la restituzione di fondi né la mancata spesa di fondi; al massimo si possono rimodulare alcune voci ad altre». Poi si propone per spendere i fondi che qualche collega potrebbe aver difficoltà a mettere a terra: «Noi come Infrastrutture possiamo spendere qualche miliardo in più. Penso a dighe, rete idrica e ferrovia. Abbiamo il problema opposto, se ci danno più soldi riusciamo a spendere più soldi», afferma (e nel frattempo dà appuntamento all’estate 2024 per l’avvio dei lavori per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina).
Le dichiarazioni del leader leghista non bastano a spegnere le polemiche, anzi. «A ogni ora il governo lancia un messaggio diverso sul Pnrr – afferma Chiara Appendino, del Movimento cinque stelle – Stamattina leggiamo che il ministro Fitto intende smantellare il Piano soprattutto sulle infrastrutture prevedendo un taglio del 30% delle grandi opere. Nel corso della giornata il ministro Salvini dichiara l’esatto opposto, cioè che l’obiettivo è spendere tutti i fondi del Pnrr e soprattutto quelli per le infrastrutture. Chi sta mentendo dei due?». «Fitto è stato frainteso», taglia corto il ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso. «Vogliamo utilizzare la meglio le risorse e possiamo farlo – aggiunge -. Non vogliamo fare gli stessi errori dei governi precedenti, noi andremo al confronto preparati. Questa non è la sfida del governo Meloni, questa è la sfida dell’Italia e in qualche modo anche dell’Europa».
L’Europa intanto non ha ancora ricevuto «una richiesta formale di revisione», riferisce la portavoce della Commissione interpellata dai cronisti durante il briefing quotidiano, confermando la disponibilità di Bruxelles a «discutere» la revisione di «traguardi a obiettivi individuali» previsti nel piano «che non sono più realizzabili a causa di circostanze oggettive». Ma, precisa, «questo richiede una valutazione caso per caso, insieme allo Stato membro. E qualsiasi revisione – sottolinea – non deve ovviamente abbassare l’ambizione complessiva del piano». L’Italia ha inoltrato invece la richiesta di poter usufruire della quota rimanente di prestiti del dispositivo di ripresa e resilienza, oltre lo stanziamento massimo già assunto, che al momento non può essere definita perché bisogna aspettare che gli altri paesi finiscano di chiedere la loro quota. Nel piano rivisto dovrà rientrare anche il Repower EU.
Quanto al via libera della terza rata non ci sono aggiornamenti. «Posso solo ripetere che il lavoro è ancora in corso – afferma Nuyts -. Nella nostra valutazione le autorità italiane stanno perseguendo scambi costruttivi e fornendo informazioni aggiuntive quando necessario. Comunicheremo sulla conclusione della valutazione una volta che l’avremo conclusa».
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