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Un cantiere dell'alta velocità

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In fondo non vogliamo ammetterlo e forse abbiamo pure paura di dirlo ma quello che il Governo sta tentando di fare è proprio una rivisitazione integrale di ciò che si è fatto o meglio di ciò che non si è fatto. Una rilettura anche delle riforme; infatti, se ci si impegna nella lettura delle le riforme varate nel rispetto del PNRR come quella sulla “Giustizia”, o quella sul “Comparto delle Costruzioni” attraverso il nuovo Codice degli Appalti, o sulla “Concorrenza” e sulle concessioni portuali e balneari, ci si rende conto che l’obiettivo era quello di produrre atti e norme utili solo per accedere alle varie tranche di finanziamento previste dal PNRR. Tuttavia sono sicuro che una proposta radicale come quella che sto tentando di prospettare troverà tutti contrari perché tutti sono convinti che la macchina è partita, che nel corrente anno partiranno tutti gli interventi programmati e sicuramente diventeranno operative la maggior parte delle riforme.

Poi, però, effettuando una analisi più seria si scopre quello che tutti, dico tutti, avevamo scoperto da almeno due anni. In realtà l’intero processo programmatico e pianificatorio non solo è stato concepito male ma ci si è illusi che la soglia temporale, quella cioè del 31 dicembre 2026, potesse non solo superare e vincere il nostro impianto burocratico ma, addirittura, potesse auto – modificarsi grazie proprio al vincolo imposto dalla Unione Europea sulla scadenza.

Ogni tentativo di “correzione”, ogni tentativo di revisione parziale, lo anticipo sin da ora, si trasformerà automaticamente o in una difficile contrapposizione con le varie realtà territoriali o, peggio ancora, rafforzerà schieramenti politici oggi alla opposizione. Analogo discorso lo vivremo sul fronte delle riforme dove ci si vuole illudere di aver chiuso un periodo carico di impegni riformatori ma, a mio avviso, utile solo per ottenere, ripeto, le anticipazioni del PNRR.

Lo so ci vorrebbe un coraggio elevato e, al tempo stesso, completamente al di sopra delle attuali logiche di maggioranza e di minoranza. Occorrerebbe, solo a titolo di esempio, chiedere alla Unione Europea di assegnarci solo i 68,9 miliardi di euro a fondo perduto e il prestito aggiuntivo agevolato di 122,6 miliardi di euro trasformarlo in prestito “normale” e questa modifica dovrebbe evitare all’intero programma di sottostare ad una scadenza temporale ormai irraggiungibile. Contemporaneamente dovrebbe partire da subito un “Piano organico mirato a raggiungere una serie di obiettivi già previsti nelle sei missioni del PNRR”.

Sono sicuro che il lavoro che sta portando avanti il Ministro Raffaele Fitto persegue una linea strategica che ha come riferimento portante l’annullamento delle illusioni. Ma per seguire una simile logica occorre, solo a titolo di esempio, assicurare alla gente della Regione Lazio ed alla gente della Regione Abruzzo che l’asse ferroviario ad alta velocità Roma – Pescara si farà con risorse in parte derivante dal PNRR attraverso forme di prestito e con risorse di una quota del bilancio ordinario dello Stato, una quota da inserire nella prossima Legge di Stabilità possibilmente attraverso una percentuale, per almeno i prossimi dieci anni, sul Prodotto Interno Lordo dell’intero Paese; in tal modo potrebbe prendere corpo un nuovo PNRR la cui conclusione dovrebbe avvenire entro il 31 dicembre del 2030.

Su questa ipotesi, senza dubbio difficile ma non impossibile, forse faremmo bene ad avviare un approfondimento perché, mi spiace insistere, pensare di continuare a rispettare un cronoprogramma, quello dell’attuale PNRR, ormai saltato ci porta, automaticamente verso:

•             Una contestazione della Unione Europea sul mancato rispetto non solo dei tempi ma anche della qualità delle proposte e questa contestazione, purtroppo, saremo costretti a viverla nel tagliando che la Unione Europea effettuerà proprio sul PNRR nel mese di febbraio 2024

•             Una evidente inefficacia ed inefficienza della maggior parte delle riforme avviate e rese operative durante i Governi Conte 2 e Draghi

•             La restituzione di parte rilevante delle risorse prese in anticipo nelle varie annualità, cioè quelle del 2021 e 2022

Tento sempre di ricorrere ad una narrazione banale e fredda, una narrazione scomoda perché sicuramente sarebbe più facile dire che stiamo misurando direttamente i fallimenti di due Governi, quelli presieduti da Conte prima e da Draghi dopo, ma, preferisco seguire un itinerario privo di approcci polemici e di accuse oggettive; un itinerario che non consentirebbe in nessun modo il recupero di quasi tre anni (nel giugno 2020 venne approvato il PNRR e quindi sono passati 34 mesi), tre anni trascorsi illudendosi di attuare un cronoprogramma cartaceo, un cronoprogramma rimasto tale.

Le mie sono considerazioni ritenute dalla maggior parte utopiche però almeno ho il coraggio di ammetterlo, sono invece più pericolose quelle considerazioni, quegli approfondimenti formulati da chi però non ha neppure il coraggio di ammettere che sono solo utopiche. 


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