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Ancora in rialzo il prezzo della benzina, nonostante  il mini-taglio di un centesimo praticato dall’Eni.  Le medie dei prezzi alla pompa  non smettono di crescere  dopo la fiammata di inizio anno provocata  dalla rimozione del tetto alle accise deciso dal governo con la manovra 2023. La verde ha toccato ieri, in modalità servito, un prezzo medio di 1,965 euro/litro, mentre il  diesel è arrivato a 2,023 euro/litro (contro i 2,016  del 5 gennaio), oscillando fra un minimo di 1,968 e un massimo di  2,087  (no logo 1,929).

Rispetto a dicembre si tratta di un aumento  di 9 euro per  un’auto di media cilindrata (pieno da 50 litri) e di  214 euro su base annua  rileva il Codacons. «Non si capisce, poi, come due pompe dello stesso marchio, ma ubicate in zone diverse, possano vendere lo stesso carburante con differenze anche di 20 centesimi al litro» lamenta  l’associazione dei consumatori.

FINANZA IN AZIONE

La corsa è cominciata con il  nuovo anno, quando il governo non ha rinnovato il taglio delle accise voluto da Draghi per fermare i rincari causati dalla guerra che ha fatto crescere i prezzi dell’energia. Già in primavera  il prezzo alla pompa aveva superato i due euro, ma allora la quotazione del greggio superava i cento dollari al barile, mentre  oggi si attesta intorno ai 75 dollari  al barile per il Brent e poco sotto per il Wti.

Le accise sono risalite di 10 centesimi a partire dal primo dicembre e poi, dal primo gennaio, non è stato rinnovato il taglio rimasto di 18,3 centesimi. Qualche azienda, per esempio l’Eni, come abbiamo visto, sta praticando  piccoli tagli su prezzi di diesel e Gpl, ma l’effetto è infinitesimale. Per questo il governo e la Procura di Roma hanno deciso di vederci chiaro. Il ministro dell’Economia,  Giorgetti, ha dato mandato alla Guardia di finanza di effettuare un monitoraggio per accertare eventuali speculazioni tra prezzo di acquisto e momento degli acquisti e vendita. Il ministro per le Imprese e il made in Italy, Adolfo Urso, ha dato mandato a Mr. Prezzi, Benedetto Mineo, Garante per la sorveglianza sui prezzi, di avviare un monitoraggio  e ha convocato per la prossima settimana anche le associazioni dei consumatori che hanno presentato denunce in procura.

Mr. Prezzi, come rilevano i consumatori, in realtà non ha poteri sanzionatori. Può solo segnalare anomalie al ministero,  che a sua volta le riporta all’Antitrust e sollecitare la Gdf. Per questo i consumatori chiedono di potenziare i poteri degli sceriffi del mercato.

IMPRESE IN FIBRILLAZIONE

 Per le imprese il caro benzina rappresenta uno dei motivi di «forte preoccupazione» sulla crescita di quest’anno, come evidenziato da un sondaggio della  Cna su un campione di mille imprese. L’aumento dei carburanti, infatti, minaccia la ripresa, considerato il riflesso sul costo dei trasporti.

Dal canto loro i gestori, chiamati sul banco degli  imputati respingono le accuse: «C’era forse qualche illuso – rileva la Fegica – che pensava che il ritorno alla condizione precedente allo “sconto Draghi” (30,5 centi/lt) introdotto a marzo 2022, avvenisse senza alcun contraccolpo? Il governo appare smarrito, disarmato e senza alcuna volontà di risalire la filiera per non disturbare i “poteri forti” che continuano a drenare risorse ai cittadini e all’Erario», scrivono in una nota in cui invitano il governo a mettere mano a una riforma complessiva del settore troppo a lungo rinviata.

Una difesa che si scontra con le evidenze emerse dalle indagini della Guardia di finanza, che nel corso del 2022 ha contestato 2.809 violazioni alla disciplina prezzi, più della metà dei controlli effettuati (5.187)  Di tali violazioni, 717 hanno riguardato la mancata esposizione e/o difformità dei prezzi praticati rispetto ai prezzi indicati e 2.092 l’omessa comunicazione al ministero competente.

I MERCATI

Chiudono in rialzo le principali Borse   europee insieme ai listini Usa in vista del dato sull’inflazione americana di giovedì.  In ulteriore calo il dollaro a 0,93 euro, il minimo dallo scorso 8 giugno, sulle ipotesi di un raffreddamento della Fed sui tassi. Per domani sono attesi intento gli interventi del presidente della Banca centrale Usa, Jerome Powell, di Isabel Schnabel, dell’esecutivo della Bce, e del governatore della Boe Andrew Bailey.

Francoforte ieri ha guadagnato  l’1,41%, Milano l’1%, Parigi lo 0,87% Londra lo 0,25% e Madrid lo 0,18%. Bene il Dow Jones (+0,55%) e soprattutto il Nasdaq (+1,88%), mentre si allenta la tensione sui titoli di Stato, con il differenziale tra Btp e Bund decennali tedeschi in calo a 199,4 punti. Il rendimento annuo italiano riduce il rialzo a 3,6 punti al 3,235%, contro i 3,9 punti in più di quello tedesco al 2,244%.

La corsa del greggio (Wti +2,62% a 75,67 dollari al barile) favorisce i petroliferi Shell (+1,49%), Eni (+1,25%) e Bp (+0,74%), a differenza di TotalEnergies (-0,31%), che sconta il taglio della raccomandazione a neutral da parte di Goldman Sachs, con il prezzo obiettivo in calo del 24% a 73 euro. Brillante Saipem (+4,59%).


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