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IN Europa è già arrivata la recessione. Si intensifica, infatti, la contrazione economica dell’area dell’euro a settembre, con la lettura degli indici PMI relativi al settore servizi ai minimi di 19 mesi, del settore manifatturiero ai minimi di 27 mesi e quella del settore composito ai minimi di 20 mesi. “Si prospetta una recessione nell’eurozona, poiché le aziende segnalano un peggioramento delle prospettive commerciali e un’intensificazione delle pressioni sui prezzi legate all’impennata dei costi energetici”, fa notare S&P Global, cui si deve l’elaborazione dell’indicatore, secondo cui si registra “la peggiore performance economica dal 2013, escludendo i mesi di lockdown per la pandemia”.

Che l’Eurozona sia già in recessione lo confermano gli analisti di ING: il terzo calo consecutivo del PMI dell’Eurozona indica che l’attività delle imprese si è contratta per tutto il trimestre. “Ciò conferma la nostra opinione che la recessione potrebbe essere già iniziata”, sostengono gli esperti secondo cui allo stesso tempo, l’aumento di agosto dei prezzi dell’energia si sta traducendo in una maggiore pressione sui prezzi. Dopo un forte rimbalzo dalla contrazione causata dalla pandemia, l’economia sta ora risentendo più pesantemente dell’elevata inflazione sia a livello di consumatori che di produttori. Guidata dalla Germania, che ha visto il suo PMI composito scendere a 45,9 a settembre, la zona euro ha visto il suo PMI composito scendere a 48,2. Sia i servizi che la produzione manifatturiera sono ben al di sotto della linea di confine dei 50 punti, rispettivamente a 48,9 e 46,2, segnando così un’ampia contrazione dell’attività economica.

Per capire fino in fondo il significato di questi parametri bisogna ricordare che c’è un’asticella collocata a quota 50 punti. Sopra questo livello l’economia è in crescita. Sotto, invece, la recessione avanza. Il settore manifatturiero sta sopportando il peso maggiore dei problemi della catena di approvvigionamento che continuano a frenare la produzione. L’impennata dei prezzi del gas e dell’elettricità in agosto sta portando a ulteriori pressioni sui prezzi per le imprese in settembre, anche se gli altri costi si sono moderati a causa dell’indebolimento della domanda globale. Ciò conferma il contesto di stagflazione in cui si trova attualmente l’Eurozona.

La Bce ha chiarito che continuerà ad aumentare i prezzi in modo determinato nel breve periodo, nel tentativo di combattere un’inflazione ostinatamente alta. Un rialzo di 75 punti base a ottobre è quindi sicuramente sul tavolo, dicono da ING, nonostante l’indebolimento dell’economia. In questo senso consola poco il dato Istat che conferma il forte recupero dell’economia nel 2021, con un tasso di crescita del Pil del 6,7% (con una revisione al rialzo di 0,1 punti percentuali rispetto alla stima di aprile 2022), a fronte di un calo del 9,0% nel 2020. Dal lato della domanda, a trainare la crescita del Pil è stata soprattutto la domanda interna, mentre la domanda estera e la variazione delle scorte hanno fornito contributi molto più limitati. Dal lato dell’offerta di beni e servizi, si confermano la contrazione in agricoltura e gli aumenti consistenti del valore aggiunto nelle attività industriali e nella maggior parte dei comparti del terziario.

L’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche è risultato pari al -7,2% del Pil, in netto miglioramento rispetto al 2020, soprattutto a causa del buon andamento delle entrate e del più contenuto aumento delle uscite. Tiene bene l’occupazione. Nel rapporto sul mercato del lavoro di settembre Banca d’Italia fa notare che “nel settore privato da gennaio ad agosto 2022 sono state create, al netto dei fattori stagionali, circa 300.000 posizioni lavorative alle dipendenze. L’occupazione ha tuttavia rallentato tra luglio e agosto: i nuovi posti di lavoro sono stati meno della metà di quelli registrati nel bimestre maggio-giugno”. Infatti “nei mesi estivi – si legge ancora – la domanda di lavoro si è indebolita nei comparti industriali a maggiore intensità energetica e si è quasi arrestata nelle costruzioni. Dopo la forte espansione dei mesi primaverili, anche commercio e turismo hanno mostrato segnali di rallentamento”. Dopo queste indicazioni i mercati europei accelerano ulteriormente al ribasso (Francoforte – 1,97%), Parigi – 2,28% e Londra – 1,97%).

Schizzano anche i rendimenti dei titoli di Stato dell’Eurozona con il tasso del Bund tedesco a 10 anni che tocca il 2,067%, il massimo da fine 2011, e quello dei Btp 10 anni che vola al 4,337%. Piazza Affari perde più degli altri indici europei (- 3,36%) dopo che la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha messo in guardia l’Italia dalle conseguenze di un eventuale allontanamento dai principi democratici, lanciando una minaccia, neanche troppo velata, in vista delle elezioni di domenica 25 settembre che, secondo le previsioni, dovrebbero essere vinte dalla coalizione di destra guidata da Giorgia Meloni.


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