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Ursula von der Leyen

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UN 2022 migliore del previsto, ma il vero “colpo” per l’economia italiana potrebbe arrivare nel 2023. La Commissione europea ha rivisto al rialzo la stima di crescita del Prodotto interno lordo del Paese nel 2022 portandolo dal 2,4 al 2,9%, ma ha dimezzato di circa un punto (lo 0,9% per la precisione) quella per l’anno prossimo dal precedente 1,9%.

In precedenza, nelle stime invernali diffuse a febbraio scorso, l’esecutivo di Bruxelles aveva previsto, come detto, per il 2022 una crescita del Pil del 4,1 in ulteriore rallentamento al 2,3% nel 2023 e, nelle previsioni di primavera, illustrate nel mese di maggio, al 2,4% (2022) e all’1,9% (2023).

STIME IN CHIAROSCURO

«L’economia italiana si è dimostrata più resiliente grazie alla vivace attività edilizia» scrive Bruxelles, evidenziando però che «la perdita del potere d’acquisto delle famiglie, il calo della fiducia di imprese e consumatori, i colli di bottiglia nell’offerta e i costi di finanziamento oscurano le prospettive».

Se le previsioni dovessero rivelarsi corrette, nel 2023 l’Italia potrebbe finire in coda per ritmo di crescita nell’area dell’euro tornando alla situazione del 2019, quando con uno smilzo +0,5% registrò il tasso di crescita più basso del Pil nell’intera Ue. Solo la Svezia nel 2023 raggiungerebbe il risultato più limitato: 0,8%.

Previsioni in chiaroscuro, dunque, ma pur sempre di previsioni si tratta. Troppe sono infatti ancora oggi le incognite che gravano sulla performance economica non solo dell’Italia, ma di tutta l’Europa: la guerra in Ucraina che si protrae da 140 giorni e chissà quanto potrebbe durare ancora; l’elevata inflazione (+6,4% nell’area dell’euro), il rincaro delle materie prime e il super dollaro che questa settimana ha raggiunto la parità con l’euro, cosa che non avveniva dal 15 luglio 2002, dopo che per vent’anni è arrivato a valere fino a 1,5-1,7 sulla valuta Usa (la svalutazione della moneta unica favorisce l’export delle nostre imprese, e il turismo incoming, ma danneggia gli operatori economici che pagano di più le materie prime, i semilavorati e i trasporti, essendo il dollaro la valuta di riferimento sui mercati internazionali).

Il Pil, dunque, secondo le stime aggiornate da Bruxelles non frena, anzi allunga per l’anno in corso, così come non accenna a rallentare la corsa dei prezzi.

RISCHI E INCOGNITE

Sul fronte dell’inflazione, infatti, la Commissione europea prevede un aumento dei prezzi al consumo del 7,6% in media annua nel 2022 e del 4% nel 2023. Anche in questo caso la revisione, questa volta al rialzo rispetto ai dati previsionali primaverili, è notevole (6,1% e 2,7%).

«In Europa lo slancio provocato dalla riapertura delle nostre economie è destinato a sostenere la crescita nel 2022, ma per l’anno prossimo abbiamo rivisto sensibilmente al ribasso le nostre previsioni – commenta il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni – Poiché l’andamento della guerra e l’affidabilità delle forniture di gas sono fattori entrambi sconosciuti, questa previsione è soggetta a un elevato grado di incertezza e a rischi di revisione al ribasso».

La Commissione precisa che molti dei rischi negativi che circondano le previsioni di primavera 2022 si sono concretizzati. Premessa per rivedere al ribasso le stime di crescita per quest’anno e il prossimo.

Nell’Eurozona sarà rispettivamente al 2,6% e all’1,4%, mentre la previsione di maggio indicava 2,7% e 2,3%. Nella Ue 2,7% e 1,5% secondo le nuove stime comunitarie. In Germania la crescita del Pil 2022 sarà dell’1,4%, l’anno prossimo dell’1,3%; Francia 2,4% e 1,4%; Spagna 4% e 2,1%; Polonia 5,2% (il livello più alto fra i grandi Paesi) e 1,5%.

ITALIA TRAINANTE

Proprio in base alle stime, il nostro Paese quest’anno dovrebbe pertanto essere uno dei Paesi trainanti dell’economia europea. Anche in questo caso, però, prima di cantar vittoria bisognerà attendere la verifica dei fatti e soprattutto l’evoluzione della guerra.

«La guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina continua a incidere negativamente sull’economia della Ue, ponendola su un percorso di crescita inferiore e inflazione più elevata rispetto alle previsioni di primavera» precisa in merito il rapporto previsionale della Commissione europea, in linea con le attese di un peggioramento del quadro economico, molto limitato quest’anno rispetto alle stime di due mesi fa per l’Eurozona. Bruxelles, tuttavia, esclude una recessione su scala continentale, ma si limita a parlare di una «moderazione» della crescita nel 2023.


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