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Automobile elettriche in rifornimento

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BENZINA e diesel in calo, cresce il Gpl ma l’attesa degli incentivi ha frenato la corsa di elettrico e ibrido su cui si continua ad investire grazie alle vendite realizzate con le autovetture a motorizzazione tradizionale.

Nello scorso mese di maggio sono state immatricolate in Italia 121.299 autovetture con un calo del 15,1% su maggio 2021 e del 38,7% sull’ultimo mese di maggio precedente la pandemia, cioè su maggio 2019. Disastroso anche il bilancio del periodo gennaio-maggio che chiude con 556.974 immatricolazioni e con un calo del 24,3% sul gennaio-maggio 2021 e del 38,9% sul gennaio-maggio 2019. Parlando di alimentazioni sembra ormai inarrestabile il crollo di benzina e diesel, rispettivamente al 28,4% e 19,5% di quota di mercato a maggio 2022, mentre il gpl sale raggiungendo il 7,8%. Se la passa male invece il metano, ormai intorno all’1%.

Guardando a elettrificazione ed elettrico invece l’attesa degli incentivi potrebbe aver bloccato le immatricolazioni, con le auto elettriche ferme al 3,7%, le ibride plug-in al 6,1% e le ibride in leggera risalita al 33,5% (8% le full hybrid e 25,5% le mild hybrid) Queste le auto a benzina più vendute (Volkswagen T-Cross: 2.190; Volkswagen T-Roc: 2.097; Citroen C3: 2.095; Toyota Aygo X: 1.948; Opel Corsa: 1.886; Peugeot 208: 1.714; Fiat 500X: 1.314; Hyundai i10: 1.212; Volkswagen Polo: 1.055; Volkswagen Taigo: 919) e queste quelle alimentate a diesel (Peugeot 3008: 1.680; Jeep Renegade: 1.068; Volkswagen T-Roc: 1.061; Audi Q3: 1.047; Alfa Romeo Stelvio: 989; Fiat 500X: 959; Dacia Duster: 879; Jeep Compass: 860; Ford Kuga: 812; Citroen C3: 663). Il segno meno campeggia più o meno davanti a tutti grandi marchi: a guidare il calo – calcolato tra maggio 2021 e maggio 2022) Suzuki  con un -65,5% % ma vanno decisamente male anche Land Rover (-40,5%), Mercedes (-27,3%), Audi (-27,6%) Renault (-26%), Peugeot Citroen e Ford (a cavallo tra 20 e 21%), e Fiat (-18%), Wolkswagen (-15,3%). Segno più davanti a pochi marchi tra cui Cupra Honda Nissan, Alfa Romeo e Dacia.

“Ancora un dato negativo dopo quello catastrofico di aprile. E Proiettando il risultato dei primi cinque mesi del 2022 sull’intero anno – spiega Gian Primo Quagliano, presidente Econometrica e del Centro Studi Promotor – si ottiene un volume di immatricolazioni di 1.136.682 autovetture, che può essere considerato il livello di immatricolazioni che si sarebbe realizzato nel 2022 senza gli incentivi annunciati dal Governo a fine 2021, concessi con decreto il 6 aprile scorso e prenotabili da parte dei concessionari sulla piattaforma del Ministero dello Sviluppo Economico dal 25 maggio”.

Questi incentivi, secondo il Centro Studi Promotor, dovrebbero assicurare 200.000 vendite aggiuntive. Se sarà così, si può dunque ritenere che l’intero 2022 si chiuderà con 1.336.682 autovetture immatricolate. “Si tratta – spiega ancora Quagliano – di un livello infimo che è inferiore dell’8,3% al risultato del 2021, del 30,3% al risultato del 2019 (l’anno precedente la pandemia) e di ben il 38,5% al livello medio degli anni precedenti la crisi dei mutui sub prime innescata nel 2007 dal il fallimento di Lehman Brothers”.

Inutile scrivere che la previsione per il 2022 di 1.336.682 vetture immatricolate è fortemente allarmante tanto più che l’obiettivo è stato raggiunto con lo stanziamento da parte del Governo di incentivi alle autovetture per 615 milioni che, come si è detto, dovrebbero assicurare 200.000 immatricolazioni aggiuntive.

“L’iniziativa del Governo – commenta Quagliano – è stata certamente opportuna, ma non si può non segnalare che data la gravissima situazione del mercato dell’auto sarebbe stato necessario, per impedire una turbativa della domanda, procedere annunciando gli incentivi dopo averli adottati e soprattutto sarebbe stato necessario uno stanziamento decisamente più elevato. Per superare questa situazione non giova certo sottovalutare nelle decisioni di Governo il fatto che le case auto sopravvivono e continuano ad investire sull’elettrico grazie all’apporto economico decisivo che ricevono dalle vendite di vetture ad alimentazione tradizionale. Penalizzare queste ultime auto con incentivi insufficienti non giova quindi neanche dal punto di vista della tutela ambientale”.


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