Profughi in fuga da Mariupol
4 minuti per la letturaPACE e vittoria, due parole che la guerra in Ucraina sta cambiando di signiicato e valore. Dopo aver a lungo giocherellato sulla differenza esistente fra armi offensive e armi difensive, il dibattito sulla crisi ucraina è divenuto in Italia più serio. Si è spostato sul concreto, cioè sulla strategia che l’Italia con i suoi alleati deve seguire per il sostegno all’Ucraina e, prima ancora, su quanto sta a monte della strategia: cioè sugli obiettivi che si vogliono conseguire aiutando l’Ucraina. In altre parole, che cosa si intenda per vittoria per noi occidentali.
Il termine “vittoria”, come quello della “pace”, è a geometria variabile. Assume significati differenti a seconda delle circostanze. Dopo l’inaspettato successo della resistenza ucraina a Kiev, la loro definizione è mutata. Per gli ucraini, la vittoria consiste ormai nel ripristino dell’integrità territoriale del loro paese, almeno nei limiti di quanto controllavano prima dell’inizio dell’aggressione, nella solida garanzia internazionale della loro neutralità e in adeguati aiuti per la ricostruzione del paese (magari traendoli dai depositi della Banca Centrale russa congelati in Occidente).
Per l’Occidente, la vittoria consiste non solo nel raggiungimento di una situazione accettabile agli ucraini senza il suo diretto coinvolgimento nel conflitto ed evitandone l’“escalation”. La conclusione del conflitto non deve poi essere solo una tregua d’armi, ma deve durare nel tempo, essere cioè sostenibile con minimi costi e impegni militari. In altre parole deve comportare un sufficiente logoramento delle forze russe. Quest’ultima condizione comporta l’indebolimento della Russia, per evitarne, per un certo tempo, nuove aggressioni, come recentemente affermato a Ramstein dal Segretario USA alla Difesa, Lloyd Austin. Il conflitto deve quindi durare sufficientemente a lungo, anche se ciò contrasta con l’interesse generale dell’Occidente a farlo terminare quanto prima, per ragioni non solo umanitarie, ma anche perché la coalizione che sostiene l’Ucraina potrebbe frammentarsi col passar del tempo. Indebolimento non significa sconfitta della Russia. Essa provocherebbe una guerra totale.
L’affermazione di Austin ha sollevato un putiferio. Gli USA, che hanno previsto altri 33 mld di $ di aiuti anche militari all’Ucraina, hanno segnalato alla Russia di essere disponibili a sostenere l’Ucraina anche in una guerra prolungata. Sono perciò stati accusati di volerla “combattere fino all’ultimo ucraino”, per i loro interessi geopolitici di dominio mondiale, non solo diversi ma confliggenti con quelli dell’Europa. Si è imputato loro di voler sabotare le iniziative di pace (quali siano, resta misterioso; dipendono da Putin che non ne vuole sapere e che non credo sia pagato sottobanco dagli USA per continuare a bombardare l’Ucraina e per rifiutare un negoziato). L’intero “partito putiniano”, molto forte in Italia, si è mobilitato. Ha sostenuto che l’unica vittoria possibile sia quella di offrire a Putin una via d’uscita decorosa dal conflitto. Non è venuto loro il dubbio che sarebbe stato quasi un invito a riprendere l’aggressione in un prossimo futuro.
Comunque, si tratta di parole al vento. Washington è ben decisa di non permettere che Putin vinca la pace, dato che non è neppure capace di vincere la guerra. Solo la presa di coscienza di tale situazione di fatto potrà convincere il Cremlino ad una trattativa che, necessariamente, comporterà la rinuncia a gran parte se non a tutti gli obiettivi che si proponeva con l’aggressione all’Ucraina. E’ in questo contesto che va collocata la dichiarazione di Davis di logorare sufficientemente le forze russe, per togliere loro per un certo tempo la capacità di sferrare nuove aggressioni. Anche in caso di caduta del regime di Putin, l’Occidente dovrà fare i conti con una Russia rancorosa e vogliosa di vendicarsi per il nuovo disastro, dimenticando che è stata proprio lei a cercarselo. Solo distruggendo una sufficiente quantità di armamenti russi, si potrà rimanere tranquilli per un certo tempo. Non si tratta di attaccare né di distruggere la Russia, che rimane una grande potenza nucleare e, quindi, resta in grado di garantire la propria sicurezza e la sopravvivenza dello Stato. Si tratta di eliminare la possibilità di nuove aggressioni.
E’ prevedibile che l’Ucraina avrà lo status di neutralità garantita, ma solo eliminando gran parte delle capacità terrestri russe la garanzia potrà essere effettiva e avere costi accettabili, soprattutto per gli USA che ne sosterranno gran parte del peso, e che vogliono concentrare quanto prima forze e risorse nell’Indo-Pacifico, teatro principale del loro confronto con la Cina.
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