Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni
4 minuti per la letturaSi passa dal caso Sardegna all’incognita Abruzzo con i soliti duelli tra gladiatori, ma è invece decisivo che il Paese faccia squadra e goal sul Pnrr per crescere e pesare in Europa sul debito comune. Vale per la destra come per la sinistra. Il campionato da vincere è l’attuazione del Pnrr e non si può ridurre il campo da gioco della politica in un campo di gare nazionali o addirittura di contese territoriali. Ci deve essere una squadra nazionale, non una o tante squadre di club che si arrogano il diritto di giocare per tutti. Perché chiunque vinca di queste fa perdere il Paese. La partita che deve fare risultato è quella della Nazionale e la resilienza della nostra economia ci obbliga a non perdere questo campionato europeo.
ABBIAMO ricominciato daccapo. Ora il dibattito pubblico è passato dall’essere quasi interamente assorbito dal caso Sardegna alla nuova, infinita incognita sull’Abruzzo. Ci permettiamo di sottolineare quanto non conviene ai cittadini italiani questo clima per cui c’è una sfida mortale alla settimana. Come si fa a gestire in un contesto simile una situazione delicatissima quale è quella di fare marciare a pieno ritmo l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) di cui il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato ieri il decreto? Ma davvero pensiamo che si possa vivere senza danni presenti e futuri in una fase di sospensione fino a giugno? E che magari poi bisognerà interpretare le elezioni europee e quelle di nuove Regioni e di nuovi Comuni? Che si possa impunemente aprire subito dopo un altro discorso su che cosa succede nel 2025 con il nuovo voto in alcune delle grandi Regioni del Nord? Come si fa, siamo seri, a governare una fortuna come il Pnrr in questo tipo di guerriglia continua?
Fitto ha fatto bene a smascherare i ritardi della Regione Campania nell’utilizzo dei fondi comunitari, come peraltro accade nei ministeri e in molte altre Regioni, e di compiere direttamente con i sindaci l’operazione verità che è un modo istituzionale per suggerire loro di non farsi strumentalizzare da battaglie che sono essenzialmente politiche e li penalizzano fortemente. Perché l’interesse di tutti deve essere portare a casa il risultato, non alzare barricate o fare propaganda politica. Il risultato da portare a casa è fare marciare riforme e cantieri del Pnrr, non ammazzare l’avversario.
L’obiettivo deve essere quello di sfruttare bene questi soldi. Chiunque vinca questa o quella battaglia elettorale ha bisogno che la situazione di base sia solida e mostri la forza profonda che questo Paese ha, non di collocare bandiere per prenotare ipotetici voti e perdere i fondi europei così generosamente elargiti e da noi ben instradati finalmente in un quadro di coerenza nazionale.
C’è bisogno non solo di non buttare via i soldi del Pnrr e del Fondo di coesione e sviluppo perché servono e devono produrre ricchezza e lavoro, ma in realtà in gioco c’è molto di più. Perché se falliamo qui, non avremo più niente in un contesto che per forza di cose visto come stanno evolvendo le situazioni internazionali a causa delle guerre in atto, ci sarà inevitabilmente da decidere sul debito comune europeo e se la decisione va in un senso ci aiuta ma se va nel senso opposto ci condanna per sempre. Ecco perché è veramente fondamentale che l’intero Paese faccia squadra sul Pnrr e faccia anche goal tenendo sotto controllo le pulsioni ricorrenti al duello eterno tra gladiatori. Perché questa è la cosa fondamentale che vale per la destra come per la sinistra.
La partita che gioca l’Italia è questa, non un’altra. Il campionato che non si può perdere è quello che riguarda l’attuazione del Pnrr. Non ci rendiamo conto che stiamo trasformando il campo da gioco della politica solo in un campo di gare nazionali o addirittura di contese territoriali, ma che la gara del Paese su cui ci giochiamo tutto è costitutivamente un pezzo della partita europea e della nuova governance globale. Questo doppio nodo è indissolubile e, quindi, va obbligatoriamente sciolto se si vuole rimanere in partita. Ci deve essere una squadra nazionale, non una o tante squadre di club che si arrogano il diritto di giocare per tutti. Perché chiunque vinca di queste squadre di club fa perdere il Paese. La partita da vincere è quella della Nazionale e la resilienza della nostra economia ci obbliga a non perdere questo campionato europeo.
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