Roberto Calderoli, ministro per gli Affari regionali e le Autonomie
5 minuti per la letturaAl posto di perdere tempo in progetti di miope frammentazione dei poteri decisionali e di giochini sulla cassa che allargano i divari e annullano gli effetti del super boom italiano, si metta su una squadra all’altezza per vendere il prodotto Sud nel mondo e richiamare in casa le risorse umane che abbiamo formato e pagato noi regalandole a chi affida loro la guida dei centri finanziari e industriali globali. Non perdiamo tempo con l’autonomia di Calderoli che di bozza in bozza, una più surreale dell’altra, si auto elimina e attuiamo un progetto Paese Sud -Nord del mondo che riunisca maggioranza e opposizioni individuando figure e strumenti che sopravvivano al cambio delle maggioranze politiche perché è interesse di tutti preservarli. Questa è la stabilità che serve al Paese per avere capacità realizzativa.
Non ne possiamo più di questo balletto mediatico sull’autonomia differenziata. Qualcosa che semplicemente non esiste perché c’è un ministro che risponde al nome di Roberto Calderoli che sforna bozze a ripetizione che ignorano sistematicamente gli ineludibili passaggi parlamentari a maggioranza qualificata perché si incide su elementi di sostanza della Costituzione che non sono sostituibili con un parere delle Camere espresso in sessanta giorni. Non ne possiamo più di un’ostinazione presumibilmente elettorale, forse neppure condivisa in toto da Salvini, che non fa altro che rendere sempre più palese agli occhi di tutti le decine di miliardi di trasferimenti pubblici che indebitamente ricevono le Regioni più ricche a scapito di quelle più povere su scuola, sanità, trasporto pubblico locale. Per cui più scrivi che senza la determinazione dei livelli essenziali di prestazioni (Lep) non ci può essere attribuzione alle Regioni delle nuove funzioni delegate, più rendi evidente la iniqua anomalia della spesa pubblica italiana. Che è frutto del federalismo malato voluto proprio da Calderoli con la legge del 2009.
Più fai questa operazione verità e più imponi sul piano costituzionale che nulla possa essere delegato sul territorio se prima le nuove determinazioni dei livelli essenziali di prestazione non si traducono in erogazioni effettive. Visto che il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha chiarito da tempo che non possono esistere disparità tra cittadini del Nord e del Sud come tra chi abita nelle metropoli e chi nelle aree interne. Visto che il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, lodando il Piano Polis delle Poste che offre servizi integrati ai Comuni italiani sotto i 15 mila abitanti, è stata addirittura tranchant: non possono esistere cittadini di serie A e cittadini di serie B. Abbiate pazienza, ma di che cosa stiamo parlando? Stiamo giocando a scassare il bilancio pubblico della Repubblica italiana o abbiamo voglia di presentare il conto alle Regioni e alle metropoli del centro nord indebitamente super foraggiate da almeno un decennio? O forse, più terra terra, vogliamo fare giocare Calderoli e non so chi altro, magari Fontana e Zaia, per continuare a prendere in giro un po’ di elettori lombardi per le regionali e quelli veneti per le europee?
Si rendono almeno conto che stanno facendo correre a entrambi il rischio serissimo di vedersi svuotare i portafogli dei trasferimenti pubblici con i quali fabbricano parte di quei residui fiscali di cui si riempiono a sproposito la bocca? Siamo seri, per favore! Occupiamoci piuttosto di un Paese che continua a correre mettendo a segno una crescita del 3,9% nel 2022 superiore a quella di Cina, Stati Uniti e delle grandi economie europee dopo lo storico +6,7% del 2021. Occupiamoci piuttosto di un Mezzogiorno ricollocato al centro della politica di sviluppo europeo per un ruolo strategico di hub di energia e manifattura delle due sponde, ma anche come centro di attrazione di capitali internazionali. Questo è il futuro produttivo di cui il dibattito della pubblica opinione si deve occupare non in una logica di Sud che parla al Sud o di Mediterraneo che parla al Mediterraneo, ma di un’Europa che ha bisogno della sua porta di ingresso sul mare Nostrum e che si candida con il Mezzogiorno italiano a diventare la capitale manifatturiera del Mediterraneo per potere continuare a fare crescita aggiuntiva e occupazione di qualità.
Occupiamoci piuttosto di inchiodare i vertici di Ice, Sace e Fincantieri alle loro responsabilità e di organizzare una squadra autorevole che venda il Mezzogiorno nel mondo liberandolo da uomini e donne che sanno fabbricare solo carte, porre vincoli e che nel momento del bisogno si rivelano sprovvisti di un disegno industriale all’altezza della sfida. Bisogna fare capire agli investitori globali che dopo un’eternità l’Italia torna ad avere un governo politico di legislatura e ci sono qui quelle condizioni necessarie di stabilità per promuovere finalmente il ruolo e l’immagine dell’Italia. Serve una rivoluzione nel modo di fare rete dei nostri ambasciatori alcuni dei quali sono specialisti in pranzi e cene, ma devono ancora acquisire il metodo francese che mette gli affari prima di tutto e tutti.
Bisogna fare conoscere al mondo il grado di specializzazione tecnologica che già oggi ha il Mezzogiorno italiano. Bisogna raccontare al mondo che gli investimenti energetici in nuovi rigassificatori e, ancora di più, nelle fonti rinnovabili oltre che nelle reti di trasporto ferroviario e digitale finanziati con i fondi europei possono tutti insieme rendere ancora più attrattiva questa destinazione territoriale per gli investimenti globali. Ma come è possibile che se vai alla Borsa di Londra trovi squadre di uomini di finanza campani, calabresi e pugliesi e noi come Paese non riusciamo a rendere attrattivi i nostri territori per questo capitale umano che abbiamo costruito e pagato noi? Possibile che occupino molte tra le posizioni più rilevanti nei centri finanziari e industriali del mondo e noi non riusciamo mai a richiamarli in casa mettendo in rete le eccellenze universitarie e professionali e facendo esplodere il valore aggiunto del nostro software, del packaging, dei nuovi materiali, ma anche dell’intelligenza artificiale e dell’aerospazio?
Smettiamola di perdere tempo con il giochino dell’isolatissimo Calderoli e concentriamoci sulle cose serie. Aiutiamo il governo Meloni a liberarsi dal fuoco amico dei suoi alleati e stimoliamo la parte migliore delle opposizioni a investire su un progetto Paese che ha superato l’esame dei mercati e dell’Europa e che ora ha solo bisogno di ritrovare in casa capacità realizzativa. Quella che ci manca da almeno venti anni e che o recuperiamo ora con una stabilità politica di legislatura o non recupereremo più.
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