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Nuovi bombardamenti russi su Kiev

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Lo spazio politico europeo enorme costruito da Draghi per l’Italia la Meloni deve essere capace di occuparlo bandendo come sta facendo la politica delle chiacchiere e tutelando l’interesse nazionale. Che si fa solo collocandolo per intero dentro l’interesse europeo e nelle alleanze geopolitiche che ridisegneranno il nuovo ordine mondiale. Questa strada si percorre a testa alta bandendo alleanze strane e senza chiedere aiuti sottobanco per motivi nostri di bottega. Non bisogna sbagliare la squadra in Europa e bisogna farsi rispettare. Mettendo Scholz davanti alle sue responsabilità e non ripetendo mai l’errore fatale del governo conservatore inglese

Nessuno di tutti quelli che si accingono ad assumere responsabilità di governo può permettersi anche per un solo istante di dimenticarsi quello che è successo in Inghilterra. Putin è alla canna del gas. Perché gli è saltata l’economia, perché ha perso sul terreno militare, perché la cerchia ristretta degli oligarchi gli sta scappando di mano nonostante il numero abnorme di “decessi illustri”, perché il popolo russo è in fuga dalla sua terra. Il fatto che alzi il livello delle operazioni militari macchiandosi di nuovi crimini di guerra con raid efferati di bombe e missili sulla testa di civili a Kiev e in tutta l’Ucraina misura allo stesso tempo il tasso di disperazione e di pericolosità dello zar.  La fibrillazione dell’economia mondiale è figlia di questa guerra nel cuore dell’Europa e dello stato di isolamento impaurito di chi l’ha voluta in un momento di follia masochista. Ai Paesi europei non è più consentito di operare senza tenere conto della situazione di alti tassi mondiali generata dalla guerra e di indugiare ancora nel mettere il cancelliere tedesco Scholz davanti alle sue responsabilità. Che sono gravissime perché mettono a rischio il mercato comune europeo alimentando distorsioni tra i Paesi a causa degli spazi differenti di agibilità fiscale dei singoli bilanci nazionali.

All’Europa non è più concesso di non dare una ulteriore durissima risposta economico-militare a sostegno dell’Ucraina contro i nuovi bombardamenti a raffica di Putin e a tutela delle sue economie e del potere d’acquisto dei cittadini europei. La strada della pace passa di qui e attraverso un impegno serio della Cina che fermi Putin e dialoghi costruttivamente con gli Stati Uniti. La riunione straordinaria del G7 convocata ad horas indica la delicatezza estrema del momento.

L’azione svolta da Draghi come leader politico europeo riconosciuta da tutti è davvero illuminante per chi prenderà il suo posto in casa e per chi è alla guida delle principali economie europee. Occorre almeno la consapevolezza che un’azione europea fatta di debito comune e di intervento su price cap e riforma dei prezzi è ormai obbligatoria. Cercare scorciatoie nazionali in debito è rovinoso. Appena l’Inghilterra ci ha provato le banche internazionali le sono saltate addosso ed è stata una catastrofe. Sono arrivati a un soffio dal fare saltare i fondi pensione e si è dovuta dissanguare la Banca d’Inghilterra per evitarlo. Sono entrati come Paese in una sindrome argentina tamponata, forse, in extremis. Le banche internazionali non possono più speculare sulla moneta e ora scommettono contro i titoli di Stato. Una volta attaccavano la lira, si svalutava molto e si pagava un costo sulle importazioni, ma almeno le nostre imprese correvano sulle esportazioni.

Oggi quando finiscono sotto attacco i tuoi titoli di Stato i prezzi salgono e devi cacciare molti più soldi per finanziare la spesa corrente che sono stipendi, pensioni, manutenzione. Non hai più le risorse per fare più investimenti, ammesso che nel frattempo tu abbia recuperato capacità progettuale e esecutiva per aprire i cantieri. Oggi siamo tutti vincolati al cambio dell’euro e, quindi, la filiera colpita è la struttura dei tassi che fa sforare il debito su cui tutti ci giudicano e che di fatto giorno dopo giorno svaluta l’intera Italia. La partita si gioca, dunque, tutta in Europa e Macron fa fatica a esserne il regista perché Scholz gioca la partita della sua autodifesa e non è in grado di essere un suo partner sull’itinerario tracciato da lui e Draghi che riguarda investimenti e debito comune e rappresenta l’unica risposta possibile alla qualità e alla quantità della crisi in atto. A tutto questo si aggiungono la fragilità di Biden e i giochetti del business americano sui prezzi del petrolio e del gas. È paradossale questa debolezza europea dal punto di vista strategico militare e dell’autonomia energetica in un momento in cui Putin per stare a galla deve fare fuori tutti i suoi e non ha più un’economia. Fa i conti con la storia fallimentare di oggi ma anche di ieri. Negli anni della globalizzazione mentre la Cina ha investito sul futuro entrando nei mercati del mondo la Russia ha investito su una sola commodity, che è il gas, e si ritrova con un’economia più piccola della nostra e per di più in caduta libera.

Le partite della geopolitica e del nuovo ordine mondiale sono intrecciate attraverso un nodo molto stretto con il futuro delle nostre economie europee e dipenderanno essenzialmente dalla capacità dell’Europa di continuare a esercitare in modo accelerato quella leadership politica che ha dimostrato di avere Draghi guidando Macron e Scholz sulla strada di Kiev e su un rapporto su basi diverse con gli Stati Uniti.

Tutte queste cose messe insieme fanno la differenza. Tutte queste cose messe insieme hanno restituito all’Italia reputazione nel mondo trasferendo la percezione che siamo tornati ad essere dopo tanto tempo un Paese serio. Ora di Draghi ce ne è uno solo e non è sostituibile, ma quello che ha fatto e quello che dice aiuta molto l’Italia a non perdere credibilità nel mondo. La vera partita che il Paese ha davanti è liberarsi dall’immagine insulsamente catastrofista e populista che i nostri talk danno dell’Italia e che una propaganda politica miope trasferisce all’estero spesso accentuando toni e racconti. Questa immagine non corrisponde alla realtà e lo spazio politico che la Meloni deve occupare in Europa è quello dell’orgoglio di un Paese che ha conquistato il podio della crescita europea e non ha avuto paura di portare avanti un processo riformatore compiuto. Soprattutto, è l’orgoglio di non volersi fermare, di andare avanti correndo sempre di più. Se gli altri ci trattano male è perché riprendono il male che ci siamo fatti e che ci stiamo facendo da soli. Questo spazio politico europeo enorme costruito da Draghi per l’Italia la Meloni deve essere capace di occuparlo bandendo la politica delle chiacchiere e tutelando l’interesse nazionale che si fa solo collocandolo per intero dentro l’interesse europeo. Questa strada si percorre a testa alta bandendo alleanze strane e senza chiedere aiuti sottobanco agli stranieri per motivi nostri di bottega. Perché alla fine vincerebbero loro e si prenderebbero le tre cose tre che siamo riusciti a preservare. Oggi c’è tutta l’opportunità politica per fare l’esatto contrario e guidare dal Mezzogiorno di Italia, come aveva capito Draghi, la conquista della nuova leadership geopolitica dei grandi traffici commerciali e energetici e di una posizione chiave nel nuovo ordine mondiale. Non bisogna sbagliare la squadra in Europa e bisogna farsi rispettare.


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