Cittadini afghani evacuati con l’ultimo volo da Kabul arrivato oggi all’aeroporto di Fiumicino
3 minuti per la letturaIl quadro della situazione afghana è il perno di più equilibri e in questo quadrante geopolitico complesso l’Italia ha un ruolo fondamentale. L’unica possibilità che c’è di ricomporre un quadro europeo e internazionale è quella del G20 allargato portata avanti da Draghi. Siamo sul bilico perché se Draghi abilmente riesce a ritagliarsi con efficacia un ruolo di grande regista e pacificatore, riusciamo a acquisire una forza enorme. Saremo capaci di capire in casa quanto vale tutto ciò per noi prima ancora che per il mondo?
SIAMO un Paese privo di cultura internazionale che si guarda l’ombelico. Che divide il mondo in buoni e cattivi. Una cultura internazionale da Topolino. Che fa fatica a capire che il problema dell’Afghanistan si porta dietro il problema dell’America che si porta dietro il problema dell’Europa che si porta dietro il problema dell’Italia. Che il problema dell’Afghanistan non è il controllo da parte dei grandi, ma il fatto che può esplodere tutto e serve un controllo millimetrico della situazione. Una funzione internazionale come mai svolta. Una funzione straordinaria per tutto l’atlante meridionale e il suo Mediterraneo perché il quadro della situazione afghana è il perno di più equilibri che coinvolgono fino all’Algeria. Ci sono il Pakistan, il ruolo dell’Iran, il blocco degli Emirati e dei regni sauditi, tutta la vicenda della Siria e dell’Iraq, il libano tenuto insieme dalle forze internazionali, il peso della Turchia nell’area caucasica e dell’Egitto nel Mediterraneo.
In questo quadrante geopolitico complesso l’Italia ha un ruolo fondamentale. La posizione dell’Italia è oggi cruciale perché è la più esposta ma anche la più importante. Siamo un Paese che fa fatica a capire quanto vale la prima delle sue riforme di struttura che è il riposizionamento dell’Italia a livello internazionale. Qualcosa che fa la differenza tra un Paese rilevante e un Paese marginale.
Lo ha capito molto bene il consiglio dei ministri del governo Draghi che ha dedicato un’intera seduta a queste questioni. Fanno fatica a capirlo il supertalk del nulla estate-inverno che tanto male fa al dibattito della pubblica opinione e i partiti del rumore che ne sono i figli naturali dentro un unico paradigma malato. Questi partiti del rumore oggi in gran parte sono presenti nella coalizione di governo e questo fatto produce delle responsabilità ineludibili.
Il problema dell’Italia di oggi non sono i blocchi navali. Il problema è come mantenere la nostra, nuova credibilità internazionale e sfruttare il nostro vantaggio che ha un nome e cognome: Mario Draghi. Siamo sul bilico perché se Draghi abilmente riesce a ritagliarsi con efficacia un ruolo di grande regista e pacificatore, riusciamo a acquisire una forza enorme. Se invece l’iniziativa di Draghi la indeboliamo noi con le nostre miserevoli campagne di propaganda interne e altri fuori la fanno andare male, per noi sono problemi seri, ma di questo parliamo bene domani.
Quello che mi preme qui sottolineare è che questa volta i partiti del rumore italiani, dopo avere tanto cianciato di geopolitica a base di sogni populisti, illusori sovranismi e fine della globalizzazione, la stessa globalizzazione se la ritrovano tra le gambe in modo così potente da non riuscire a restare in piedi. Sono costretti a uscire dal mondo della irrealtà perché il mondo vero è questo e bisogna farci i conti.
Alzare gli occhi dall’ombelico e guardare davvero il mondo globale è ciò che ci tocca. Molto francamente l’unica possibilità che c’è di ricomporre un quadro europeo e internazionale è quella del G20 allargato portata avanti da Draghi. È l’unica iniziativa politica possibile. È l’avanguardia dell’iniziativa europea raccolta e condotta dal presidente di turno del G20, che è appunto Draghi e, cioè, l’uomo che ha salvato l’euro, recuperando abilmente i rapporti e rimettendo al centro Cina e Russia e altri ancora con pesi differenti. Siamo al “G21” e a un ruolo geopolitico mondiale che l’Italia fino a oggi non aveva mai giocato.
Saremo capaci di capire in casa quanto vale tutto ciò per noi prima ancora che per il mondo? Ne dubitiamo molto, ma sappiamo anche che mai come oggi questo è vero. Perché il nuovo ’29 mondiale ha reso tutti più poveri e intrecciato i destini collettivi in un modo che non ha precedenti. Questa è la verità.
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